brevemente e senza volontà esaustive, giusto perchè sono gentile e premuroso:
In caso di freddo intenso prolungato (giorni), e con condizioni tutt'altro che rare (dipendenti dall'altezza della neve, dal tipo di cristalli durante la precipitazione, dall esposizione), il vapore proveniente dalla neve stessa si aggrega attorno ai cristalli formando cristalli "spigolosi "(cristalli angolari), per loro natura fragili. Questi cristalli quando sono sovraccaricati da strati di neve o dal passaggio di una persona, si rompono nella loro struttura, permettendo il collassamento degli strati superiori e il loro scivolamento verso valle (valanga!) Quindi in sostanza il freddo intenso prolungato (si parla di pochi giorni, se poi si passa a molti giorni piano piano i cristalli si legano) non favorisce il consolidamento.
Invece il freddo improvviso (come può succedere all arrivo di masse d'aria fredda da est o da nord) tende a consolidare gli strati (dal manuale, ricordo che approssimativamente una diminuzione di 10 gradi fa scendere di una unità il pericolo valanghe).
Una situazione sicura (ma anche qui bisogna vedere le condizioni generali) si trova invece in primavera, quando al mattino, grazie al freddo, cè lo strato di crosta, e quindi almeno lo strato superficiale è consolidato. Sai bene che dal pomeriggio le cose cambiano drasticamente.
In tutto questo cè da dire che, per valutare il pericolo valanghe, bisogna contare tutti gli altri fattori (vento, altezza neve, stratificazione (durezza, tipo di cristalli, presenza di strati deboli, densità, tempertura neve)) .
In conclusione, quello che volevo dire è che prima di fare l'itinerario palafavera- tissi io mi guarderei bene il bollettino valanghe, visto che si attraversano zone potenzialmente a rischio. Non è un itinerario sempre sicuro come può essere invece salire al rifugio città di fiume, o al rifugio scarpa o forca rossa del san pellegrino.