federicopiazzon ha scritto:Uso il cinch e mi trovo molto meglio che con il grigri (più leggero, più piccolo, non modificato, blocca bene, meno pericoloso).
L' anello di corda a bilanciare quella che sale lo fermo con un t-block
Il t-block me lo devo comperare, è più leggero e probabilmente più efficace; il cinch l'ho provato ma è stata un uscita sfigata...via al limite per la solitaria e martello dimenticato= doppie dopo 3 tiri

comunque nel cinch in autosicura c'è un ruschio di cui non ho sentito parlare: se si usa un cordone troppo grosso e irrigidito(tale da impedire all'attrezzo di ruotare attorno all'asse testa piedi) per appenderselo e in traverso o obliquo può fare una leva strana che tende a non farlo bloccare..
ma l'asola come la tieni, dove attacchi il t-block?
Il rischio di trovarsi dentro è molto brutto..ma per dre l'altro giorno mi è rimasta dentro uno spuntone che mi è toccato rifare il passo all'ingiù...quante bestemmie!!!!
che consigli hai a riguardo??
Il Cinch lo metto in posizione con una fettuccia di quelle un tempo utilizzate per i ramponi, con a chiusura dentellata. Resta perpendicolare a me, con il foro dove entra la corda che viene dalla sosta in basso. Si vede nella foto.
Scorre bene è blocca in caso di volo, non mi è mai capitato che cambiasse posizione come il grigri (spesso lo trovavo messo di traverso). Occhio al tipo di moschettone. Ne uso uno piccolo (passato nella fettuccia di servizio dell' imbrago), in modo da far restar in posizione il cinch e non far aprire la leva. Comunque, semmai il cinch blocca troppo ed occorre sbloccarlo dopo un volo o un resting sostanzioso.

frazionamenti li faccio con un semplice mezzo barcaiolo nel moschettone della protezione (faccio prima).
ma su protezioni aleatorie continui così o cambi sistema?
una volta usavo i fiocchetti poi ho letto dei MB in un tuo post e sono passato ad usare quelli perchè moolto più pratici, i fiocchetti poi sono una rotta di palle perchè si incastrano, e se li metti in tasca si appallotolano.
Ho fatto un tiro di artificiale con protezioni assolutamete precarie, lungo 50 metri, tutto strapiombante, la corda sarebbe scesa verso la sosta senza frazionamenti, che ho fatto con il mezzo barcaiolo. Un problema è quallo che poi, scendendo, a volte la corda tende ad attorcigliarsi. Ma i mezzibarcaioli li puoi fare con una sola mano, non serve altro e fai presto.
Zaino.. croce ma non delizia, compagno silenzioso e assai poco collaborativo!
L'altro giorno ho provato un sistema misto perchè avevo le braccia un po' stanche e lo shunt che stentava a recuperare:
1pezzi verticali/strapiombanti o duri: zaino appeso alla corda
2pezzi facili a balze. zaino in spalla
3se la situazione 1 continua per troppi metri o con ostacoli in mezzo recupero lo zaino fin dove sono e lo sospendo con il fif al ch
Lo zaino, a meno che non sono certo che non si incastra, lo porto sempre in spalla, anche qando pesa 30 kg, ormai ho rinunciato a recuperarlo appeso, devo continuamente scendere e sbloccarlo. In casi limite lo porto appeso all' imbrago o alle maniglie jumar. Con una mano tiro su il mio peso sulla jumar e con l' altra cerco di sollevare lo zaino appeso alla stessa jumar.
comunque i problemi peggiori li ho avuti in risalita su un traverso facile ma su cui penzolare significava fare un bel buco(...) non sono riuscito a proteggermelo e nemmeno ad organizzare un pendolo bene: il ch di partenza faceva un po' schifo.
cosa usi per i traversi in tensione??
Se rischio sul serio, come ti ho detto, non c' è altro che usare l' avanzo della corda (se c'è) o un cordino (mi porto un cordino da 7/8 mm da 40 m per eventuali doppie) da passare sulla prima protezione del traverso, in modo da prendere corda con un autobloccante (anche un prusik) e regolare il pendolo/traverso. Se invece si riesce a tenere la corda con un capo alto, alla fine del traverso (e qui conviene eliminare le protezioni che ostacolerebbero la manovra nel momento in cui si scende e non in risalita), allora si pendola, magari facendo attenzione a non sbattere alla ffine del pendolo.
PASSANDO ALLA SCALATA
la parte più difficile secondo me è dover ridiscendere, sopportare di dover tornare giù , perdere la quota così faticosamente guadagnata è davvero frustrante finchè non entri in sintonia con la cosa...io faccio veramente fatica a prendere ritmo: all'inizio sono bloccato dall'idea di essere solo, poi man mano ti sciogli ma spesso vengono pensieri strani, a volte mi sembra di fare un gioco un po' troppo assurdo, altre mi sembra che le difficoltà siano molto più serie di quello che in realtà sono.
comunque l'impegno fisico -tecnico-psichico così continuo è pesante e mi prendo delle pause(sopratutto per la mancanza di preparazione muscolare e forma arrampicatoria, ma anche per sghisare la testa).
Come riuscire a tenere il ritmo?
Bisognerebbe riuscire a "recuperare" nella fase di calata risalita, ci riesci?
Occorre entrare nella "bolla del solitario", ovvero cambiare ritmo, dimenticare il proprio e acquistare quello naturale dela salita in solitaria, fatta di tempo, fatica, problemi e rischi calcolati. Beccati questo pezzetto di racconto che uscirà tra qualche tempo sulla rivista del sito, un po è spiegato (almeno ci provo), prende spunto da un topic sulle solitarie di tempo fa:
Mi volto verso valle guardo oltre la mia attuale realtà, c? è un mondo intorno a me, sotto di me. Gente che cammina sul sentiero, uccelli che volano, nubi che passano; ho una famiglia a casa, un lavoro, degli amici; ho altre passioni oltre a questa ?. Eppure adesso il mio orizzonte non valica questi pochi metri di roccia, da scrutare, studiare, scoprire e provare. Tutto questo mi sembra patologico.
La mia impressione è che sia passata una mezz? ora, ma la solitudine in parete cambia registro al tempo. I rituali della scalata, le manovre, gli imprevisti, gli ostacoli e le paure, si svolgono ad un ritmo costante e collaudato. Non c'è fretta e neppure calma, tutto diventa "logico". Anche i problemi più rognosi vengono affrontati con un misto tra rassegnazione e determinazione. Passano le ore e si arrampica con metodo, senza parlare ma non in un vero silenzio, visto l' affollamento che c'è in testa. Tutto il ragionamento interiore è preso dai meccanismi della salita. La concentrazione raggiunge livelli inusitati, il mondo si restringe al tiro che stai salendo. Sei in una bolla [9], la "bolla del solitario?, questa ti accompagna nel tuo salire e scendere, ti protegge da interferenze che non siano la scalata. Nell? arrampicata artificiale questa sensazione si esalta, la disciplina costringe a tempi lunghi ed estrema attenzione ai dettagli; si raggiunge l' estasi dell'assoluta meditazione, il distacco dalla realtà, in pratica ti senti come drogato dalle tue azioni.
A qualcuno questo ragionamento sembrerà esagerato, chi ha praticato sul serio l? arrampicata solitaria credo mi capirà. Ciò che dico non è questione di adrenalina, emozione... non ci si butta col paracadute o a testa in giù con due elastici alle caviglie, si entra in un mondo parallelo, dove tempo e ragione sono diversi da quelli che conosciamo abitualmente.
Come sono i tuoi tempi da solo a confronto(spannometrico ovviamente, parlo di ordini di grandezza non dell'ora + o in -) con vie simili in cordata in cui scali solo da 1° crescono molto?
Per ora ho visto che in giornata non posso mettere più di 400/450m di medio impegno(parliamo di difficoltà classiche ovviamente) perchè diventano 900m da scalare , non ce la faccio fisicamente e come tempi ...per te è soimile la cosa, paghi così tanto il dover risalire o la maggior tecnica e i trucchi dell'esperienza ti consentono di fare +/- i m e i tempi che fai in cordata?
grazie!!!!!
Alla fine i tempi sono analoghi alla cordata media, non da una cordata affiatata. Per capirci, con Ezio la "Direttissima allo Spigolo a Destra" (via data EX-, con un sacco di roba dura dentro, di 330 m) l' abbiamo aperta in 11 ore (tiri da attrezzare, uno in artif con molto materiale), quest' anno l' ho ripetuta in solitaria con lo stesso tempo, solo che buona parte del materiale adesso è in parete (in apertura probabilmente avrei dovuto bivaccare). Bisogna considerare che però, Ezio ed io insieme eravamo dei treni ed il tempo di 11 ore è, immodestamente, per una tale via, un tempone.
Un trucco che utilizzo sempre è abbinare i tiri, tanto la corda è fissa ed è lunga 70 metri (oltre al fatto che spesso la lunghezza dei tiri è ottimistica). L' importante è avere abbastanza materiale e quindi risparmiarne quando si può. Cerco di non proteggermi dove sento di poter andare, di recuperare l' attrezzo dopo il passaggio (in modo da riutilizarlo) ed uso i moschettoni singoli sugli ancoraggi.
La fatica è la chiave di tutto, non tanto la dificoltà. I gradi solitari sono quelli che hanno fatto le vie lunghe, magari in inverno, non quelli che fanno cose durissime, magari anche slegati. Casarotto e Bonatti restavano in parete giorni, lottavano, resistevano ed uscivano in vetta. Allenamento fantastico, fisico extraterrestre, determinazione allucinata. Occorre essere speciali per quella roba e noi, piccoli alpinisti della domenica che vogliono sentire una parte di quelle emozioni, con le nosetre scalate dobbiamo faticare, non c' è storia.