da rocker » gio ott 05, 2017 21:34 pm
ho appena letto il fantastico libro “Giorni selvaggi” di William Finnegan, premio Pulitzer. è un libro appassionante e ben scritto da uno che il detto “surf for life - life for surf” non l’ha biascicato solamente al bancone del bar, l’ha messo in pratica con una vita passata cavalcando onde giganti in ogni angolo del mondo. e qui lo racconta.
quello che non ho potuto fare a meno di pensare tutto il tempo è all’incredibile parallelismo fra surf e alpinismo. a molti sembrerà una forzatura o comunque una sciocchezza in generale, ma chi conosce entrambi i mondi forse capirà cosa intendo dire.
Sia chi surfa sia chi arrampica è spesso incline a pensare che ciò che pratica non si possa definire sport. E’ qualcosa di più. sono infinite giornate in luoghi bellissimi e potenti. alcuni dove vanno tutti, altri dove tutti ci vorrebbero andare. spesso con una apparente conoscenza della natura, ma che a ben vedere è una conoscenza superspecializzata esclusivamente laddove risulta funzionale. è qualcosa di fisico, alle volte massacrante, anche troppo. ma ci sono problemi che se non hai sale in zucca non ne esci. e devi uscirne. è qualcosa che accomuna volenti o nolenti una sorta di tribù, con una serie di valori e gerarchie aliene a chi non ne è parte. e nella tribù c’è un ampio range di personaggi, dai cialtroni, alle silenziose leggende. che trovarsi al bar con questi che sghignazzano termini tecnici incompresibili risulta sempre al profano come una perfetta rottura di palle. ma è anche tante miserie umane e tante amicizie puerili, inscalfibili e non. o competizione che vanno bene perfino le balle. sono misure fasulle: valà. non più di un metro e mezzo, non più di VI. è un passato glorioso e oggi “porcamiseria business e spettacolarizzazione”. è l’adrenalina, una parola alle volte proibita, si preferisce sempre parlare di prudenza. sono viaggi fricchettoni in pulmini puzzolenti. è tutta colpa del lavoro. è un limite che continua a spostarsi verso l’alto, lasciando sempre più increduli chi pratica da tanto tempo e che a quel tempo è rimasto a bocca aperta per cose che oggi sono semplicemente alla portata di moltissimi.
al di là delle mode e del costume sociale, componenti imprescindibili anch’esse, mi piace pensare che chi nasce al mare -ondoso s’intende- ed ha un certo spirito è portato a fare surf; e che quello spirito, quella paura, quella soddisfazione immensa, siano esattamente le stesse nel mondo dell’arrampicata.