Emilius profanato e umiliato

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Emilius profanato e umiliato

Messaggioda Franz1079 » mer mar 09, 2005 19:11 pm

Sarà forse una notizia vecchia, ma visto che si parla di altri scempi...Dopo la costruzione dell'inutile rifugio Arbole nel 98, dopo l'assurdo "sentiero attrezzato" alla vicina Punta Valletta, sti stronzi se ne sono inventata un'altra: attrezzare la cresta ovest del Monte Emilius a mo di ferrata, in quanto più vicina al rifugio della via normale. Chiedo: chi ha dato il permesso per uno schifo simile? Regione VdA, progressista ed autonomista: chi c***o ha dato il permesso???
Che schifo....
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Messaggioda Zio Vare » mer mar 09, 2005 21:11 pm

... ma la domanda forse è: chi l'ha detto che ci vuole un permesso? Quando attrezzi una via ci vuole un permesso? Quando si chioda una falesia ci vuole un permesso? Chi può vietare di costruire una ferrata in Valle d'Aosta? Credo nessuno visto che comunque la VdA è una regione che conta pochissime ferrate a paragone delle Alpi Orientali e quindi non si è mai posta la "questione ferrate" in modo così massiccio come in altre regioni d'Italia.
Poi ci si potrebbe chiedere: perchè non si potrebbe costruire una ferrata? Cosa c'è di sbagliato? E lì comincerebbe l'eterno discorso ferrate nuove sì / ferrate nuove no che non è molto diverso da spit sì / spit no.
Dove si può leggere qualcosa a proposito di questa iniziativa?
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Messaggioda ghizlo » gio mar 10, 2005 0:17 am

Zio Vare ha scritto:Dove si può leggere qualcosa a proposito di questa iniziativa?


:?:
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Messaggioda Roberto » gio mar 10, 2005 0:34 am

Mi sembra che in valle d'Aosta vogliano recuperare in fretta il terreno perso rispetto alle Dolomiti, dove a ferrate non scherzano. Purtroppo è la legge del profitto e speriamo che si fermino quì!
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Messaggioda esteban » gio mar 10, 2005 9:53 am

Vorrei ricordare che:

- il rifugio Arbolle non è un castello nato dal nulla, ma è stata la ristrutturazione di un vecchio alpeggio ad opera di un consorzio locale, durata tra l'altro troppi anni;

- la sopra menzionata cresta era stata percorsa sì e no 10 volte negli ultimi 10 anni, non per le difficoltà, ma per la scarsa qualità della roccia (un bel marcione).
Secondo me non si è di certo deturpata una via famosa, ma si è favorita la frequentazione di un angolo abbandonato.
Tra l'altro la ferraglia non è assolutamente visibile da lontano; solo l'unico ponte tibetano è appena visibile - ben sapendo dove si trova - dalla Punta Valletta.

L'unico dubbio rimane sulla notevole quantità di soldi spesi che potevano essere utilizzati altrimenti.
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Messaggioda Giuliano » gio mar 10, 2005 10:54 am

Roberto ha scritto:Mi sembra che in valle d'Aosta vogliano recuperare in fretta il terreno perso rispetto alle Dolomiti, dove a ferrate non scherzano. Purtroppo è la legge del profitto e speriamo che si fermino quì!


Fino a pochi anni fa la Val d'Aosta (e anche il Piemonte, se è per questo) non contava praticamente nessuna via ferrata. Il proliferare di questi tipi di percorsi è dovuto principalmente al nuovo business che le guide alpine e qualche ATP hanno intravisto, basandosi principalmente sull'esempio della vicina Francia, dove molti paesini hanno tratto benefici economici dall'installazione di ferrate. Sempre in analogia con essi, si tratta per lo + di percorsi di bassa quota, magari in ambienti già pesantemente antropizzati (es. le 2 ferrate di Gressoney), che non seguono vie logiche di salita ma superano le principali difficoltà con profusione di scalini. Sempre per fornire adrenalina ai fruitori (diciamo che questi percorsi, se mi passate l'esempio, stanno alle ferrate dolomitiche come la falesia sta alle vie di montagna) abbondano i ponti tibetani e i tratti verticali.
Il caso di vie poste in alta montagna è stato finora molto raro (a me viene in mente solo la Ciao Miki al Monte Mars) evidentemente l'attrezzatura di queste 2 nuove ferrate, su cime peraltro già raggiungibili da escursionisti mediamente esperti, si spiega con lo scopo di incrementare l'attività di qualche rifugio, struttura turistica e/o impianto di risalita in zona, senza dimenticare le guide stesse che naturalmente l'estate prox le metteranno sicuramente in calendario.
Dato che business is business e che la maggior parte delle comunità locali sembra decisamente contenta dell'installazione di nuove ferrate, mi dispiace per voi ma preparatevi ad un loro proliferare.

Ciao

Giuliano (ferratista che ritiene esistano comunque abbastanza percorsi di questo tipo)

PS: naturalmente sulle montagne lontane da rifugi e funivie non penso verrà mai costruita nessuna ferrata
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Messaggioda Giuliano » gio mar 10, 2005 11:21 am

esteban ha scritto:Vorrei ricordare che:

- il rifugio Arbolle non è un castello nato dal nulla, ma è stata la ristrutturazione di un vecchio alpeggio ad opera di un consorzio locale, durata tra l'altro troppi anni;

- la sopra menzionata cresta era stata percorsa sì e no 10 volte negli ultimi 10 anni, non per le difficoltà, ma per la scarsa qualità della roccia (un bel marcione).
Secondo me non si è di certo deturpata una via famosa, ma si è favorita la frequentazione di un angolo abbandonato.
Tra l'altro la ferraglia non è assolutamente visibile da lontano; solo l'unico ponte tibetano è appena visibile - ben sapendo dove si trova - dalla Punta Valletta.

L'unico dubbio rimane sulla notevole quantità di soldi spesi che potevano essere utilizzati altrimenti.


Ho salito l'Emilius un po' di anni fa e sono passato davanti al rifugio senza perlatro entrarvi. Non mi ha fatto un impressione negativa dal punto di vista dell'impatto ambientale, visto da lontano sembra una baita ben tenuta. Dal punto di vista della sua utilità a livello escursionistico/alpinistico se ne potrebbe discutere, tuttavia questo è un problema comune a molte strutture di questo tipo, alcune peraltro di proprietà CAI. In realtà credo che il grosso del suo giro d'affari sia dovuto principalmente alle famigliole che salgono da Pila in funivia (questa sì francamente orribile).
Per le ferrate risulta anche a me che non si inseriscano su vie alpinistiche, il costo è probabilmente stato giustificato calcolando un possibile ritorno economico sul territorio.
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Messaggioda dogon » gio mar 10, 2005 14:28 pm

Non conosco le Alpi occidentali...in Dolomiti le ferrate c'erano già prima che io iniziassi a rifrequentare le montagne. All'inizio ne ero profondamente ostile, forse perchè influenzato da certo integralismo ambientalista. Ora sono convinto che c'è molta ipocrisia al riguardo.
Ho seguito la polemica ruotante attorno all'ultima che i carabinieri (o i finanzieri, boh) hanno attrezzato 2/3 anni fa in Val Gardena, dalla Vallunga allo Stevia (non so se nel frattempo è stata smantellata). Disturbo della nidificazione, assalto della montagna, pericolosità i temi più invocati...come se i rapaci fossero disturbati solo dalla presenza di qualche ferratista e non dall'alta frequentazione della zona...come si una ferrtata ben nascosta arrecasse più danni ambientali di numerosi sentieri quasi congestionati...come se certi sentieri, ormai trasformati in solchi scivolosi, fossero meno pericolosi di un tracciato protetto.
Il tema non mi interessa particolarmente, ma credo che molte ferrate in ambito dolomitico (e su terreno 'marcio', alpinisticamente di interesse nullo) possano permettere a molti di conoscere posti interessanti anche dal punto di vista storico oltre che ambientale.
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Messaggioda AlbertAgort » gio mar 10, 2005 15:18 pm

esteban ha scritto:Secondo me non si è di certo deturpata una via famosa, ma si è favorita la frequentazione di un angolo abbandonato.


che puttanata. la natura non è mai abbandonata, la natura è li, e meno la si valorizza e meglio sta.
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Messaggioda J&J » gio mar 10, 2005 18:35 pm

esteban ha scritto:Vorrei ricordare che:

- il rifugio Arbolle non è un castello nato dal nulla, ma è stata la ristrutturazione di un vecchio alpeggio ad opera di un consorzio locale, durata tra l'altro troppi anni;

- la sopra menzionata cresta era stata percorsa sì e no 10 volte negli ultimi 10 anni, non per le difficoltà, ma per la scarsa qualità della roccia (un bel marcione).
Secondo me non si è di certo deturpata una via famosa, ma si è favorita la frequentazione di un angolo abbandonato.
Tra l'altro la ferraglia non è assolutamente visibile da lontano; solo l'unico ponte tibetano è appena visibile - ben sapendo dove si trova - dalla Punta Valletta.

L'unico dubbio rimane sulla notevole quantità di soldi spesi che potevano essere utilizzati altrimenti.


Concordo per quanto riguarda il rifugio...è utile e non si mangia niente male....ma la ferrata potevano risparmiarsela. Invece assai più utile ed intelligente (ed anche meno caro) il posizionamento delle catene per effettuare il traverso che conduce al Col Peccoz.... :roll:
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Messaggioda Zio Vare » gio mar 10, 2005 20:13 pm

esteban ha scritto:Vorrei ricordare che:

- il rifugio Arbolle non è un castello nato dal nulla, ma è stata la ristrutturazione di un vecchio alpeggio ad opera di un consorzio locale, durata tra l'altro troppi anni;

e non sembra neanche così brutto

Immagine

http://www.altaquota.it/SchedaRifugio.a ... fugio=1463

Rimango comunque dell'idea che i veri problemi della montagna siano altri e che una ferrata come quella descritta da esteban dia maggior adito alle pippe mentali che a vere questioni di gestione dell'ambiente alpino.
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Messaggioda grizzly » ven mar 11, 2005 10:36 am

J&J ha scritto: Invece assai più utile ed intelligente (ed anche meno caro) il posizionamento delle catene per effettuare il traverso che conduce al Col Peccoz.... :roll:


Ecco bravo... che ho visto gente tornarsene indietro delusi... per non fidarsi a far 100 m... e comunque facevan bene come escursionisti...

La cresta ovest volevo farla... poi mi sembrava appunto solo sfasciumi... andrò a vedere...
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Messaggioda esteban » sab mar 12, 2005 20:04 pm

esteban ha scritto:

Secondo me non si è di certo deturpata una via famosa, ma si è favorita la frequentazione di un angolo abbandonato.

AlbertAgord ha risposto:

che puttanata. la natura non è mai abbandonata, la natura è li, e meno la si valorizza e meglio sta.

________________________________________________

A me sembra una puttanata il tuo intervento: categorico, dogmatico e lapidario.
Tanto per rimanere in Vallée, se i boschi - che qui da noi hanno una funzione primaria di protezione - fossero abbandonati come tu asupichi, ci sarebbero numerosi dissesti idrogeologici in più.
Magari tu non lo sai e hai camminato trullo trullo in Vallée, ogni tanto incontrando strani segni rossi o bianchi sugli alberi: ci sono precisi piani economici di assestamento forestale che permettono una "manutenzione" adeguata di tutti i boschi valdostani, tornando sulle stesse "zone" ogni 10 anni.
Ti ho fatto un esempio a caso, ma gli stessi ragionamenti sono validi per tutti i campi che tu chiami natura (catasto valanghe, catasto frane e conseguenti lavori, ecc. ecc.).
Il tuo ragionamento (se così si può chiamare...) può forse essere valido nelle sconfinate lande asiatiche o americane, non certo nella superantropizzata vecchia Europa.
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Messaggioda Zio Vare » sab mar 12, 2005 21:40 pm

esteban ha scritto:ogni tanto incontrando strani segni rossi o bianchi sugli alberi: ci sono precisi piani di assestamento forestale che permettono una "manutenzione" adeguata di tutti i boschi valdostani

Esattamente, ed in particolare i segni sugli alberi (talvolta accompagnati da un numero) sono i limiti delle particelle forestali che suddividono il bosco in aree omogenee che vengono utilizzate nella stesura e nella applicazione del piano di assestamento.
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Messaggioda AlbertAgort » sab mar 12, 2005 22:11 pm

esteban ha scritto:esteban ha scritto:


Tanto per rimanere in Vallée, se i boschi - che qui da noi hanno una funzione primaria di protezione - fossero abbandonati come tu asupichi, ci sarebbero numerosi dissesti idrogeologici in più.


stavamo parlando di ferrate e rifugi, non di abbattimento di alberi ammalati. resto comunque dell'aopinione che un intervento umano non faccia altro che danneggiare il naturale corso delle cose. Non mi torna il discorso dei dissesti. Dirai: "anche tu sfrutti i sentieri", certo, so di essere un invasore dellla montagna, cerco di prendere e danneggiare il meno possibile, anche se qualche pianta la devo rovinare per puro egoismo.
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Messaggioda Zio Vare » sab mar 12, 2005 22:32 pm

forse ti sfugge un particolare: non esitono in Italia boschi "naturali", tutto quello che vedi è frutto dell'intervento umano diretto od indiretto sui popolamenti forestali. Anche laddove passano i sentieri e i boschi vengono percorsi prevalentemente da escursionisti si applica una pianificazione degli interventi forestali che valorizzi la funzione "ricreativa" del bosco piuttosto che quella produttiva o quella di protezione. un bosco pulito, un bosco "ordinato" un bosco bello non è un bosco naturale nel senso letterale che ormai si dà al termine (incontaminato e mai toccato dall'uomo).
Non curare e gestire i boschi non significherebbe passare immediatamente ad un bosco naturaliforme ma si passerebbe per decine e decine di anni (a seconda delle situazioni) attraverso fasi di crolli generalizzati con l'aumento di biomassa morta a terra, fattore che caratterizza qualsiasi bosco veramente "naturale". Forse in 200-300 anni si arriverebbe al bosco che vuoi tu, un bosco senza intervento umano, ma questo significherebbe cancellare la percorribilità e la fruizione turistica del bosco, cancellare un patrimonio forestale che nonostante tutto è anche un patrimonio culturale in equilibrio con le popolazioni che lo curano e lo gestiscono (vedi il caso della val di Fiemme, del Bosco del Cansiglio, dei tantissimi lariceti "artificiali" della Alpi Occidentali), significherebbe anche cancellare il lavoro di chi cura il bosco e cancellare la filiera produttiva del legno che comunque è una fonte rinnovabile di energia (caldaie a cippato a livello comunale e stufe a legna) ed una fonte di reddito laddove ci siano degli assortimenti di qualità assicurati proprio da una corretta gestione del bosco (legno di risonanza del bosco di Paneveggio tanto per fare un esempio di prim'ordine).
Un bosco che non crolla, un pascolo ben gestito senza sentieramenti ed erosioni sono anche delle fondamentali funzioni protettive per quanto riguarda la regimazione delle acque e la difesa del suolo.
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Messaggioda AlbertAgort » sab mar 12, 2005 23:42 pm

si ma infatti mica parlavo del bosco delle fiabe. nei pressi di casa mia ho alcuni esempi di boschi lasciati a se da ormai un secolo, o forse mai toccati. parlo di quote sotto dai 600 ai 2000m, e devo dire che sono boschi abbastanza brutti a vedersi, pieni di arbusti, poco attraversabili se non per miseri sentieri poco battuti. un sentierino in mezzo a un bosco, fatto solo dal calpestio e da qualche ramo spezzato a mio parere non si possono definire antropizzati
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Messaggioda Zio Vare » dom mar 13, 2005 0:01 am

Difficile che un bosco vicino a delle case o comunque ben raggiungibile non sia mai stato toccato da 100 anni a questa parte, con le 2 guerre mondiali di mezzo. Non si tratta di parlare del bosco delle fiabe. Per secoli in Italia il bosco (ed in particolare il castagneto da frutto e da legna) è stato il compagno di un'economia contadina povera, prova ne è il fatto che trovi il larice dove e quando non ci dovrebbe essere, anche a quote bassissime o il castagna anche laddove per clima e suolo ha una produttività bassissima.
In Italia siamo ricchi di boschi poveri. Senza contare i boschi di invasione sui pascoli abbandonati. Assortimenti retraibili di scarso valore, polverizzazione fondiaria, scarso interesse politico verso la gestione dei boschi (spesso è solo un costo e i costi non portano voti) etc etc... siamo pieni di ambienti che di fatto sono ancora antropizzati perchè risentono di quello che l'uomo ha fatto per centinaia di anni. Non si può lasciare andare di colpo un equilibrio mantenuto bene o male per secoli. Non ne trae giovamento nessuno. Un bosco brutto non è un bosco naturale.
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Messaggioda il.bruno » dom mar 13, 2005 18:32 pm

Credo che la natura viaggi più in fretta di quel che si dica qui, in Valgrande ad esempio la cosiddetta wilderness ha recuperato terreno in pochi decenni.
Comunque l'idea di AlbertAgor che l'intervento dell'uomo sulla natura è deleterio per definizione non mi piace. L'uomo è un essere vivente come gli altri, più capace di altri di manipolare e modificare la realtà e la natura. In un certo senso le nostre opere sono come le dighe dei castori o le tracce di sentiero lasciate dai camosci.
Nei secoli l'uomo interagendo con la natura e la realtà ha talvolta trovato degli equilibri che gliel'hanno fatta apprezzare ancor di più, l'hanno resa più accogliente e familiare, un posto migliore dove vivere. In montagna si vive certamente meglio di una volta. Oppure, altro esempio, in certi posti le baite e le mulattiere abbandonate, magari invase dal bosco che torna, sono degli spettacolari testimoni del secolare rapporto uomo-montagna e possono essere di esempio anche per noi oggi.
La nostra grande capacità di manipolare la natura ci rende però capaci anche di modifiche molto più pesanti e deleterie, ma la possibilità del male non può diventare un'obiezione per dire che tutto è cattivo, se no anche il respirare diventa sfruttamento egoistico, ed è evidente che non è vero. Certo non bisogna nemmeno chiudere gli occhi davanti agli errori.
Si tratta di imparare a trattar bene le meraviglie che ci troviamo intorno, per goderne ancor di più.
Sottolineo che io mi godo molto di più ambienti selvaggi che non ambienti antropizzati, ma non posso nemmeno pretendere che tutti i posti siano come i boschi abbandonati dell'Agordino. Ad esmepio se avessi dei figli piccoli sarei contento di trovare in montagna pascoli puliti con baite e fontanelle, non certo roveti infestati da zecche.
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Messaggioda Zio Vare » dom mar 13, 2005 20:44 pm

il.bruno ha scritto:Credo che la natura viaggi più in fretta di quel che si dica qui, in Valgrande ad esempio la cosiddetta wilderness ha recuperato terreno in pochi decenni.

Diciamo che la wilderness ha recuperato terreno in fretta se intendi per wilderness l'abbandono praticamente totale dell'ambiente da parte dell'uomo. Non conosco bene la Valgrande ma non credo che i segni del passaggio dell'uomo non ci siano più. La wilderness, la naturalità, non è solo abbandono del territorio. Un bosco che invade un pascolo abbandonato da 100 anni non è sicuramento quello che trovarono i primi uomini arrivati sul posto che cominciarono a tagliare alberi che lasciarono il posto a pascoli e coltivazioni. Vedile un po' come pippe mentali, ma certe dinamiche naturali richiedono moltissimi anni, ben più di quelli che noi siamo abituati a considerare come "tempi lunghi", soprattutto in montagna dove le condizioni climatiche e la lenta evoluzione dei suoli sono un primo fattore di rallentamento.
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