salita invernale faggioni licata alla nord sagro

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salita invernale faggioni licata alla nord sagro

Messaggioda alebiffi86 » dom feb 21, 2016 13:44 pm

...e finalmente ce la siamo portata a casa!!! è stata una roba da pazzi ma ne è valsa la pena!! l'ho pensata per più di cinque anni e oggi con mio fratello ce la siamo regalata! presuppongo potrebbe trattarsi di una prima ripetizione invernale (via faggioni licata o via originaria centrale alla nord del sagro, 8 luglio 1941) ma non posso saperlo con certezza per cui chiunque possa confermare o smentire è ben accetto! ovviamente ci farebbe molto piacere se fosse una prima..anche perchè sarebbe la mia "prima prima" in apuane; ma veniamo alla via: ovviamente sapevamo che le condizioni non c'erano ma credo che su di un itinerario del genere non ci siano quasi mai; avevamo infatti già dato per scontato di dover salire interamente in paleo traction..e così è stato; dalla foce del faneleto siamo scesi costeggiando la nord fino alla evidente frana biancastra, da lì si comincia a risalire uno sperone boscoso da destra verso sinistra fino ad individuare un muro ertissimo di erba,terra e blocchi rocciosi (questo rappresenta l'unico punto di debolezza di questo tratto di parete); fatta sosta su ottimo faggio alla base del tiro; bisogna puntare all'evidente albero isolato che si trova sulla grande cengia al termine del primo salto verticale..noi non siamo riusciti ad arrivare direttamente alla pianta ma abbiamo sostato prima onde evitare eccessivi attriti (fatta sosta su di un evidente pulpito, trovato vecchio chiodo con anello); tiro di circa 45/50 metri, pendenze sui 75/80 gradi; dal pulpito si prosegue in verticale in direzione del faggio che và raggiunto aggirando un muretto tramite piccolo canalino molto incassato terminante a ridosso di un masso dalla cui sommità si accede al pnedio sovrastante; sosta su pianta, 15 - 20 metri, 55 - 60 gradi; da qui si traversa in grande esposizione sino a guadagnare l'inizio dell'altro muro verticale che pur essendo un po' più tecnico presente maggiori possibilità di protezione (rinviati numerosi alberelli); il tiro termina nuovamente su di una grande cengia sottostante un tratto di paerete verticale e compatta, 60 metri,75/80 gradi; si attraversa tutta la cengia verso sinistra sinchè i pendii superiori non divengono abbordabili, dopodichè si segue sempre la linea di salita più facile e logica sino a raggiungere la croce di vetta (tratto di un centinaio di metri affrontato in conserva, pendenze sui 55 - 60 gradi); che dire, sono veramente felice, ringrazio mio fratello per avermi accompagnato in questa bellissima avventura che non sarà stata remunerativa dal punto di vista estetico, delle condizioni,ecc.. ma aveva quel sapore di antico,di storico e di selvaggio che per me vale molto di più; e poi queste sono le nostre montagne,sono fatte anche di queste cose: di terra,di erba,di roccia marcia, di picozze da piantare nel paleo spolverato di neve...sono dell'idea che dobbiamo adattarci a ciò che abbiamo per apprezzarlo al massimo anzichè andare sempre alla ricerca del ghiaccio perfetto e delle condizioni migliori; queste sono le Apuane, rudi,dure,selvagge.
foto a: http://www.alpiapuane.com/index.php?opt ... =122#25828
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