Cioè sei riuscita a fare migliaia di chilometri per ritrovarti affollata sulla stessa via?
Davvero mi sono fatta all?incirca mille chilometri di viaggio, dei quali più della metà da sola per trovare fila sulla via?

Effettivamente i fatti dicono questo. Ma in quel viaggio, forse in ogni viaggio verso una via, quello che cerco non è solo la via. Lavia, la vetta è la meta, l?obiettivo che mi spinge a dire di sì a tutte quelle domande che prima di decidere di partire mi affollano la mente e mettono in dubbio il senso logico di quel volere andare.
Previsioni pessime loretta parti uguale?

Sì, dai, dopotutto non sono così pessime. Non piove e la temperatura arriva a 4 gradi? e la parete è a sud

Sono un sacco di chilometri da fare in due giorni e mezzo.

Va bè però poi mi riposo sto in ferie se no quando ci vado? Poi le difficoltà non sono così impegnative non mi stanco tanto

E così via?

In realtà questa volta parto perché voglio tornare proprio lì, in quella valle dove un tempo mi sentivo a casa.
La gente del bar sapeva cosa volevo a colazione e quando tornavo dalle scalate senza neanche che glielo chiedessi. Quelli dove andavo a mangiare la sera anche. Mi sentivo coccolata oltre che dalle pareti anche dalle persone che a distanza di mesi mi accoglievano come una di loro. Poi per mille motivi l?incanto si è rotto perché si è rotta la cordata. Quando scalo la montagna, la preparazione, la via sono essenziali ma altrettanto o forse ancora più essenziale è la cordata, è essenziale il rapporto con chi si fa il nodo dalla parte opposta della mia stessa corda. Noi che andavamo lì, in quella valle eravamo una cordata speciale. Piano piano con molto rispetto avevamo iniziato a farci conoscere dalle pareti che si affacciavano in valle e loro ci avevano dato il permesso di salire su alcune delle linee più belle che offrivano. Ce ne mancava una, che era il nostro prossimo obiettivo, e poi molte altre ancora che sarebbero stati gli obiettivi seguenti. Ogni nostra realizzazione ne faceva nascere uno nuovo, sempre nostro. Ma poi all?improvviso questo ?nostro? non c?è stato più. E quella valle era diventata un posto inaccessibile per i troppi ricordi che non avrebbero avuto modo di crescere ancora. Avevo deciso che non ci avrei più messo.
Poi passa il tempo e invece ? sento che "voglio tornare": non ci credo neanche io, ma è così

voglio riprendermi il ?mio? al posto del ?nostro? . per questo forse niente di quello che era in progetto si è concretizzato. Sembrava un gioco dispettoso (o al contrario un'esplorazione?)
Arriviamo e il solito bar è chiuso. Riaprirà la settimana dopo. Si cambia. Nuovo bar, nuova colazione. Niente saluti dalla solita gente. Iniziamo l?avvicinamento verso la parete scelta per il giorno, nel settore sportivo, proviamo la via che avevamo scelto ma passato il tiro chiave ci troviamo a non saper più continuare? strano. Non ci vogliamo credere. Abbiamo passato senza problemi il tiro che era dato come il più difficile dellavia e ci troviamo a navigare nel buio su un tiro di dove la difficoltà non solo cala ma che secondo la relazione è addirittura azzerabile a 5c. proviamo riproviamo, mi faccio anche un mezzo volo perché non voglio crederci ma alla fine ci credo? non passiamo.

Scendiamo. E ripieghiamo su un?altra via visto che è ancora presto e se ne scegliamo una con una difficoltà minore riusciamo sicuramente a chiuderla prima di buio??.. la via che scegliamo ....

il primo spit che vediamo è a una decina di metri da terra, sulla parete grandi macchie di polvere bianca che non sembra essere magnesite e a terra resti di una frana.
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Ok. Si cambia ancora. Alla fine è tardi e il freddo inizia a strillare forte dentro le vene, così facciamo qualche tiro su una nuova via: niente di quello che avevamo in mente si è potuto realizzare.
Però ci facciamo un bel giro di ritorno in mezzo al bosco, un giro che non avevo mai fatto perché di solito su quella parete le vie che facevo erano dalla parte opposta (a parte che finivo le vie e scendevo dal sentiero sopra). Per raggiungere il sentiero dobbiamo aggirare un po? di salti, qualche volta l?intuito non trova la strada giusto e dobbiamo tornare indietro. Insomma siamo immaersi dentro questi alberi, tra queste pietre. Le tocchiamo, ne respiriamo l?umidità e l?odore. e loro respirano il nostro. inizia una nuova conoscenza.
Quando arriviamo alla macchina decidiamo che è ora di cena anche perché se ci infiliamo in un locale smettiamo di sentire freddo. Punto alla mia pizzeria. Chiusa. Pure quella! Non ci credo.

Mi dovevo mangiare la pizza all?ananas che l?ultima volta non mi ero mangiata perché avevo scelto quella alle mele!

Mi prende la tristezza. Mi sembra che questo paese mi stia sputando via. Andiamo in un'altra pizzeria. C?è la pizza all?ananas anche qui ma ora non la voglio più

La notte in tenda non ci fa rendere conto di quanto la temperatura sia scesa, ma basta svegliarsi la mattina, toccare il sacco a pelo e sentirlo fradicio per capire. Fuori è tutto assolutamente ghiacciato. Però l'aria è serena. Andiamo verso la nostra montagna. mentre noi saliamo per il sentiero e poi per il bosco il sole sale per il cielo. Arriviamo dopo di lui alla parete e la troviamo ragionevolmente calda, anzi anche più calda di quanto non fosse stata quella di ieri. Però troviamo anche due cordate davanti a noi. I capicordata l?hanno già fatta quella via quindi ipotizziamo che non dovrebbero esserci problemi. Tanto più che è presto. Invece alle tre siamo ancora al quarto tiro e ce ne mancano altri quattro


È uno scalare senza senso, solo per la vetta. Non mi piace così.

La via è molto bella, si infila in diedri marcati con roccia non sempre buonissima. Devi saper scegliere di cosa fidarti e avere attenzione e delicatezza nel toccare le sue parti fragili per non ferirla ancora. Poi un primo tetto spezza la continuità del gioco di opposizione e lunghe lame aprono quello delle sequenza dulfer. Si merita di essere scalata come si deve una via così, si merita una danza fluida, che si addentra nella sua musica senza interruzioni. Non può essere scalata a ?mozzichi e bocconi? come stiamo facendo noi e magari con la fretta del buio che incalza e che ci impedisce di prestare la giusta attenzione a tutto questo magnifico pezzo di mondo

Così la decisione è semplice. Iniziamo a calarci. Arriviamo nel bosco che inizia a imbrunire. Scendiamo per un ghiaione che ci permette di stare ancora un po? con quella roccia. Non ci è stato possibile scalarla fino in fondo ma non abbiamo perso niente, solo una vetta.
Al contrario ho potuto ricominciare questo gioco di conoscenza. Recuperare quello che di ?mio? è rimasto in questo posto. Cioè ?io? senza posti o riti di qualcosa che è già stato. È nuovo. È diverso. È pulito questo tornare. Tutte queste porte trovate chiuse nei luoghi del passato mi hanno permesso di aprirne altre sul futuro. E la prossima volta sarà diverso.
