Sperone della Brenva (Var. Farrar ? Via Moore): 900m/60°/1/IV/D
Gaston Rébuffat così scrive parlando della salita:
<Questa è un?ascensione che nell?insieme dipende non soltanto dalla tecnica, ma prima di tutto dalla maturità dell?alpinista e dal suo senso della montagna.[...]
Partire molto presto dal rifugio, fare se possibile questa ascensione con la luna piena, essere molto in forma: se tutte queste condizioni sono soddisfatte la Brenva non può che entusiasmare un giovane scalatore; egli comprenderà cos'è una una grande salita, e potrà immaginare anche il problema del maltempo e della tormenta sul Monte Bianco.>
?Il massiccio del Monte Bianco - Le 100 più belle ascensioni? (Zanichelli, 1974)
Erano diverse settimane che rimandavamo questa gita per l?instabilità serale che ci spaventava. Volevamo approfittare della luna e percorrerla con la sua confortante luce, ma puntualmente erano previsti temporali. In realtà era da anni che la programmavamo; senz?altro da quando l?avevam vista da vicino diretti alla Nord della Blanche.
La variante Farrar vista nel 2011 dalla Nord della Blanche
È così che finalmente venerdì saliamo al Bivacco della Fourche con Mara e Livio. Dal rifugio Torino il cielo alterna nuvole a sole, non fa tutto il caldo che hanno previsto (anche se da tutti i versanti si sentono inquietanti crolli di rocce, grossi in particolare sotto la Tour Ronde e la Kuffner al Maudit), la neve stranamente tiene a meraviglia e seguiamo una vecchia traccia (incredibilmente ancora gelata) che passa sotto il maestoso Capucin. Superata agevolmente la crepaccia saliamo il ripido pendio di neve e roccia proteggendoci facilmente anche su roccia. Sorpresa al bivacco quando, al posto della solita folla, troviamo solo due alpinisti inglesi (ai quali si aggiungeranno due sloveni più tardi), diretti alla Kuffner. Il pomeriggio trascorre bevendo, mangiando e sonnecchiando. Scrutiamo la variante Gussfeldt alla Brenva, ma proprio non ci piace, troppo esposta alle cadute dei seracchi, anche vedendo i resti sul ghiacciaio. Decidiamo definitivamente quindi per la vecchia variante Farrar che passa dove del 1996 è scesa una frana, ma che innevata risulta comoda e rapida (come percorsa da Bonino e Bagliani).
La variante Farrar allo Sperone. Da "Neige glace et mixte", Damilano
Sono le 22:30 quando lanciamo la prima doppia dalla ringhiera (60 m). Una seconda doppia da 60 m consente di superare la crepaccia terminale ormai completamente aperta (grazie a Papageno per il report?altrimenti portavamo una sola corda e?!!!). Veloci traversiamo sotto le seraccate al Col Moore, 3525m, che raggiungiamo con pochi metri ripidi in ghiaccio mettendo delle viti. La crepaccia si passa ancora, ma per poco. La neve del ghiacciaio comincia a gelare ed è un luccichio diffuso alla luce delle frontali. Sono le 00. Come da previsione la luna è arrivata e anche se è calante illumina ancora a meraviglia. Da qui è evidente il nostro itinerario studiato su foto a tavolino: si scende, si traversa per neve, si sale a quel colletto e poi su fino alla cresta nevosa.
Sentiamo crolli di seracchi dalla Blanche e dal Gussfeldt, ma qui siamo protetti. La neve è inizialmente poco rigelata ed è meglio proteggersi a qualche spuntone, ma più si procede più va migliorando. Di quando in quando si attraversano rigole anche profonde ed è sempre una cosa piuttosto antipatica, ma la neve è ora più dura e si sale bene. Giunti al colletto che dà accesso alla Sentinella Rossa saliamo a destra ora per rocce molto instabili. Sono pochi metri fastidiosi, ma li superiamo in breve. Fortunatamente ritorna la neve e pure ottima che ci porta alla cresta principale dello sperone. Sono le 4. Di qui non si può sbagliare. Primo tratto su neve ottima con peste, poi inizia il ghiaccio sotto uno strato di neve dura liscia e cominciamo a mettere qualche vite di conserva. Intanto il cielo si infiamma così come i seracchi che costellano la parete. Magnifico! Possiamo anche tirare il fiato. Un inconveniente ci obbliga ad una sosta forzata, ma proseguiamo in breve. Fa tutto meno che caldo (terrò il guscio tutta la salita, che è una rarità): rimaniamo coperti anche al sole. Vediamo sempre più vicino il gendarme roccioso che segna la fine dello sperone contro i seracchi. Giuntivi lo superiamo sulla sinistra in un suggestivo canale per poi deviare a destra in un lungo traverso tra i seracchi (a volte ripidi), ma in condizioni ottime senza pericoli gravi (siam sempre in una zona selvaggia e ostile). Giungiamo così senza intoppi al Colle della Brenva. Una nuvola si è piazzata fissamente sulla vetta del Bianco oltre il Mur de la Cote, anche se la vetta era solo un?opzione, senza esitare decidiamo di rientrare. Tuttavia anche la nuvola ha contribuito a rendere più ?fresca? l?uscita sotto i seracchi. Quando sbuchiamo al colle come per ?magia? si copra tutto dietro di noi.
La discesa dai Trois Monts Blancs, sferzata da un vento a raffiche che non fa presagire i 40 gradi del fondovalle, sarà come sempre lunga, ma in ottime condizioni (vedremo i seracchi del Tacul che erano già caduti i giorni passati sulla normale).
Una gita che rimarrà indelebile nelle nostre memorie, forse l?unica linea che vedrò di quella parete tanto pericolosa, ma altrettanto affascinante. E grazie ai soci con cui ho condiviso questa salita. Una menzione particolare a Livio che era alla sua prima esperienza nel ?vero? Bianco e il cui entusiasmo che è seguito alla salita pare essere il miglior segno di quanto si sia divertito!!! Alla prossima quindi!
Report tecnico: http://www.on-ice.it/onice/onice_view_r ... =4&id=4343
Fotoreport completo al solito: http://www.on-ice.it/onice/viewtopic.php?t=16134
Ma ecco alcune foto:
La cresta percorsa. A sinistra l'uscita della variante Gussfeldt con le tracce. A destra il nostro pendio. Sotto il Col Moore.