da Fabrizio Righetti » gio ago 05, 2004 9:26 am
Ciao, in realtà ti porti alla forcelletta da cui si origina lo spigolo . Da li scendi per facili roccette e tracce sulla grande cengia che solca la base della parete NE e che rimane un centinaio di metri al disopra del ghacciaio. L'attraversi tutta (possibile nevaio a metà) e raggiungi camminando l'attacco della Cassin. Beh visto che sono in ballo ti posto qui la mia relazione così tagliamo la testa la toro.
• PIZZO BADILE, 3308 M
Parete NE
Via Cassin
La via Cassin alla parete NE del Pizzo Badile è stata e continua ad essere una grande classica dell’alpinismo; ogni anno numerose cordate, provenienti da tutto il mondo, si cimentano con questo itinerario aperto dal mitico Riccardo Cassin nell’Estate del 1937 in compagnia di G. Esposito e V. Ratti e dei comaschi M. Molteni e G. Valsecchi. Con mirabile intuito Cassin riuscì ad individuare in quei quasi mille metri di placche granitiche ‘il facile nel difficile’ e ha tracciare un itinerario logico ed elegante.
La ‘Cassin’ al Badile era sempre nei miei progetti, tutti quelli che incontravo mi dicevano di averla fatta, che era una bella via e che era ben chiodata, insomma mi sembrava di essere l’unico a non averci scalato sopra. Per un motivo o per l’altro, come spesso accade ai sogni, non riuscivo a concretizzarlo. Una volta che ero al Sasc Fourà per scalare quella linea superba che è lo spigolo N del Badile tutti quelli che mi stavano intorno erano lì per la mitica ‘Cassin’, tanto che mi son detto a questo punto la faccio anch’io, poi son rimasto fedele al mio progetto iniziale, forse i tempi non erano ancora maturi. Nel frattempo il tempo passava e come spesso accade i progetti non si realizzavano, ma mi consolavo dicendomi che il Pizzo Badile era sempre lì e che molto probabilmente ci sarebbe stato ancora a lungo e che quindi prima o poi sarei riuscito nel mio intento. Nell’Estate del 2002 con il mio amico Stefano abbiamo trovato il tempo e la determinazione di andarci ma , una volta alla base della parete il maltempo ha interrotto la realizzazzione di questo nostro sogno comune. Finalmente l’insolitamente calda e asciutta Estate del 2003 ha visto concretizzarsi questo desiderio e così io, Stefano e Lorenzo, in una cordata che ricordava gli albori della nostra lunga amicizia, abbiamo salito questa bella via.
Così a lungo l’avevo desiderata e studiata sui libri che a posteriori posso dire di averla immaginata proprio così come l’ho trovata: una linea perfetta su roccia sempre buona e ben scalabile, che se non fosse per il dolore ai piedi che cominci a provare dopo un po, non ti fa passar la voglia di arrampicare. Ma comunque un itinerario severo e da non sottovalutare. Quando sento dire che la ‘Cassin’ è facile e superchiodata e che si va tranquilli mi salta un po la mosca al naso, provate ad essere la in mezzo alla NE magari con il tempo incerto ed i camini finali bagnati o peggio ghiacciati e poi me lo direte se la ‘Cassin’ è così facile come molti la dipingono.
Dopo averla salita, scendendo in Val Masino mi son sentito, come spesso accade dopo una salita, sereno e soddisfatto e la mia voglia di scalare era soddisfatta. Purtroppo questi sono solo dei momenti che la nostra vita raramente ci offre e vanno assoporati lentamente come un buon bicchiere di vino. In breve il nostro animo ridiventa nuovamente inquieto ed allora ci rimettiamo in moto alla ricerca di qualche altra meta da inseguire.
Accesso: Da Chiavenna oltrepassata la frontiera proseguire in territorio elvetico sino a Bondo dove una strada sterrata (pedaggio di 12 Fr., nel 2003, da pagare in paese presso l’albergo Donato Salis) conduce in Val Bondasca.
Dal parcheggio si percorre il sentiero che si snoda sulla sponda destra (orog.) del torrente sino ad un bivio (panchina e cartelli indicatori). Qui si devia alla propria destra e si scende ad attraversare il torrente per poi iniziare la salita lungo un ripido sentiero che conduce velocemente alla Capanna Sasc Fourà (1904 m), base di partenza per tutte le salite al versante settentrionale del Pizzo Badile.
Dal rifugio seguire il sentiero che conduce alla Capanna Sciora, dopo circa 1 ora di cammino, a 2250 m di quota, si giunge ad un bivio. Prendere a destra e per placche e gande (ometti segnavia) risalire l’evidente dosso prolungamento naturale dello spigolo N. Portarsi poi sul lato occidentale del dosso in direzione di due evidenti nevai che si risalgono direttamente o si aggirano percorrendo delle placche rocciose inclinate; si punta infine ad una selletta posta a circa 2550 m di quota proprio all’inizio dello spigolo N del Badile (1.40 ore dal rifugio).
Dalla selletta è ben visibile la grande cengia che corre alla base della parete NE del Pizzo Badile e sulla quale si trova l’attacco della via. Da ricordare che Cassin e compagni attaccarono la parete direttamente dal Vadrec dal Cengal e che con quattro tiri di corda raggiunsero poi la cengia menzionata, attualmente questa soluzione è in disuso e la maggior parte delle cordate attacca la via dalla cengia basale. Per raggiungere la cengia dalla selletta alla base dello spigolo N si deve scendere per facili rocce verso il Ghiacciaio del Cengalo e rapidamente si raggiunge la grande cengia (spesso neve presente) che si percorre sino alla sua estrema sinistra, dove si trova l’attacco della via Cassin.
Si scalano dapprima alcune facili rocce (III) per imboccare poi un evidente camino formato da una lastra staccata che si percorre al suo interno (IV) raggiungendo la base di un diedro dove si sosta (ch.; circa 40 m).
Salire con bella arrampicata (V+) il diedro con la fessura sul fondo (ottimamente proteggibile con protezioni veloci) superato il quale si raggiunge verso sinistra la sosta (25 m ca., la via originale percorre invece, con difficoltà di IV+, il cosidetto diedro ‘Rebuffat’).
Seguire la bella fessura verso sinistra (IV, ben proteggibile).
Proseguire lungo la fessura per altre due lunghezze (III) sino ad un masso staccato.
Traversare a sinistra alcuni metri per immettersi poi in un diedro che si risale per due tiri (V) per raggiungere al termine il luogo ove Cassin & Co. effettuarono il loro 1° bivacco.
Scendere alcuni metri e traversare verso la propria sinistra sino ad un diedro (IV+).
Traversare a sinistra per placche con percorso non molto evidente (IV).
Salire diritti, evitare un tettino (V) e poi rientrare verso destra (IV).
Obliquare a destra, salire lungo un diedro e uscirne verso destra (IV e V).
Proseguire verso destra sino a raggiungere un buon punto si sosta (facile).
Salire una fessura obliqua verso sinistra (IV).
Proseguire, obliquando verso sinistra, per facili rocce (III+) per tre tiri di corda raggiungendo così la grande cengia detritica posta nei pressi del colatoio centrale.
Non portarsi nel colatoio!, ma salire diritti lungo l’evidente diedro soprastante. Lo si scala con bella ed impegnativa arrampicata (V e VI, qualche ch. da integrare con protezioni veloci) e dopo una ventina di metri, in corrispondenza di un marcato strapiombo che chiude il diedro, uscire verso destra e sostare (2 ch., sosta scomoda).
Traversare verso destra (IV) ed in breve raggiungere una buona sosta (non tentare di raggiungerla con il tiro precedente, la corda fa molto atrito).
Salire la fessura soprastante (V-).
Attraversare a sinistra e poi salire diritti lungo una fessura (IV).
Proseguire in fessura fin sotto un tettino (IV e V).
Aggirare sulla sinistra il tetto e poi rientrare verso destra (V- e VI, ch.).
Scalare lungo placche e poi traversare a sinistra lungo una fessura orizzontale (IV) per poi continuare ancora dirittti (II); si raggiunge così il 2° bivacco Cassin.
Salire la bella fessura (IV e V, numerosi ch.) che si sviluppa verso destra e che porta all’imbocco dei camini che caratterizzano la parte sommitale dell’itinerario, sostare comodamente alla base dei camini (sosta con spit, tiro lungo).
Salire il camino con arrampicata faticosa ad incastro ed opposizione (IV e V) incontrando il primo chiodo piuttosto in alto sulla sinistra e poi un secondo sulla faccia destra del camino laddove questo presenta il suo passaggio più ostico (V+), superata la strettoia che contraddistingue questo tratto raggiungere una comoda sosta (sosta con spit, tiro lungo).
Si arrampica ancora nel camino (IV e V-), superando un marcato ma ben appigliato strapiombo (ch.) e sostando ancora all’interno del diedro-camino (sosta con 2 ch.).
Non salire diritti nel diedro camino ma obliquare leggermente verso sinistra scalando delle facili placche ma con lame instabili (IV, 1 ch.), dopo circa una ventina di metri si trova una sosta (2 ch.).
Continuare diritti con arrampicata delicata a causa della presenza di lame instabili e dopo una decina di metri imboccare il canale finale dove la roccia diviene più salda (IV, 2 ch.), proseguire fin ove possibile e poi approntare una sosta.
Un ultimo tiro (IV, circa 25 m) conduce sullo spigolo da dove con tre tiri (III e IV) si raggiunge la sommità della montagna.
Per la discesa conviene percorrere la via normale che si sviluppa sul versante meridionale e che conduce al Rifugio Gianetti in alta Val Porcellizzo. Dalla vetta si scende per facili rocce nell’ampio canale roccioso che caratterizza la via di discesa (sono presenti una serie di soste attrezzate con anello resinato per le calate in corda doppia). A circa due terzi della discesa è necessario abbandonare il canale e seguendo una cengia leggermente ascendente verso destra (spalle a monte, tracce ed ometti segnavia) si raggiunge la piccola croce metallica posta alla sommità di un caratteristico caminetto. Effettuare una doppia di 25 m lungo il caminetto (è quello più a sinistra guardando verso valle) e raggiuntane la base deviare subito a destra (faccia a valle) oltrepassando il filo di cresta e portandosi così sulle facili placche iniziali della via normale. In caso di errore, se si continua la discesa in doppia nel canale, sono comunque attrezzate le soste per le calate (a testimonianza della facilità di sbaglio); in questo caso si deve prestare molta attenzione alle eventuali scariche di sassi che vengono convogliate nel canalone. Giunti alla base della montagna si raggiunge in breve, per gande e poi per sentiero, il Rifugio Gianetti.
Dislivello: 900 m
Sviluppo: 1200 m
Difficoltà: TD+, passaggi sino al VI
Tempo di percorrenza: 8.30 ore