VECCHIO ha scritto: ma poi mi son subito dato la mia regola.
imprevisto agg. e s. m. [comp. di in-2 e previsto, part. pass. di prevedere]. – 1. agg.
Non previsto, che giunge quindi inaspettato o di sorpresa: ho dovuto far fronte a spese i.; ci sono i. complicazioni. 2. s. m. Ciò che non è previsto; fatto o circostanza che non è possibile prevedere: essere attratto dall’i.; in caso d’imprevisti, telefonami; salvo imprevisti, sarò di ritorno domani sera.
I pericoli oggettivi Le montagne sono formate in prevalenza da rocce, e ricoperte in alta quota da neve e ghiaccio. Questi due elementi, assieme all’azione degli agenti atmosferici, danno origine ad una serie di fenomeni naturali, quali ad esempio le frane o le valanghe. Questi non devono essere però visti come pericoli di per se stessi, lo diventano comunque in seguito ad un’azione umana. Sono senz’altro una fonte di potenziale pericolo, e praticando l’alpinismo bisogna conoscere alcuni aspetti fondamentali della roccia e del ghiaccio ed alcuni dei fenomeni naturali ad essi associati.
Le montagne con le loro vette, le loro creste i loro canaloni, di ghiaccio o di roccia, non sono una realtà immutabile nel tempo, ma sono soggette ad un processo abbastanza veloce di progressiva modificazione. Gli agenti atmosferici: i raggi solari, i venti, le precipitazioni, così come i cambiamenti climatici, dovuti al susseguirsi delle stagioni, rendono le montagne dei corpi viventi in continuo movimento.
Le valanghe, la cadute di frane, le scariche di sassi, il crollo dei seracchi (strutture di ghiaccio, dalle forme bizzarre e spettacolari, che si formano sulle pareti innevate o nella parte terminale dei ghiacciai, in conseguenza dello scivolamento verso valle della massa nevosa, compressa e trasformata in ghiaccio dal progressivo gelo e disgelo), lo stesso movimento dei ghiacciai con i loro crepacci (spaccature che solcano lo spessore del ghiaccio con forme e dimensioni diverse), possono essere una fonte di pericolo per chi si trova sopra o sotto di essi al momento sbagliato. La neve
che cade in alta quota si posa sulle pareti e nel corso delle stagioni subisce un lento processo di trasformazione. Nel tempo la sua azione sulle
rocce contribuisce, assieme al vento e ai raggi solari, a sgretolare le pareti. Inoltre la compressione delle masse di neve superiori provocano la
formazione di seracchi sulle pareti, che nei momenti di sbalzo termico della giornata (al mattino, quando vengono raggiunti dai raggi solari, e alla sera, quando il ghiaccio, reso plastico dal riscaldamento solare della giornata, si raffredda e diventando più fragile tende a rompersi) possono crollare e provocare anche delle scariche miste di neve, rocce e ghiaccio assieme. Là dove pendenza delle pareti o dei ghiacciai cambia bruscamente, si formano delle spaccature, aperte verso l’alto nelle zone convesse e aperte verso il basso (a campana) nelle zone concave, i crepacci, altrettanto pericolosi. A seconda del luogo dove si sono formati sono generalmente più piccoli o più grandi e l’alpinista deve sapere quali probabilità di
incontrare un tipo o un altro si può avere lungo un determinato itinerario. È opportuno conoscere quali meccanismi innescano i vari fenomeni,
e dove e quando è più probabile che alcuni di questi fenomeni abbiano luogo.
Le valanghe, la caduta di seracchi o di cornici di neve, formate dal vento lungo le creste, coinvolgono l’attività dell’alpinista su ghiaccio o anche quella dell’alpinista che per raggiungere l’attacco di una salita di roccia deve attraversare un ghiacciaio, superare la crepaccia terminale sotto la parete, e magari poi anche scendere per una via normale su cresta nevata. L’alpinismo su roccia, in linea di massima, presenta meno variabili, per quanto riguarda i pericoli oggettivi. I fenomeni naturali che riguardano la roccia, come le scariche di sassi che si verificano su montagne di quota
inferiore, come le Dolomiti e le Alpi Giulie e Carniche, sono senza dubbio quasi di piccole dimensioni, tranne qualche caso eccezionale. Chi decide di andare ad effettuare un’ascensione su roccia, dovrebbe comunque prima informarsi sulla qualità della roccia, che purtroppo non è buona
dappertutto. Tutte le guide edite dal Touring Club D’Italia con il CAI, prevedono una parte introduttiva in cui vengono trattate le caratteristiche
della roccia di cui è costituito un gruppo montuoso, oltre che evidenziare poi, in ciascuna delle descrizioni dei singoli itinerari, gli eventuali pericoli oggettivi, nei quali l’alpinista potrebbe imbattersi, o le zone del gruppo montuoso particolarmente pericolose, a causa della morfologia della roccia. Qualunque sia la meta della nostra escursione, restano sempre valide alcune regole fondamentali. Si dovrebbe comunque sempre evitare di percorrere itinerari d’arrampicata in montagna dopo lunghi periodi di piogge intense. L’acqua, infatti, entrando nelle fessure e
bagnando il terreno in profondità, se troppo abbondante, provoca instabilità e può essere una delle cause di caduta di sassi o cedimenti di
pilastri rocciosi. Dopo la stagione invernale, inoltre, il ghiaccio formatosi nelle fessure , avrà certamente sollecitato la struttura rocciosa e dunque il periodo subito dopo lo scioglimento della neve, all’inizio della stagione estiva, sarà sempre un momento delicato per la stabilità di molte pareti.
Il
rischio è la potenzialità che un'azione o un'attività scelta (includendo la scelta di non agire) porti a una perdita o ad un evento indesiderabile. La nozione implica che una scelta influenzi il risultato. Le stesse perdite potenziali possono anche essere chiamate "rischi". Sebbene ogni comportamento umano sia rischioso alcuni hanno una percentuale di rischio maggiore.