l'imperativo è : vendere !

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Messaggioda trivi » lun nov 01, 2004 22:13 pm

grizzly ha scritto:Io che ho usato una giacca a vento foderata di pile per anni? la prima volta che ho messo il goretex, mi sembrava di sognare? io che ho usato sempre i pantaloni brutti e sciupati? la prima volta che ho usato pantaloni in schoeller? io che ho usato per molto i ramponi con cinghie e cinghiettini?la prima volta che ho adoperato gli automatici?!!
Poi vedo che alcuni cambiano il windstopper come la camicia, a botte di 200 ?, invece io trovo ancora giusto usare un pile acquistato sulle bancarelle a 5 ?? non è ancora mica sciupato!
Dove sta il vero? Nell?anziano socio che si ostina a utilizzare il pellicciotto di castoro sul Bianco o il giovane che usa il capilene per far boulder? a qualche decina di metri dall?osteria?
Lamentarsi che le aziende produttrici vogliano guadagnare? che esista la pubblicità? che lo scopo sia vendere? mi pare un po? come il parlare al vento, il mercato è la verità dominante del nostro tempo, il dio a cui sottomettersi, l?attuale regola ?eterna?? e voler cambiare un particolare, magari considerato poco estetico, è? funzionale al mantenimento del generale.
Siamo agli aggiustamenti delle storture, delle brutture, delle ingiustizie esagerate? il che non è altro che razionale? al mercato!
Io dall?innovazione tecnica ne traggo vantaggio, stupore, felicità? è pur sempre roba nostra, prodotta da migliaia e migliaia di menti e mani? poi ancora qualcuno rimane puerilmente convinto sia prodotto esclusivamente suo? un giorno gli si toglierà quest?illusione? Sarò un vecchio OT??


:D :D :D
...E riempire la vita di vita, e non di attesa. (Buzz)

Ho qualcosa da dire, ma non so bene cosa
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Messaggioda Roberto » mar nov 02, 2004 9:20 am

Vorrei aggiungere che i CSI (ex CCCP) piacciono moltissimo anche a me (ho tutti i cd) e faranno da colonna sonora al film della nostra ultima spedizione :wink:
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Messaggioda grizzly » mar nov 02, 2004 10:06 am

trivi ha scritto: :D :D :D

Via lunga quella dell?Antoine? ma potente? :wink:
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Messaggioda cuorpiccino » mar nov 02, 2004 10:13 am

Io adoro arrampicare con capi griffati, all'ultima moda arrampicatoria. Non ho mai potuto farne ameno.
Comunque capisco anche chi, per vivere di montagna, pubblica le sue foto con il marchietto in bella vista, per incatenare la menti etichetta-dipendenti come la mia.

(e comunque in montagna alcuni capi tecnici sono come minimo utili).
Il più grande alpinista è quello che si diverte di più
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Messaggioda bradipo » mar nov 02, 2004 11:34 am

Però la STEPH DAVIS :roll: che donna 8O ....
Moolto attraente....poco griffata!
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Messaggioda wertigo » mar nov 02, 2004 17:26 pm

negli ultimi 20 anni è sostanzialmente cambiato il modo di comunicare.

basta pensare alle relazioni delle vie, secondo voi l'arrampicatore medio preferisce un bel disegnetto o la relazione scritta tipo le grigie del monti d'italia?

Allo stesso modo, senza immagini, oggi, si comunica a fatica o comunque ad un numero molto più ristretto di persone.
Non credo sia nè meglio nè peggio, solo diverso.

Ognuno vive come crede e riesce, ma è impossibile ignorare che il mondo attrono a noi cambia e ci trasforma, non fosse che per giustapposizione.

Credo che se riuscissimo ad affrontare questi cambiamenti con leggerezza, senza contrapporsi, ma sfruttandoli fin dove ci sono utili, ne saremmo anche meno influenzati.
ciao
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Messaggioda sergio63 » mer nov 03, 2004 17:25 pm

wertigo ha scritto:negli ultimi 20 anni è sostanzialmente cambiato il modo di comunicare.

basta pensare alle relazioni delle vie, secondo voi l'arrampicatore medio preferisce un bel disegnetto o la relazione scritta tipo le grigie del monti d'italia?

Allo stesso modo, senza immagini, oggi, si comunica a fatica o comunque ad un numero molto più ristretto di persone.
Non credo sia nè meglio nè peggio, solo diverso.

Ognuno vive come crede e riesce, ma è impossibile ignorare che il mondo attrono a noi cambia e ci trasforma, non fosse che per giustapposizione.

Credo che se riuscissimo ad affrontare questi cambiamenti con leggerezza, senza contrapporsi, ma sfruttandoli fin dove ci sono utili, ne saremmo anche meno influenzati.
ciao


salvo poi NON lamentarsi

che i soldi in busta sono pochi
che i rifiuti sono troppi
che gli inceneritori e le discariche inquinano
che anche gli altri vogliono i nostri lustrini
che.......
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Messaggioda pf » mer nov 03, 2004 17:58 pm

Non paragonerei le salite di Bole e di Papert al concorso delle veline: quest'ultime, senza un'ora di trucco, sono ragazze normalissime e talvolta perfino bruttine, mentre Bole, Papert e via dicendo sono di un altro pianeta rispetto alla massa.
Non dimentichiamo che spesso avviene il contrario, vengono fatti articoloni e prosopopee su salite normalissime.
Però è vero che l'approfondimento è seminullo e i contenuti spesso languono, ma la colpa non credo sia della firma della giacca a vento o del fotografo di Bole e di Huber.
Insomma, forse partiamo da posizioni diverse, ma entrambi non compriamo più le riviste. E questo mi fa pensare che il problema non sia nelle nostre posizioni
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Messaggioda Enzolino » mer nov 03, 2004 18:41 pm

pf ha scritto:Non paragonerei le salite di Bole e di Papert al concorso delle veline: quest'ultime, senza un'ora di trucco, sono ragazze normalissime e talvolta perfino bruttine, mentre Bole, Papert e via dicendo sono di un altro pianeta rispetto alla massa.
Non dimentichiamo che spesso avviene il contrario, vengono fatti articoloni e prosopopee su salite normalissime.
Però è vero che l'approfondimento è seminullo e i contenuti spesso languono, ma la colpa non credo sia della firma della giacca a vento o del fotografo di Bole e di Huber.
Insomma, forse partiamo da posizioni diverse, ma entrambi non compriamo più le riviste. E questo mi fa pensare che il problema non sia nelle nostre posizioni
Dici che Bole e Papert sono di un altro pianeta rispetto alla massa ... mi chiedo a quale massa ti riferisci ...
Son sicuro che Bole e Huber fanno grandi sacrifici per fare quello che fanno, per soddisfare la loro passione, per spingere piu' in la' i limiti delle possibilita' umane, ma mi chiedo in che misura il loro talento vada in loro favore oppure il sacrificio e in che misura "gente comune" fa sacrifici ben superiori ...
Ammetto che le foto dei vari Bole o Huber suscitano in me dello stupore, ma l'interesse si ferma la' ... quello che comunicano a me personalmente, a parte l'impresa, e' ben poco ... vedo il corpo fluttuare nello strapiombo e vedo la marca delle scarpette o della tutina e, unendo la spettacolarita' all'etichetta per me e' inevitabile associare le veline a questi circensi dello strapiombo ...
Per quanto mi riguarda mi hanno trasmesso molto di piu' poche pagine di poesia di Chantal Maudit senza foto e senza etichette, piuttosto che decine e decine di foto dei suddetti "extraterrestri" con testi a dir poco insignificanti ... forse sono io ed altri che dovremmo cambiare oppure forse son costoro che dovrebbero guardare oltre evitando di ripetere se stessi, comunicando qualcosa di piu' che vada oltre i propri equilibrismi ...
La mia vuole essere una critica ma anche una provocazione ...
Comunque, a parte UP, e' piu' di un anno che anch'io non compro riviste ... :wink:

Ciao

Lorenzo
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Messaggioda quilodicoequilonego » mer nov 03, 2004 18:51 pm

...condivido l'attuale mancanza d'entusiasmo nell'aprire riviste, che anni fa' mi affascinavano, per i contenuti, scritti semplici senza tanti fronzoli, senza finte imprese, e con poca pubblicità (quella occulta è ancora peggio).

(troppe notizie falsate, bugie scandalose (k2 conquista del mostro ecc.), gente onesta "dimenticata" perchè scomoda, la rappresentazione del " bello ma finto" ci ha stufato, le critiche vengono nascoste o cancellate)

Credo che stiamo riconoscendo la differenza tra "essere" e "apparire", ci sentiamo un po' imbrogliati
enzo
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In arrampicata, cosa c'è di più artificiale del trapano ?
VIA TUTTTTTT
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Messaggioda christian71 » mer nov 03, 2004 19:27 pm

vedi caro pf, sicuramente si tratta di un problema di prospettiva.
bisogna sempre considerare il contesto in cui si inserisce una prestazione di questo tenore. il punto su cui focalizzerei l'attenzione, come l'arciere zen concentrato non sul bersaglio ma sul significato intrinseco del tiro con l'arco, è : cosa si cerca di perseguire o ottenere rendendo merce una salita ? ma soprattutto, qual'è l'influenza del mercato sulla preparazione e la scelta delle salite da compiere ? mi spiego : Bole avrebbe fatto lo stesso Italia 61in quello stile sapendo che nessuno lo avrebbe saputo, non uno di coloro che come te (o come me, è inutile essere ipocriti) pensano che sia una performance da non-comuni-mortali ? temo che anche la motivazione che porta a determinate salite faccia intrinsecamente parte dello stile, proprio come il sapere se sono stati aggiunti spit alle soste o se si è tirato un rinvio nel determinato tiro duro.
Ora il denaro, senza volerlo demonizzare, è l'ultima motivazione in termini cronologici che fa da motore alle salite in montagna.
si è cominciato con la "scusa" delle rilevazioni scientifiche oltre 2 secoli fa, ora si scala per continuare ad essere qualcuno,per non essere fagocitati da un altro che fa in montagna mezzo grado più di te, e , diciamolo, anche per portare a casa dei soldi.
Ripeto, nulla di demoniaco. dobbiamo solo forse una volta per tutte intenderci su cosa sia l'alpinismo, oggi.
Personalmente mi impressiona di più vedere un elettricista che fa il 7b in montagna, e a cui brillano gli occhi quando racconta delle due settimane strappate al lavoro per andare a scalare in Spagna, delle foto di Bole, anche se ammetto che per andare a fare certe cose ci vogliono le palle.
quanto alle salite classiche, sono quelle che la gente va a fare, nell'85 per cento dei casi.
io non ci sputerei sopra. a me, dopo una settimana di 60 ore di lavoro in ospedale, 500 metri di quarto superiore senza chiodi dentro sembrano ancora una bella prestazione. oppure, se non vogliamo essere troppo sportivi, semplicemente una bella gita.
ma vedi, il problema è sempre lì : è solo una questione di prospettiva

ciao Christian
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Messaggioda Davide62 » mer nov 03, 2004 19:50 pm

Le riviste non le compro più da tanto tempo, sia per il costo (e tutti giù a ridere), sia perchè non mi trasmettono più nulla.
Talvolta cedo il passo a qualche monografia.
Raramente vedo servizi "naturali", il resto è tutto costruito ad hoc per le pagine patinate.
Fermo restando che le prestazioni di alcuni big sono stupefacenti, quello che se ne è andato è uno spirito irrecuperabile.
Alle volte mi viene il sospetto che tutto quello che ho appena scritto non sia vero, forse sono io che ho perso quello spirito, ma poi ci ripenso e mi dico che non è così, poi ancora, guardo sbalordito le prestazioni forzate, il tecnicismo forzato, le "specialità" forzate e le pagine delle reviste forzate da queste forzature, terribilmente impastoiate nel sensazionalismo di un'immagine improbabile ad uso e consumo di un alpinismo che è sempre più distante dall'uomo e sempre più vicino alle insegne al neon di un grande magazzino....e mi sento un dinosauro, perchè sotto sotto vorrei avere ancora la voglia di scoprire dietro quelle foto e quei servizi la passione e l'amore verso ciò che si fa, ma leggo altro e non mi piace.
Alessandro Gogna nel suo "100 nuovi mattini" la relazione approssimativa delle vie che presentava la chiamava "ricreazione", non nel senso di intervallo, ma proprio volendo significare una nuova interpretazione e riscoperta dell'itinerario, dobbiamo fare così anche noi, riscoprire ricreandolo dentro di noi....un alpinismo, una montagna brillante (di luce direbbe Boardman) e sempre alta.
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Messaggioda Maurizio » mer nov 03, 2004 20:20 pm

...Ciò che dice Christian è interessante. Io ho sempre sostenuto la soggettività (o relatività) della prestazione, in disaccordo, per esempio con Fabio. Io sono convinto che le imprese di Huber, Bole e compagnia bella siano il top nelle rispettive discipline...ma quello che hanno perso le riviste, e chi le fa, è la capacità di comunicare qualcosa raccontando queste imprese. Voglio dire, mentre redigo una cronaca alpinistica è impossibile non parlare di ciò che fa Huber, non posso prescindere dal farlo...ma una cronaca non ha comunque la pretesa di suscitare un emozione nel lettore...se non per sindrome da identificazione, o come cavolo la chiamano gli psicologi!
Quando Motti traduceva gli articoli di Robbins parlava lo stesso di imprese impossibili per qualsiasi lettore di quell'epoca. E sono convinto che allora nessuno avesse una lontana idea di cos'era Yosemite. Però leggere quelle cose emozionava, perchè chi scriveva era capace di creare una sintonia emozionale con il lettore. Così anche Gogna parlava di VII grado quando saranno stati in 5 a capire che cos'era, però era riuscito a far percepire, all'arrampicatore comune, che lì in quelle pagine forse un giorno sarebbe arrivato anche lui. Dicono la stessa cosa le foto di Bole su Italia 61? Non credo, perchè la filosofia alla base non è la stessa, non ti sto dicendo "guarda cosa potresti fare, è bellissimo...", ti sto dicendo "guarda che cosa impossibile che sto facendo"...non so se mi sono spiegato. Oggi non è che non sia più possibile comunicare qualcosa di differente, semplicemente i protagonisti di queste imprese non ne sono capaci e comunque non pretendono di esserlo. Loro vivono le stesse emozioni che viveva Robbins e Pratt, ma non riescono a comunicarle (a meno di non ricorrere a metodi di comunicazione diversi dalla scrittura)! E i redattori, imbrigliati nelle regole di mercato, non hanno neanche interesse a sbattersi più di tanto per ricercare qualche alpinista, magari semi-sconosciuto, che sappia ancora ri-creare questa sintonia.
certo una volta era più facile. Si era meno condizionati, si aveva meno concorrenza, tutti i cervelli migliori lavoravano all'interno del progetto o collaboravano. Oggi non è più così, e non solo in Italia...

ciao

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Messaggioda wertigo » mer nov 03, 2004 21:30 pm

Provo a cambiare prospettiva...

in fondo non è cambiato molto, chi andava in montagna 30-50-70 anni fa (ad alti livelli) lo faceva per essere il migliore, per dimostrare qualcosa, non per nulla si "scannavano" per essere i primi a salire una certa parete.

Dov'è la differenza?
Forse è caduta la patina d'idealismo e, perchè no, d'ipocrisia con cui si ammantavano le imprese di un tempo. Adesso si è perso anche il pudore, ogni reticenza è caduta, ci mostrano la realtà sguaiata, cruda senza abbellimenti retorici, mercato o fiera del migliore che sia.

E poi è davvero così? ricordo un bel numero di Alp wall l'anno scorso in cui 3 carneadi qualsiasi avevano cercato di ripetere la superintegrale di Casarotto, foto mediocri, ma grande alpinismo "normale".

Mi viene da chiedermi: non è che ci stiamo strappando le vesti perchè dio è morto?
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Messaggioda Roberto » mer nov 03, 2004 22:02 pm

Maurizio ha scritto:...Ciò che dice Christian è interessante. Io ho sempre sostenuto la soggettività (o relatività) della prestazione, in disaccordo, per esempio con Fabio. Io sono convinto che le imprese di Huber, Bole e compagnia bella siano il top nelle rispettive discipline...ma quello che hanno perso le riviste, e chi le fa, è la capacità di comunicare qualcosa raccontando queste imprese. Voglio dire, mentre redigo una cronaca alpinistica è impossibile non parlare di ciò che fa Huber, non posso prescindere dal farlo...ma una cronaca non ha comunque la pretesa di suscitare un emozione nel lettore...se non per sindrome da identificazione, o come cavolo la chiamano gli psicologi!
Quando Motti traduceva gli articoli di Robbins parlava lo stesso di imprese impossibili per qualsiasi lettore di quell'epoca. E sono convinto che allora nessuno avesse una lontana idea di cos'era Yosemite. Però leggere quelle cose emozionava, perchè chi scriveva era capace di creare una sintonia emozionale con il lettore. Così anche Gogna parlava di VII grado quando saranno stati in 5 a capire che cos'era, però era riuscito a far percepire, all'arrampicatore comune, che lì in quelle pagine forse un giorno sarebbe arrivato anche lui. Dicono la stessa cosa le foto di Bole su Italia 61? Non credo, perchè la filosofia alla base non è la stessa, non ti sto dicendo "guarda cosa potresti fare, è bellissimo...", ti sto dicendo "guarda che cosa impossibile che sto facendo"...non so se mi sono spiegato. Oggi non è che non sia più possibile comunicare qualcosa di differente, semplicemente i protagonisti di queste imprese non ne sono capaci e comunque non pretendono di esserlo. Loro vivono le stesse emozioni che viveva Robbins e Pratt, ma non riescono a comunicarle (a meno di non ricorrere a metodi di comunicazione diversi dalla scrittura)! E i redattori, imbrigliati nelle regole di mercato, non hanno neanche interesse a sbattersi più di tanto per ricercare qualche alpinista, magari semi-sconosciuto, che sappia ancora ri-creare questa sintonia.
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Forse, una volta, le imprese erano meno lunari, anche chi non faceva il VII, poteva immaginare di cosa si trattasse, era una cosa difficile da raggiungere, ma tangibile; ora le imprese sono davvero superlative, la media dei lettori le considera al di la della comprensione, quasi mitologia.
L'elastico tra la realtà di tutti i gorni e le imprese dei big, si è rotto!
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Messaggioda Davide62 » mer nov 03, 2004 22:19 pm

Davide62 ha scritto:Le riviste non le compro più da tanto tempo, sia per il costo (e tutti giù a ridere), sia perchè non mi trasmettono più nulla.
Talvolta cedo il passo a qualche monografia.
Raramente vedo servizi "naturali", il resto è tutto costruito ad hoc per le pagine patinate.
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Alessandro Gogna nel suo "100 nuovi mattini" la relazione approssimativa delle vie che presentava la chiamava "ricreazione", non nel senso di intervallo, ma proprio volendo significare una nuova interpretazione e riscoperta dell'itinerario, dobbiamo fare così anche noi, riscoprire ricreandolo dentro di noi....un alpinismo, una montagna brillante (di luce direbbe Boardman) e sempre alta.

Cito me stesso perchè mi trovo daccordo su quello che dico 8)
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Messaggioda Roberto » mer nov 03, 2004 22:30 pm

Davide62 ha scritto:
Davide62 ha scritto:Le riviste non le compro più da tanto tempo, sia per il costo (e tutti giù a ridere), sia perchè non mi trasmettono più nulla.
Talvolta cedo il passo a qualche monografia.
Raramente vedo servizi "naturali", il resto è tutto costruito ad hoc per le pagine patinate.
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Cito me stesso perchè mi trovo daccordo su quello che dico 8)
Mi trovo daccordo con quello che dici tu, che ti trovi daccordo con quello che dici tu!
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Messaggioda Donatello » gio nov 04, 2004 0:38 am

Roberto ha scritto:
Maurizio ha scritto:...Ciò che dice Christian è interessante. Io ho sempre sostenuto la soggettività (o relatività) della prestazione, in disaccordo, per esempio con Fabio. Io sono convinto che le imprese di Huber, Bole e compagnia bella siano il top nelle rispettive discipline...ma quello che hanno perso le riviste, e chi le fa, è la capacità di comunicare qualcosa raccontando queste imprese. Voglio dire, mentre redigo una cronaca alpinistica è impossibile non parlare di ciò che fa Huber, non posso prescindere dal farlo...ma una cronaca non ha comunque la pretesa di suscitare un emozione nel lettore...se non per sindrome da identificazione, o come cavolo la chiamano gli psicologi!
Quando Motti traduceva gli articoli di Robbins parlava lo stesso di imprese impossibili per qualsiasi lettore di quell'epoca. E sono convinto che allora nessuno avesse una lontana idea di cos'era Yosemite. Però leggere quelle cose emozionava, perchè chi scriveva era capace di creare una sintonia emozionale con il lettore. Così anche Gogna parlava di VII grado quando saranno stati in 5 a capire che cos'era, però era riuscito a far percepire, all'arrampicatore comune, che lì in quelle pagine forse un giorno sarebbe arrivato anche lui. Dicono la stessa cosa le foto di Bole su Italia 61? Non credo, perchè la filosofia alla base non è la stessa, non ti sto dicendo "guarda cosa potresti fare, è bellissimo...", ti sto dicendo "guarda che cosa impossibile che sto facendo"...non so se mi sono spiegato. Oggi non è che non sia più possibile comunicare qualcosa di differente, semplicemente i protagonisti di queste imprese non ne sono capaci e comunque non pretendono di esserlo. Loro vivono le stesse emozioni che viveva Robbins e Pratt, ma non riescono a comunicarle (a meno di non ricorrere a metodi di comunicazione diversi dalla scrittura)! E i redattori, imbrigliati nelle regole di mercato, non hanno neanche interesse a sbattersi più di tanto per ricercare qualche alpinista, magari semi-sconosciuto, che sappia ancora ri-creare questa sintonia.
certo una volta era più facile. Si era meno condizionati, si aveva meno concorrenza, tutti i cervelli migliori lavoravano all'interno del progetto o collaboravano. Oggi non è più così, e non solo in Italia...

ciao

Maurizio
Forse, una volta, le imprese erano meno lunari, anche chi non faceva il VII, poteva immaginare di cosa si trattasse, era una cosa difficile da raggiungere, ma tangibile; ora le imprese sono davvero superlative, la media dei lettori le considera al di la della comprensione, quasi mitologia.
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Quoto entrambi perche non posso che essere daccordo con che è daccordo con se stesso e con tutti gli altri che con loro si sentono daccordo con lui :wink:

Nei testi di qualche anno fa, magari veniva un po' esaltato il lato "drammatico" di un'ascensione, ma quando hai finito di leggere, mentre ti dicevi "non ci andrò mai" in realtà gia ti immaginavi impegnato in quella salita...

Oggi leggo di qualche prestazione e mi dico "non ce la farò mai..." e basta...

Salut.

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Messaggioda Roberto » gio nov 04, 2004 8:14 am

Donatello ha scritto:
Quoto entrambi perche non posso che essere daccordo con che è daccordo con se stesso e con tutti gli altri che con loro si sentono daccordo con lui :wink:

Nei testi di qualche anno fa, magari veniva un po' esaltato il lato "drammatico" di un'ascensione, ma quando hai finito di leggere, mentre ti dicevi "non ci andrò mai" in realtà gia ti immaginavi impegnato in quella salita...

Oggi leggo di qualche prestazione e mi dico "non ce la farò mai..." e basta...

Salut.

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Messaggioda Enzolino » gio nov 04, 2004 8:49 am

Maurizio ha scritto:...Ciò che dice Christian è interessante. Io ho sempre sostenuto la soggettività (o relatività) della prestazione, in disaccordo, per esempio con Fabio. Io sono convinto che le imprese di Huber, Bole e compagnia bella siano il top nelle rispettive discipline...ma quello che hanno perso le riviste, e chi le fa, è la capacità di comunicare qualcosa raccontando queste imprese. Voglio dire, mentre redigo una cronaca alpinistica è impossibile non parlare di ciò che fa Huber, non posso prescindere dal farlo...ma una cronaca non ha comunque la pretesa di suscitare un emozione nel lettore...se non per sindrome da identificazione, o come cavolo la chiamano gli psicologi!
Quando Motti traduceva gli articoli di Robbins parlava lo stesso di imprese impossibili per qualsiasi lettore di quell'epoca. E sono convinto che allora nessuno avesse una lontana idea di cos'era Yosemite. Però leggere quelle cose emozionava, perchè chi scriveva era capace di creare una sintonia emozionale con il lettore. Così anche Gogna parlava di VII grado quando saranno stati in 5 a capire che cos'era, però era riuscito a far percepire, all'arrampicatore comune, che lì in quelle pagine forse un giorno sarebbe arrivato anche lui. Dicono la stessa cosa le foto di Bole su Italia 61? Non credo, perchè la filosofia alla base non è la stessa, non ti sto dicendo "guarda cosa potresti fare, è bellissimo...", ti sto dicendo "guarda che cosa impossibile che sto facendo"...non so se mi sono spiegato. Oggi non è che non sia più possibile comunicare qualcosa di differente, semplicemente i protagonisti di queste imprese non ne sono capaci e comunque non pretendono di esserlo. Loro vivono le stesse emozioni che viveva Robbins e Pratt, ma non riescono a comunicarle (a meno di non ricorrere a metodi di comunicazione diversi dalla scrittura)! E i redattori, imbrigliati nelle regole di mercato, non hanno neanche interesse a sbattersi più di tanto per ricercare qualche alpinista, magari semi-sconosciuto, che sappia ancora ri-creare questa sintonia.
certo una volta era più facile. Si era meno condizionati, si aveva meno concorrenza, tutti i cervelli migliori lavoravano all'interno del progetto o collaboravano. Oggi non è più così, e non solo in Italia...
Bravissimo! Condivido in pieno quello che hai scritto! :wink:
Forse sembrera' offensivo ma a volte, leggendo i racconti o le interviste di molti top-climbers, dentro di me mi son detto "forse avrebbero fatto meglio a spendere un po' piu' di tempo a leggere piuttosto che stringer prese ..." ... mah ... :? :wink:
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