Tornando in topic, non credo che "l'apertura alare" sia un parametro giusto per definire "l'allungo".
Come del resto fattoci notare da Hottar, nel disegno del sommo maestro Leo da Vinci (tra colleghi usiamo i diminutivi
), si vede ben esplicitato che l'apertura delle braccia ("apertura alare", appunto) è presa in senso orizzontale, senza considerare che nella fattispecie applicata all'arrampicata, "l'allungo" è quel movimento per cui si "allunga" (appunto) il braccio per prendere la manetta in alto sulla verticale (dove io non si arrivo mai
).
In questo contesto, entra in causa anche la spalla, che con il movimento si allunga, protesa ad aitare il braccio ad arrivare a quella figlia di mignotta di presa, lontanissima sulla verticale.
Oltre alla spalla c'è anche il resto del corpo che all'unisono, si estende, allunga, dilata, tutto impegnato nell'ardua ricerca della malefica presa, che il dio della roccia (o il perfido scavatore alto un metro e novanta
), ha piazzato troppo in alto sulla verticale.
La spalla, il piede, la caviglia, l'anca... tutte articolazioni che si sconocchiano assieme, mentre io riesco a stento ad agguantare la manetta perfida.
Quindi, la scioltezza delle articolazioni in toto, aiuta molto nell'allungo e chi è sciolto articolarmente, guadagna preziosi centimetri, fino all'insolita soluzione che uno scalatore con "apertura alare" inferire, possa superare nell'"allungo", chi è provvisto di pertiche al posto delle braccia!