Pizzo Badile

Arrampicata e alpinismo su roccia in montagna

Pizzo Badile

Messaggioda zucco » gio ago 05, 2004 7:04 am

Ciao a tutti,
tempo permettendo sto organizzando la salita alla Cassin alla Nord del Badile. Dalla guida Bregaglia-Masino-Disgrazia del Mapes sembra sia possibile attaccare la via dallo spigolo Nord e dopo poco, con una lunga attraversata su cengia (sembra molto facile) ci si prende alla via originale. Qualcuno di voi l'ha mai fatta o ha notizie sulla sua difficoltà? Mi sembrerebbe un'attaccao più veloce perchè si eviterebbe il ghiacciaio alla base (e quindi anche il peso di scarponi-ramponi).
Grazie a tutti,
Matteo
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Messaggioda dixi_dix » gio ago 05, 2004 8:07 am

...effettivamente parla di questa possibilità, sarebbe interessante l'opinione di chi l'ha già percorsa.
visto che siamo in tema, i ramponi sono comunque consigliabili (o picozzino) o si riesce a fare senza?
grazie! :P
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Re: Pizzo Badile

Messaggioda francesco vinco » gio ago 05, 2004 9:24 am

zucco ha scritto:Ciao a tutti,
tempo permettendo sto organizzando la salita alla Cassin alla Nord del Badile. Dalla guida Bregaglia-Masino-Disgrazia del Mapes sembra sia possibile attaccare la via dallo spigolo Nord e dopo poco, con una lunga attraversata su cengia (sembra molto facile) ci si prende alla via originale. Qualcuno di voi l'ha mai fatta o ha notizie sulla sua difficoltà? Mi sembrerebbe un'attaccao più veloce perchè si eviterebbe il ghiacciaio alla base (e quindi anche il peso di scarponi-ramponi).
Grazie a tutti,
Matteo


ciao....si effettivamente si può fare e a dire la verità l'80% delle cordate fanno la via con questo attacco che è molto più sbrigativo.
si risale per intero il sentiero dal rifugio e poi la cresta fino ad un intaglio che da lì, si vede se c'è bisogno dei ramponi lungo la cengia d'attacco, in caso negativo si lasciano lì. (si ritorna dopo dalla discesa della spigolo) poi per il resto la cengia si vede chiaramente ed il punto d'attacco pure, ci sono dei chiodi e comunque troverai un "sentiero" e circa almeno 4 cordate!
per il resto la via è abbastanza evidente e segnata dai chiodi. trovi almeno uno spit per sosta. mi ricordo di aver trovato faticosi i camini in uscita.
alla fine ci sono delle varianti d'uscita, io ho fatto quella a sx ma miei amici sono andati verso dx in direzione dello spigolo, che poi si fà in discesa.
ok frend e qualche nut.
ciao buon divertimento
francesco
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Messaggioda Fabrizio Righetti » gio ago 05, 2004 9:26 am

Ciao, in realtà ti porti alla forcelletta da cui si origina lo spigolo . Da li scendi per facili roccette e tracce sulla grande cengia che solca la base della parete NE e che rimane un centinaio di metri al disopra del ghacciaio. L'attraversi tutta (possibile nevaio a metà) e raggiungi camminando l'attacco della Cassin. Beh visto che sono in ballo ti posto qui la mia relazione così tagliamo la testa la toro.

• PIZZO BADILE, 3308 M

Parete NE

Via Cassin

La via Cassin alla parete NE del Pizzo Badile è stata e continua ad essere una grande classica dell’alpinismo; ogni anno numerose cordate, provenienti da tutto il mondo, si cimentano con questo itinerario aperto dal mitico Riccardo Cassin nell’Estate del 1937 in compagnia di G. Esposito e V. Ratti e dei comaschi M. Molteni e G. Valsecchi. Con mirabile intuito Cassin riuscì ad individuare in quei quasi mille metri di placche granitiche ‘il facile nel difficile’ e ha tracciare un itinerario logico ed elegante.
La ‘Cassin’ al Badile era sempre nei miei progetti, tutti quelli che incontravo mi dicevano di averla fatta, che era una bella via e che era ben chiodata, insomma mi sembrava di essere l’unico a non averci scalato sopra. Per un motivo o per l’altro, come spesso accade ai sogni, non riuscivo a concretizzarlo. Una volta che ero al Sasc Fourà per scalare quella linea superba che è lo spigolo N del Badile tutti quelli che mi stavano intorno erano lì per la mitica ‘Cassin’, tanto che mi son detto a questo punto la faccio anch’io, poi son rimasto fedele al mio progetto iniziale, forse i tempi non erano ancora maturi. Nel frattempo il tempo passava e come spesso accade i progetti non si realizzavano, ma mi consolavo dicendomi che il Pizzo Badile era sempre lì e che molto probabilmente ci sarebbe stato ancora a lungo e che quindi prima o poi sarei riuscito nel mio intento. Nell’Estate del 2002 con il mio amico Stefano abbiamo trovato il tempo e la determinazione di andarci ma , una volta alla base della parete il maltempo ha interrotto la realizzazzione di questo nostro sogno comune. Finalmente l’insolitamente calda e asciutta Estate del 2003 ha visto concretizzarsi questo desiderio e così io, Stefano e Lorenzo, in una cordata che ricordava gli albori della nostra lunga amicizia, abbiamo salito questa bella via.
Così a lungo l’avevo desiderata e studiata sui libri che a posteriori posso dire di averla immaginata proprio così come l’ho trovata: una linea perfetta su roccia sempre buona e ben scalabile, che se non fosse per il dolore ai piedi che cominci a provare dopo un po, non ti fa passar la voglia di arrampicare. Ma comunque un itinerario severo e da non sottovalutare. Quando sento dire che la ‘Cassin’ è facile e superchiodata e che si va tranquilli mi salta un po la mosca al naso, provate ad essere la in mezzo alla NE magari con il tempo incerto ed i camini finali bagnati o peggio ghiacciati e poi me lo direte se la ‘Cassin’ è così facile come molti la dipingono.
Dopo averla salita, scendendo in Val Masino mi son sentito, come spesso accade dopo una salita, sereno e soddisfatto e la mia voglia di scalare era soddisfatta. Purtroppo questi sono solo dei momenti che la nostra vita raramente ci offre e vanno assoporati lentamente come un buon bicchiere di vino. In breve il nostro animo ridiventa nuovamente inquieto ed allora ci rimettiamo in moto alla ricerca di qualche altra meta da inseguire.

Accesso: Da Chiavenna oltrepassata la frontiera proseguire in territorio elvetico sino a Bondo dove una strada sterrata (pedaggio di 12 Fr., nel 2003, da pagare in paese presso l’albergo Donato Salis) conduce in Val Bondasca.

Dal parcheggio si percorre il sentiero che si snoda sulla sponda destra (orog.) del torrente sino ad un bivio (panchina e cartelli indicatori). Qui si devia alla propria destra e si scende ad attraversare il torrente per poi iniziare la salita lungo un ripido sentiero che conduce velocemente alla Capanna Sasc Fourà (1904 m), base di partenza per tutte le salite al versante settentrionale del Pizzo Badile.
Dal rifugio seguire il sentiero che conduce alla Capanna Sciora, dopo circa 1 ora di cammino, a 2250 m di quota, si giunge ad un bivio. Prendere a destra e per placche e gande (ometti segnavia) risalire l’evidente dosso prolungamento naturale dello spigolo N. Portarsi poi sul lato occidentale del dosso in direzione di due evidenti nevai che si risalgono direttamente o si aggirano percorrendo delle placche rocciose inclinate; si punta infine ad una selletta posta a circa 2550 m di quota proprio all’inizio dello spigolo N del Badile (1.40 ore dal rifugio).
Dalla selletta è ben visibile la grande cengia che corre alla base della parete NE del Pizzo Badile e sulla quale si trova l’attacco della via. Da ricordare che Cassin e compagni attaccarono la parete direttamente dal Vadrec dal Cengal e che con quattro tiri di corda raggiunsero poi la cengia menzionata, attualmente questa soluzione è in disuso e la maggior parte delle cordate attacca la via dalla cengia basale. Per raggiungere la cengia dalla selletta alla base dello spigolo N si deve scendere per facili rocce verso il Ghiacciaio del Cengalo e rapidamente si raggiunge la grande cengia (spesso neve presente) che si percorre sino alla sua estrema sinistra, dove si trova l’attacco della via Cassin.
Si scalano dapprima alcune facili rocce (III) per imboccare poi un evidente camino formato da una lastra staccata che si percorre al suo interno (IV) raggiungendo la base di un diedro dove si sosta (ch.; circa 40 m).
Salire con bella arrampicata (V+) il diedro con la fessura sul fondo (ottimamente proteggibile con protezioni veloci) superato il quale si raggiunge verso sinistra la sosta (25 m ca., la via originale percorre invece, con difficoltà di IV+, il cosidetto diedro ‘Rebuffat’).
Seguire la bella fessura verso sinistra (IV, ben proteggibile).
Proseguire lungo la fessura per altre due lunghezze (III) sino ad un masso staccato.
Traversare a sinistra alcuni metri per immettersi poi in un diedro che si risale per due tiri (V) per raggiungere al termine il luogo ove Cassin & Co. effettuarono il loro 1° bivacco.
Scendere alcuni metri e traversare verso la propria sinistra sino ad un diedro (IV+).
Traversare a sinistra per placche con percorso non molto evidente (IV).
Salire diritti, evitare un tettino (V) e poi rientrare verso destra (IV).
Obliquare a destra, salire lungo un diedro e uscirne verso destra (IV e V).
Proseguire verso destra sino a raggiungere un buon punto si sosta (facile).
Salire una fessura obliqua verso sinistra (IV).
Proseguire, obliquando verso sinistra, per facili rocce (III+) per tre tiri di corda raggiungendo così la grande cengia detritica posta nei pressi del colatoio centrale.
Non portarsi nel colatoio!, ma salire diritti lungo l’evidente diedro soprastante. Lo si scala con bella ed impegnativa arrampicata (V e VI, qualche ch. da integrare con protezioni veloci) e dopo una ventina di metri, in corrispondenza di un marcato strapiombo che chiude il diedro, uscire verso destra e sostare (2 ch., sosta scomoda).
Traversare verso destra (IV) ed in breve raggiungere una buona sosta (non tentare di raggiungerla con il tiro precedente, la corda fa molto atrito).
Salire la fessura soprastante (V-).
Attraversare a sinistra e poi salire diritti lungo una fessura (IV).
Proseguire in fessura fin sotto un tettino (IV e V).
Aggirare sulla sinistra il tetto e poi rientrare verso destra (V- e VI, ch.).
Scalare lungo placche e poi traversare a sinistra lungo una fessura orizzontale (IV) per poi continuare ancora dirittti (II); si raggiunge così il 2° bivacco Cassin.
Salire la bella fessura (IV e V, numerosi ch.) che si sviluppa verso destra e che porta all’imbocco dei camini che caratterizzano la parte sommitale dell’itinerario, sostare comodamente alla base dei camini (sosta con spit, tiro lungo).
Salire il camino con arrampicata faticosa ad incastro ed opposizione (IV e V) incontrando il primo chiodo piuttosto in alto sulla sinistra e poi un secondo sulla faccia destra del camino laddove questo presenta il suo passaggio più ostico (V+), superata la strettoia che contraddistingue questo tratto raggiungere una comoda sosta (sosta con spit, tiro lungo).
Si arrampica ancora nel camino (IV e V-), superando un marcato ma ben appigliato strapiombo (ch.) e sostando ancora all’interno del diedro-camino (sosta con 2 ch.).
Non salire diritti nel diedro camino ma obliquare leggermente verso sinistra scalando delle facili placche ma con lame instabili (IV, 1 ch.), dopo circa una ventina di metri si trova una sosta (2 ch.).
Continuare diritti con arrampicata delicata a causa della presenza di lame instabili e dopo una decina di metri imboccare il canale finale dove la roccia diviene più salda (IV, 2 ch.), proseguire fin ove possibile e poi approntare una sosta.
Un ultimo tiro (IV, circa 25 m) conduce sullo spigolo da dove con tre tiri (III e IV) si raggiunge la sommità della montagna.
Per la discesa conviene percorrere la via normale che si sviluppa sul versante meridionale e che conduce al Rifugio Gianetti in alta Val Porcellizzo. Dalla vetta si scende per facili rocce nell’ampio canale roccioso che caratterizza la via di discesa (sono presenti una serie di soste attrezzate con anello resinato per le calate in corda doppia). A circa due terzi della discesa è necessario abbandonare il canale e seguendo una cengia leggermente ascendente verso destra (spalle a monte, tracce ed ometti segnavia) si raggiunge la piccola croce metallica posta alla sommità di un caratteristico caminetto. Effettuare una doppia di 25 m lungo il caminetto (è quello più a sinistra guardando verso valle) e raggiuntane la base deviare subito a destra (faccia a valle) oltrepassando il filo di cresta e portandosi così sulle facili placche iniziali della via normale. In caso di errore, se si continua la discesa in doppia nel canale, sono comunque attrezzate le soste per le calate (a testimonianza della facilità di sbaglio); in questo caso si deve prestare molta attenzione alle eventuali scariche di sassi che vengono convogliate nel canalone. Giunti alla base della montagna si raggiunge in breve, per gande e poi per sentiero, il Rifugio Gianetti.

Dislivello: 900 m
Sviluppo: 1200 m
Difficoltà: TD+, passaggi sino al VI
Tempo di percorrenza: 8.30 ore
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Messaggioda dixi_dix » gio ago 05, 2004 13:35 pm

grazie, fin troppo esaudiente :roll: :wink:
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Messaggioda HEMMING » gio ago 05, 2004 13:39 pm

sono stato al Badile giovedì scorso e la Cassin si attacca solo dal ghiacciaio causa grossi blocchi di neve dura che intasano la cengia e sono pronti a cadere da un momento all'altro .. è morta anche una guida famosa per questo poche settimane fà...c'è scritto anche su Pareti
ciao
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Messaggioda simo il 4 CG » gio ago 05, 2004 13:41 pm

HEMMING ha scritto:sono stato al Badile giovedì scorso e la Cassin si attacca solo dal ghiacciaio causa grossi blocchi di neve dura che intasano la cengia e sono pronti a cadere da un momento all'altro .. è morta anche una guida famosa per questo poche settimane fà...c'è scritto anche su Pareti
ciao


cosa hai fatto?
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Messaggioda gug » gio ago 05, 2004 13:48 pm

Fabrizio Righetti ha scritto:La ?Cassin? al Badile era sempre nei miei progetti, tutti quelli che incontravo mi dicevano di averla fatta, che era una bella via e che era ben chiodata, insomma mi sembrava di essere l?unico a non averci scalato sopra. Per un motivo o per l?altro, come spesso accade ai sogni, non riuscivo a concretizzarlo.

.......

Così a lungo l?avevo desiderata e studiata sui libri che a posteriori posso dire di averla immaginata proprio così come l?ho trovata.
.........


Dopo averla salita, scendendo in Val Masino mi son sentito, come spesso accade dopo una salita, sereno e soddisfatto e la mia voglia di scalare era soddisfatta. Purtroppo questi sono solo dei momenti che la nostra vita raramente ci offre e vanno assoporati lentamente come un buon bicchiere di vino. In breve il nostro animo ridiventa nuovamente inquieto ed allora ci rimettiamo in moto alla ricerca di qualche altra meta da inseguire.




.....hai espresso molto bene quel sentimento di sogno, di attesa e di soddisfazione temporanea che sento sempre anch'io quando mi innamoro di una via e che mi fa tanto amare l'alpinismo.


.....il prossimo sogno è lo "Spigolo Vinci"! :wink: :D
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Messaggioda stefanop » mar ago 24, 2004 15:25 pm

L?ho fatta la settimana scorsa.
Non servono ramponi e si parte dalla cengia , si passa sotto l'unico di questi enormi blocchi di neve rimsto
Qualche informazione che io non ho trovato da nessuna parte.
Per arrivare al rif sasc foura 1ora e mezza di ripido sentiero e da qui 2ore e trenta circa per l?attacco.
Per chi non vuole dormire al rifugio risparmiando soldi e il giorno della via, anche qualche centinaio di metri dislivello, possono trovare dei praticelli atti alla sistemazione della tenda (qui ho visto diverse tende ma non credo però fossero tanto comode) poco prima di dove il sentiero per il rifugio siora scende al ghiacciaio (il viale, poco più di un?ora dal sasc foura).
Dopo il viale, salendo ancora, si trovano invece innumerevoli posti da bivacco, si vedono muretti a secco ovunque, qualcuno anche al coperto sotto qualche roccione.
Per gli ??esigenti??? non accontentatevi del primo che incontrate ma dopo una ventina di minuti dal viale si intravede sulla sx un muretto a secco sotto un enorme masso.
Eccezionale posto da bivacco (2 posti comodi ) penso il massimo che si puo trovare in giro: asciutto (abbastanza), pavimentato, direi anche pulito tutto sommato (tenendo presente che è solo una grotta), grande, spazioso e alto, si possono usufruire dei stuoini che sono già in loco, magari coprendoli con un nylon o integrandoli con i propri. Acqua corrente infondo al ??viale??.
Da qui in un?ora si arriva all?attacco. Se non vi basta la Cassin, i giorno dopo, da qui, in un?ora e mezza o poco più potete andare a farvi il ??ferro da stiro ?.
Il posto da bivacco più vicino all?attacco invece é sopra il cocuzzoletto piatto che si trova a sx della spalla da dove si scende per arrivare alla cengia che porta al attacco della cassin. Ho visto gente che bivaccava sembra abbastanza piano ma forse un pò troppo esposto ai 4 venti.

Per quanto vi alziate presto impossibile essere i primi, al bivacco credete di essere i soli ma al mattino il pendio che porta all?attacco vi sembrerà un prato di lucciole.
La via non è così evidente almeno il tratto centrale, così dato in genere le varie ripetitori non hanno mai fatta oppure l?hanno fatta ma non se la ricordano più, se la prima cordata che parte al mattino prende qualche variante per tutta la giornata tutte le cordate (essendo numerose e quasi sempre a vista) forti o brocchi che siano faranno la stessa variante (constatato dopo tre giorrni di osservazioni scientifiche).
Per la discesa dallo spigolo nord, che non conoscevamo per niente, contavamo che qualcune delle 10 cordate che ci stavano dietro (quelli davanti erano già spariti) la conoscessero e ci avrebbero raggiunto. Purtorppo non è stato così?. tutti scesi dal versante italiano. E cosi abbiamo dovuto arrangiarci. La scrivo come l?abbiamo fatta sicuramente non completamente giusta ma?. se non avete altre alternative?.forse può darvi una mano.
Dal punto in cui si esce sullo spigolo scendere lungo il suo filo (3 o 4 doppie mi sembra) su fittoni resinati (le soste della via che percorre lo spigolo nord), la prima era alquanto obliqua e abbiamo rinviato in discesa per evitare eventuali pendoli. Dopo aver sceso una bella placca inclinata si trovano due brevi canalini ghiaiosi uno che scende a dx e uno a sx dello spigolo (faccia a valle) in ambe due si trovano chiodi normali di calata e non fittoni e qui abbiamo perso un bel pò di tempo (dove era il fittone? Boh!!) siamo scesi su quello di dx (sbagliando credo perchè ci siamo trovati sulla parete nord) così abbiamo attraversato facilmente a sx scavalcando lo spigolo dove abbiamo trovato un altro fittone (stranamente scomodo.. come ci si arrivava? Boh!). Da qui abbiamo seguito una linea di doppie attrezzate con un spit e chiodi normali muniti di maglia rapida che seguivano il diedrino piu vicino allo spigolo (non la rampa che era piu a sx) che ci ha portati sul fondo di un enorme diedro. Seguito questo per 1 o 2 doppie ne siamo usciti attraversando a dx verso lo spigolo su una larga cengia con muretti a secco (già ben visibile dall?alto del diedro). Da qui noi siamo abbiamo arrampicato in discesa su un canalino friabile al quanto a sx dello spigolo aiutandoci con qualche doppia ??non omologata??, su spuntoni o clessidre già in loco, puntando alla forcellina sullo spigolo formata da un cocuzzoletto ben visibile dall?alto (quasi sicuramente i fittoni invece sono proprio lungo lo spigolo). Questa forcelletta si vede benissimo dalla sella da cui si scende alla cengia di attacco della cassin e da dove poi parte anche la via sullo spigolo nord (alla partenza dateci un?occhiata). Qui si ritrova un bel fittone resinato. Con una doppia ci si cala stavolta a dx dello spigolo un pò in obliquo e cercando di raggiungere nuovamente lo spigolo e qui (cercando bene) si trova un altro fittone. Noi qui abbiamo fatto un?altra doppia da 50 m sempre a dx dello spigolo fino a una cengetta ben battuta (compresa di immondizie inconfondibile segno del passaggio umano) da cui seguendola verso lo spigolo e scavalcando una breve paretina che la chiude (passaggio non banale) ci si trova sul lato sx dello spigolo su un facili roccette che in 5 minuti porta sulla sella di partenza dello spigolo e della cassin.
Una particolarità della discesa è che spesso le doppie si fanno su pendii inclinati e quindi quando lanci le corde rotolano e tendono ad aggrovigliarsi sommando poi l?attorcigliamento dato dal discensore si può immaginarsi cosa ne viene fuori, il che a lungo andare fa un po? arrabbiare??. del che se ne sono accorti molto probabilmente non solo a Bondo, nel fondovalle Svizzero, ma probabilmente anche al Giannetti sul versante Italiano.
Abbiamo impiegato circa quattro ore ma con le idee più chiare sicuramente si può togliere almeno un?ora.
L?unica particolarità sicuramente poco importante in questo contesto, è che tutte le doppie fino alla cengetta finale, le abbiamo fatte nelle 4 ore, invece dello scavalcamento del masso e dei 5 minuti di roccette che ci separavano dal sentiero di discesa, c?è ne siamo accorti all?alba del giorno dopo?(brrrrrr)
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Messaggioda Drugo Lebowsky » mar ago 24, 2004 19:59 pm

stefanop ha scritto:L?ho fatta la settimana scorsa.
...........................................................


...ancora un pò e potevi scriverne un romanzo, anzi una Treccani... :roll:
che prolisso: tante parole perv dire che se sei brocco...batti brocche... :twisted:
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Messaggioda stefanop » mer ago 25, 2004 15:11 pm

Drugo Lebowsky ha scritto:
stefanop ha scritto:L?ho fatta la settimana scorsa.
...........................................................


...ancora un pò e potevi scriverne un romanzo, anzi una Treccani... :roll:
che prolisso: tante parole perv dire che se sei brocco...batti brocche... :twisted:


é vero sono brocco ma mi diverto. Tu sei forte ma ......te lo sei letto tutto eh..!! E quando sarà ora (se mai ... sarà) son sicuro che ne farai buon uso.
Divertiti Boss... ricordati che a stare troppe ore davanti al computer provoca la scoliosi... vai in montagna qualche volta ... ciao!! :lol:
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