l'imperativo è : vendere !

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Messaggioda andreag » ven nov 05, 2004 12:56 pm

pf ha scritto:Ecco,
su questa puntualizzazione mi ritrovo.
Però...però, sempre per quanto ne so io su ALCUNI, i loro obiettivi se li scelgono in maniera assolutamente personale, senza nessun consiglio da parte di sponsor. I quali, questo forse si', hanno dei legami con le riviste tali da premere affinchè una cosa sia presentata in un modo piuttosto che in un altro.


E' proprio qui il problema....
Anche nell' alpinismo ci si ritrova con il conflitto di interessi....
:cry:

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Messaggioda Maurizio » ven nov 05, 2004 20:11 pm

pf ha scritto:Christian,
pensavo di aver capito anche questo tuo punto, e infatti ti avevo fatto l'esempio di Huber e della sua macchina noleggiata, ed era un caso vero.
Perchè, e qui bisogna sgomberare gli equivoci, io ho conosciuto un bel pò di scalatori di gran nome, e non ne ho visto UNO solo ricco. Diciamo pure che TUTTI hanno ritagliato accuratamente le loro esigenze intorno alla loro passione. Non è la prima volta che leggo prese di posizione come la tua, e posso capire che uno pensi che a margine di certe foto/salite/serate ci sia una valanga di denaro, ma in realtà chi vive di scalata vive alla giornata, credimi. Ci sono delle eccezioni, e quasi tutte appartengono al passato, Himalaysti soprattutto, che chiedono moltissimo per le loro serate, hanno libri da migliaia di copie ( sotto le 3000-5000 copie un libro è fatto esclusivamente per passione, sappilo ), hanno sponsor anche NON di settore. Non mi piace fare nomi, ma sono fatti che ho toccato con mano, tanto che viene il sospetto che nel passato sia avvenuto quello che tu ora citi per il presente. Perchè, sia chiaro, perfino oggi una normale ad un 8000 rende qualcosa economicamente, mentre una qualsiasi delle salite di Bole rende giusto, a Bole, la benzina per andare a fare un'altra salita.
Piuttosto, ci sarebbe da dire che molti giornalisti di montagna hanno fatto sì davvero i soldi, e parecchio, scrivendo inesattezze per anni. A parer mio questo è uno scandalo.
Quindi, al tuo "imperativo è vendere", io, sulla base di fatti noti, risponderei: "imperativo è continuare a scalare ad alto livello". E per far questo è necessario arrivare alla fine del mese con 700/1500 euro che non arrivano da un'azienda di imballaggio ma da qualcuno che ha interesse a farti scalare. Io, in questo, non ci trovo nulla di male.
Mi ripeto, quello che manca è la "penna" capace di scavare sotto queste imprese, che potrebbero essere raccontate con ben più fascino rispetto a quanto avviene. A me capita di parlare con qualche scalatore Top, l'aneddoto che ha citato Maurizio in realtà è uno dei tanti, certe imprese che sembrano essere state compiute in totale tranquillità hanno invece avuto parecchi momenti difficili/comici/drammatici, ma raccontarlo costa tempo e talento


Bravo Fabio, perfettamente d'accordo. Con qualche riserva per i giornalisti che hanno fatto i soldi, non so a chi ti riferisci (se non sempre allo stesso :wink: ), ma io non ne conosco molti...

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Messaggioda Siloga66 » sab nov 06, 2004 16:26 pm

Io mi trovo d'accordo con tutto quello che ha detto Christian. Son cose che penso spesso. Invece, in risposta a qualcun altro, io credo che tanti "big" non è che cerchino di arricchirsi con l'arrampicata, ma hanno bisogno di conferme continue per sentirsi "conosciuti". Non dico con questo che fanno del male però eh. Si insomma, a molti interessa la fama, non certo il denaro (che non faranno di sicuro con questo sport). Per cui meglio un big dell'arrampicata che mira ad esser famoso, che un big del calcio che di sicuro si che lo fa per qualche miliarduncolo all'anno.
Passano le mode ma in Germania la moda dei calzini con i sandali passerà mai.
Ma i tedeschi son fighi lo stesso.
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Messaggioda fagus » sab nov 06, 2004 18:35 pm

Forse c'è una difficoltà oggettiva a portare la novità e il cambiamento nel mondo dell'alpinismo e dell'arrampicata. Il fatto che alla fine del settecento praticamente tutte le cime alpine fossero ancora da salire era un condizione non marginale ma in grado di influenzare nella sostanza il salire i monti. Ho l'impressione che chi ora si vuole muovere in avanti debba in qualche modo forzare le cose, andare a cercare il pelo nell'uovo o l'eccesso o il tecnicismo sterile, tutti atteggiamenti che poco hanno a che vedere con quello che secondo me è il motore principe dell'alpinismo e cioè il desiderio di una sorta di "selvatichezza", di spazio libero da condizionamenti ma vicino alla natura (qualsiasi significato si voglia poi attribuire al temine natura).
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Messaggioda rugge » dom nov 07, 2004 0:15 am

il concetto di natura è un invenzione della cultura... :twisted: Scusa fagus: in realtà hai pienamente ragione: però io posso fare una via fatta da migliaia di altre persone...per me rimane sempre una grande scoperta.... :wink: Ogni salita in fondo è un fatto individuale. Tutto questo mercato in realtà io non ce lo vedo. La radice rimane una fortissima passione: nessuno, io penso, diventa un grande alpinista avendo come obiettivo " i soldi", ma solo un'enorme passione.
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Messaggioda fagus » mar nov 09, 2004 17:53 pm

Nella pratica individuale lo spazio di libertà è quasi totale. Quasi però, perchè pur essendo l'alpinismo una disciplina estremamente personale non si può semplicemente "far finta" che la sua storia e il suo contesto non esistano.
Chi però intende fare ricerca si deve per forza confrontare con gli altri; sia dal punto di vista dei luoghi sia dei modi mi sembra che sia tutto molto saturo...
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Messaggioda Fokozzone » mar nov 09, 2004 19:39 pm

fagus ha scritto:Nella pratica individuale lo spazio di libertà è quasi totale. Quasi però, perchè pur essendo l'alpinismo una disciplina estremamente personale non si può semplicemente "far finta" che la sua storia e il suo contesto non esistano.
Chi però intende fare ricerca si deve per forza confrontare con gli altri; sia dal punto di vista dei luoghi sia dei modi mi sembra che sia tutto molto saturo...

Giusto, e per presentare qualcosa di sensazionale bisognerebbe ostentare un "salto in avanti", cosa che ormai è pressocché impossibile. Più si migliora, più ci si avvicina al limite, meno rapidi sono i progressi. Eppoi una-due prestazioni sensazionali all' anno risucchiano l' attenzione, quaranta annoiano. Infatti le riviste presentano sempre più spesso resoconti di ascensioni "normali", ma anche quelle saturano.
Mi sono accorto che le foto che preferisco sono quelle scattate sulle vie che potrei andare a fare. Anche per questo apprezzo particolarmente "Rock paradise" e "Oisant sauvage".
Quanto alle emozioni di un' ascensione, è molto difficile comunicarle, sempre più spesso leggo invece le emozioni della prestazione, simili a quelle di qualunque competizione sportiva, quindi più "digeribili" da tutti.

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