c.caio ha scritto:Torniamo all'opinabile e al soggettivo?... ma vogliamo mettere dei punti fermi ad una discussione o vale tutto? Vogliamo per lo meno dire che chi chioda una via ha qualche "diritto" (termine usato da te) in piu' rispetto a chi la sale oppure ognuno e' libero di modificarsela a proprio piacimento e "buon senso"? Secondo te uno si fa un mazzo cosi' per attrezzare una via affinche' arrivi il primo fenomeno di turno che decide quante protezioni avere, dove averle, dove metterle ecc.ecc.?
Forse, come in altri argomenti, anche in questo caso non mi sembra che sia tutto bianco o nero.
Forse non esiste un codice scritto su come debbano essere chiodate le vie ma, a mio avviso, si puo' dire se una via e' stata chiodata bene o male a prescindere dalla distanza tra gli spit. Faccio degli esempi su delle falesie qua in Grecia.
Ci sono delle falesie in cui gli apritori dalla mentalita' alpinistico/"sportiva" hanno piazzato gli spit dall'alto senza visionare prima la modalita' di moschettonaggio. Conclusione? Certi spit sono a 5-10 metri dal suolo con passaggi sino al 6b perche' a occhio, secondo l'apritore, la sezione non era difficile. Il secondo spit ad una distanza tale con obbligatorio di 6b+ per cui se cadi arrivi a terra. Mi e' capitato due volte di calarmi dallo spit perche' non mi andava di rischiare in una via "sportiva". In seguito ho scoperto che l'apritore ha usato anche dei nut per proteggersi.
Domenica son salito su delle vie "sportive" dove chi piazza gli spit viene rimborsato (se pubblichi le tue vie ti rimborsano le spese) ma per raggiungere il primo spit dovevi andare in free-solo per una decina di metri sul 6a.
Se tizio decide di aprire una via con spit distanziati lo posso accettare a condizione che egli lo faccia dal basso. Altrimenti il posizionamento degli spit puo' essere cosi' arbitrario da rendere la via inutilmente e stupidamente pericolosa semplicemente in base ad una stima superficiale dell'apritore.
Nessuno obbliga l'attrezzatore a fare le sue vie ed il rispetto delle stesse deriva da un tacito codice tra gli arrampicatori. Ma tale codice, a mio avviso, include anche dei criteri di apertura che sott'intendono un minimo di cultura dell'arrampicata.
In altre parole il fatto che uno abbia un trapano non implica necessariamente possa bucare la roccia dove gli pare e gli piace, ma sottintende un minimo di cultura dell'arrampicata e, se questo non succede, trovo lecito modificare le vie dell'apritore.
A questo punto ci si puo' chiedere "cosa si intende per "cultura dell'arrampicata"? A mio avviso se vuoi fare delle vie ingaggiose le devi aprire dal basso, altrimenti le vie devono avere dei parametri di sicurezza minimi (tipo, non sfracellarsi a terra in caso di volo).
In caso contrario, si puo' arrivare al punto in cui non sarebbe una cattiva idea arrivare a "certificare" le vie sportive e quelle non sportive.
Ciao
Lorenzo