da flow » gio lug 21, 2016 16:37 pm
Fare alpinismo è un'attività che va oltre il piacere della natura o lo sport, è un'attività che ti fa sentire vivo, che ti dà il metro preciso di chi sei, di cosa puoi fare. Sei tu e la parete, la montagna, senza "certificazioni", compromessi, false sicurezze.
In parete capisci che sei vulnerabile, che puoi farti male se sbagli e la tua attenzione diventa quasi un'applicazione della filosofia zen, dove le tue azioni devono essere precise, elaborate, affinate, mai improvvisate.
In auto, per le normali strade, rischi la vita ad ogni incrocio e chissà quante volte la fatalità ti permette di scamparla per un attimo. Magari l'autobus era in ritardo mentre eri scivolato dalla tua moto, oppure arriva puntuale e ti manda al creatore. In un caso o nell'altro spesso non ce ne accorgiamo. In parete ogni momento capisci che sei vulnerabile, che un errore è teoricamente fatale. Questo ti fa sentire più vivo, ti fa capire cosa significa "esserci", vivere fino in fondo.
Ammetto, questa sensazione può portare alla "perdizione", alla quasi dipendenza da questa emozione: sentirsi vivi.
Nella vita di tutti i giorni senti che manca qualcosa, che l'emozione di vivere sul serio ha bisogno di un'altra dose di verticalità. E torni in montagna, scali cercando di trovare quello che ti manca tutti i giorni: il gusto della vita.
Insomma, per me l'alpinismo è "vivere forte", è mettersi in gioco, fare un'attività che va oltre lo sport, che ti dà la sensazione di essere speciale, anche se so che speciale non sono.
L' alpinismo è un'attività in cui il "pericolo" lo senti e lo percepisci. Questa sensazione di "essere in gioco" è una delle motivazioni che ha spinto l'uomo ad andare avanti, non fermarsi su posizioni comode e sicure. E' dentro di noi sentirci messi alla prova. L'alpinista cerca questo in modo personale, senza far rischiare ad altri questa sua necessià.
Oltre a questo occorre distinguere due precisi livelli di alpinismo, quello di chi rischia davvero e quello di chi vuole solo sentirsi in gioco, rischiando in modo calcolato.
La maggior parte degli alpinisti scala per puro piacere e non apprezza rischiare davvero, quindi va su vie conosciute, al di sotto del proprio limite, in zone comode, con compagni affidabili... con minimi rischi oggetivi. Per questo pareti come le Spalle, le Fiamme di Pietra .... sono affollate.
Quando sei impegnato nella scalata e senti che "sei in gioco", capisci che un errore può essere fatale, tutti i sensi sono allertati e non muovi un muscolo se non hai la certezza che è il movimento giusto, l'eventualità di un incidente è più remota che la possibilità di cadere in gabinetto e sbattere sul water. Restano i rischi oggettivi, ma appunto per questo la maggior parte degli alpinsti scala su pareti "sicure". Solo una minoranza di "intrepidi" si avventura su pareti come il Paretone.
Gli incidenti poi capitano quasi sempre su tratti facili o in discesa, al ritorno dopo la salita, appunto quando l' allerta di sentirsi in gioco è minore.
Per strada invece non percepisci il vero rischio se non quando, spesso troppo tardi, inchiodi i freni e sbatti. Viaggiamo tutti i giorni con la morte a fianco e spesso capita di assistere a soccorsi, feriti, autoambulaze. Lungo le nostre strade troviamo lapidi, fiori.
Insomma, chi fa alpinismo lo sa che rischia e cerca di evitare incidenti con tutte le manovre, attrezzature e esperienza a disposizione, mentre in auto rischiamo senza sapere di farlo.
In ultimo, ho 55 anni e di cose ne ho viste anche io molte, ho perso amici in parete e sulla strada asfaltata, quando vado a scalare metterò a repentaglio la mia vita ma la vivo fino in fondo.
L'alpinismo è una delle tante discipline che permettono di mettersi alla prova. C' è chi traversa su funi, chi fa paracadutismo, chi pilota auto da corsa, chi moto .... Ci sono una moltitudine di attività che fanno percepire il rischio e il "gioco" è evitare di farsi male.
L' alpinismo è questo e di più, anche perché svolto in un ambiente bello come la montagna.
Forse è un bisogno atavico. La nostra società vive nei confort, nelle "certificazioni", nell'apparente sicurezza ("sicurezza" è la parola magica dei politici). Ci vacciniamo per non rischiare neppure il raffreddore.
Questa "apparente" sicurezza (sottolineo apparente) non fa parte del nostro codice genetico, ancora abituato ai rischi della vita dei nostri antenati. La vita diventa rutine e lo sport (semplificando) può diventare un sistema per riscoprire questo nostro bisogno di rischio (calcolato). Hanno così successo i cosidetti "sport no-limits", dove ci si butta con gli elastici legati ai piedi o si traversa sul baratro sospesi su una fune. Sono mode, la gente apprezza queste emozioni, ormai perse nella vita di tutti i giorni. Mode che passano, un po forzate dai media, spesso abbastanza sciocche.
L'alpinismo non è una moda, da queste emozioni in modo semplice: scalando le montagne.
Questi sono tuoi pensieri, Roberto, che ho sempre tenuto in mente da quando li ho letti in uno dei tanti forum della rete. Mi mancherai. Un ciao a te e a Luca e un abbraccio alle famiglie.
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flow il gio lug 21, 2016 16:47 pm, modificato 1 volta in totale.
L'arte di salire in alto è dono degli dei, e molto spesso non è elargita al pari delle fibre bianche dei muscoli (Manolo)