Storia dell'arrampicata piemontese.

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Storia dell'arrampicata piemontese.

Messaggioda Payns » ven nov 24, 2006 15:36 pm

Accettati i contributi di tutti!

alter-ego ha scritto:L'arcobaleno controculturale è uno dei titoli di Grassi che mi piace di più, in due parole aveva previsto tutto!

Il secondo tiro, detto anche svasatura, uno dei tiri più celebri e belli della Val di Susa, Grassi ai tempi lo valutò V+. Noi ci buttammo subito a farlo, c'erano solo chiodi a pressione, ma non riuscivo a passare. Ad un certo punto azzardai il passaggio ma non riuscii più a tenere la presa e volai. Fu il primo volo della mia vita. Uno spavento incredibile. Come era che non riuscivo a passare il V+? Gli altri li passavo! Mentre ero in resting passò su una via a fianco Marco Bernardi che stava salendo in scarponi! Riavutomi dallo sconcerto presi al coraggio a quattro mani, dato che ero un pivellino, e gli chiesi se il grado V+ era giusto. Mi rispose: ma che V+, è VI+! Andava già meglio, ma le cose non mi quadravano! Tornai a casa (senza essere tuttavia passato) e mi ricordai che sulla rivista della montagna era appena uscita una tabellina comparativa. Lì si diceva che in Francia si cominciava ad usare una scala compressa ed il VI+ era detto anche VIc, che corrispondeva al VIII- UIAA. Ahhhhhhh, ecco perchè! Per inciso qualche tempo dopo passammo otto ore su Necronomicon, data sulla guida VI+, senza riuscire a risalire! Necronomicon è due tiri!
Poi seppi che Marco, come si usava a quei tempi, quando passò in libera tolse dei chiodi di Grassi, perchè Giancarlo aveva dato V+ tirando i chiodi Allora, proprio come faceva Droyer, per dimostrare la differenza tra la libera e l'A0 tolse i chiodi. Noi poveri tapini non passavamo del tutto! Stessa identica cosa era capitata su Necronomicon in Verdon. Un altro giorno vidi fare la Svasatura a Marco con gli scarponi doppi mentre per me il tempo della libera arrivò solo tre anni dopo, e mi presi finalmente la rivincita!
Ancora oggi, nonostante l'unto, rifaccio volentieri quel tiro anche se giunto in quel punto mi viene sempre un po' l'ansia. Ripenso a quei chiodi a U in quelle fessure orizzontali e quel chiodo a pressione che mi tenne il mio primo volo
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Messaggioda Payns » ven nov 24, 2006 15:53 pm

Il mio incontro con Bernardi è in valle dell'Orco.

E' il 1980, il mese non me lo ricordo. Sono lì con Daniele Caneparo, altri fra cui Roberto Perucca ci devono raggiungere nel pomeriggio, piazzando le tende nel pratone di fronte alla Kosterlitz (ora non c'è più).

Con Daniele andiamo a fare il Diedro del Mistero.

Fare....una parola grossa...

Il primo tiro del traverso, facile lo faccio io. Daniele parte da primo per il diedro ed incomincia a ravanare come un pazzo, la partenza è veramente dura. A furia di tentativi (e di voli sulla mia zucca) riesce a piazzare un nut un pò in alto, ma molto al di sotto del chiodo che c'è subito prima della parte in traveso.

Prova diverse volte ma vola in continuazione. Ed io 'sto incominciando a smarronarmi...

Di sotto vedo tre persone salire. All'attacco si legano ed il primo arriva in sosta. E' Bernardi, seguito da "Grundal" De Michela e mi sembra (ma non ci giuro) Salino.

Bernardi è un signore e ci chiede "Possiamo passare? Se è un problema aspettiamo"

Ovviamente li facciamo passare...che vuoi lasciare in coda Bernardi? Poi c'è De Michela...avere in sosta De Michela che aspetta due pippe non è proprio salutare...

Bernardi sale la prima parte del Diedro in spaccata, incastrino, traverso (fino alla fine). Non mette nulla, rinvia solo il chiodo.

Guardiamo esterefatti l'eleganza e la velocità con cui si è mosso, senza sforzo apparente.

Ci consoliamo nel vedere De Michela che invece accompagna ogni movimento con turpi invettive.

Noi ci caliamo.

La vicenda con Bernardi prosegue sulla fessura della disperazione..ma è un'altra storia....

Sul Diedro tornerò qualche mese dopo e riuscirò a farlo volando tre volte, di cui due a circa metà traverso nel tentativo di trovare un nut che andasse bene.
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Messaggioda alter-ego » ven nov 24, 2006 16:35 pm

ok, per lanciare ulteriormente il topic giusto (tra i due...ma io scherzavo!!!)...posso postare un raccontino che avevo scritto. A chi non interessa salti...ma chi conoscesse i personaggi citati, se mi rimettesse in contatto con loro gliene sarei molto grato. carramba!!! :wink: :? 8O

Sete d?oriente

Torino d?inverno è un acquerello triste ed incolore che ricorda certi quadri impressionisti di Parigi. Gli alberi spogli allungano le loro dita nere verso il cielo grigio, mentre la gente si affretta a salire sui tram e sui pulmann, con il terrore di fare tardi in ufficio. Parlano di Torino come una città operaia perchè qui c?è la Fiat, una fabbrica che dà lavoro a più di cento mila persone. In effetti quasi tutto a Torino ruota attorno alla Fiat: una piccola crisi di questa fabbrica lascerebbe senza lavoro centinaia di famiglie. Sono nato in questa città e sin da studente mi sono abituato alle ore in pulmann necessarie per raggiungere la scuola e poi il posto di lavoro, in silenzio, con lo sguardo perso nei vetri appannati, oppure scrutando tra i pensieri di decine di pendolari.
Un giorno poi sono entrato a lavorare in fabbrica, impacchettavo risme di carta nella cartiera di mio zio. All?inizio ci andavo in bicicletta, sedici chilometri ad andare e sedici a tornare respirando lo smog cittadino in sella ad una Olmo, abituata ovviamente più ai boschi e le montagne che non alle strade cittadine. Non avevo ancora sedici anni, e lo zio mi pagava a cottimo. 10 lire a pacco, riuscivo a fare 4000 lire in mezza giornata: mi sembrava una paga più che onesta. Mio zio era uno che si era fatto da solo, dai suoi non aveva ereditato alcunchè. Da ragazzo nato in un paesino della Val Maira era sceso in pianura e sgomitando e facendosi strada nella giungla padana era alla fine diventato industriale. Credeva nel liberismo economico, era naturale che anche io dovessi fare la gavetta senza favoritismi di nessun tipo. Ma io avevo respirato altra aria e quella vita non era scritta nel mio destino e lui lo sapeva. Dopo aver assorbito a sufficienza il piombo e il petrolio della tipografia, il lavoro in cartiera non mi era sembrato poi così male. Potevo impacchettare risme senza pensare a quel che stavo facendo, e allo stesso tempo sognare di essere lontano. A 19 anni lo zio mi regalò una 124 sport che non usava più. Era una macchina ridicola per un ragazzo quale ero io, ma non c?era certo di che lamentarsi. Di tutti gli amici di arrampicata che avevo, ero l?unico a possedere una macchina, non dovevo più fare quegli interminabili viaggi in bicicletta ed in pulmann. Nessuno osò mai prendermi in giro, tutti ringraziarono il cielo che aveva fatto piovere quel mezzo che rendeva possibile raggiungere valli che prima erano tabù. Con il ?carciofo verde? raggiungemmo il Devouly, dove spaccammo anche la coppa dell?olio, o il lontano Verdon, dopo aver guidato tutta la notte. Era la classica macchina da ?fighetto?, ma la trattavamo come un?R4...
Nelle sere dell?interminabile inverno torinese andavo ad arrampicare nella palestra del Palazzo a Vela, la prima palestra indoor d?Italia. Era un muro in cemento con varie prese in legno. C?erano anche alcune fessure regolari. Allenandomi su queste ero riuscito finalmente a ripetere la Fessura Kosterlitz in Valle dell?Orco, un punto di riferimento di quell?epoca, su cui fiorivano ogni tipo di leggende metropolitane. A tutti sembrava fuori di senno scorticarsi le mani sul cemento per diventare capaci di salire una crepa in un masso, a me sembrava di imparare un?arte marziale allora appannaggio solo di alcuni stregoni quali Gabriele Beuchod, che era grado di salire vie ad incastro addirittura senza corda.
Qui una sera conobbi Janusz e Krystof, due studenti polacchi scappati da Varsavia in seguito ai disordini legati a Solidarnosc. Sicuramente in Polonia erano ricercati dalla Polizia e non potevano ritornare, così stavano alla Casa dello Studente a Torino e frequentavano l?Università. Krystof e Janusz parlavano abbastanza bene l?italiano, Krystof addirittura colorito con vari termini piemontesi. Era uno spasso sentirlo! Con Krystof ci fu un?intesa immediata e fu normale andare ad arrampicare insieme. Era il contrario di me. Gli piaceva tirar tardi e frequentare belle ragazze, la montagna e l?arrampicata erano per lui solo un piacevole diversivo. Per me invece erano la vita stessa, l?aria che respiravo. Per questo mi squadrava sempre con un sorriso ironico e compassionevole. Ma aveva una grande ammirazione per me e mi avrebbe seguito ovunque, anche se spesso scuoteva la testa incredulo, specialmente quando gli proponevo un?uscita in invernale. Mai avrei immaginato che mi sarebbe capitato un polacco amante del sole e delle t-shirt!

Quella mattina di febbraio, dopo aver caricato Daniele, attraversai la città verso il centro dove avevo appuntamento con loro. Ma all?angolo della piazza c?era solo Janusz. Lo rispedii seccato a cercare Kris, ma nella sua camera non c?era e non si sapeva dove cercarlo, finchè lo trovarono addormentato in quella di una studentessa... avevamo perso un?ora e ci attendevano due ore di strada per raggiungere la nostra meta.
Imboccammo la Val Maira che era ancora buio, ma potevo indovinare la faccia di Kris con quel suo sorrisetto. Alla luce fredda del mattino la Rocca Provenzale si ergeva contro il cielo, come un enorme menhir. Questa era la valle dove era nato mio zio e parcheggiai la sua macchina alla fine della strada, contro un muro di neve, come la parcheggiavo nel cortile della sua fabbrica. Ma non c?erano quattro mura ad attendermi e ci avviammo tra i campi bianchi verso la nostra parete, mentre il sole cominciava già ad indorare le rocce quarzitiche.
Tutto scivolò via in fretta, ed aprimmo una bella via, non eccessivamente difficile, sulla parete della Torre Castello, a fianco al famoso Diedro Calcagno che da lì a poco avrei affrontato in solitaria. Ci ritrovammo tutti e quattro in cima nella luce limpida del pomeriggio invernale, mentre il sole stava velocemente scendendo dietro la cima dello Chambeyron. Battezzai la via Sete d?Oriente, in omaggio ai foulard di Kris, ma anche ai libri di Hesse, che riempivano le mie notti di allora. Raggiungemmo la macchina che era nuovamente buio e la città mentre si stava preparando ad un nuovo lunedì di lavoro.

Successivamente ho perso le tracce di Kris e Janusz. Scaduto il permesso di soggiorno, l?unica alternativa per Kris di restare in Italia era sposarsi con un?italiana e trovare un lavoro. Riuscii a procurare un?amica cinquantenne di mia madre disposta ad un matrimonio di facciata, in modo da evitare la partenza per la Polonia. Kris si sposò, ma di lì a poco io lasciai Torino e la vita ci divise. Forse, quando la situazione poltica del loro paese si è normalizzata, Kris e Janusz sono tornati in Polonia. Forse stanno arrampicando in inverno sui Tatra, forse sono padri di famiglia con un lavoro sicuro e ben retribuito ed hanno dimenticato l?alpinismo...e quella bella giornata di un lontano febbraio.
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Messaggioda paolo s4 » ven nov 24, 2006 16:36 pm

=D>
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Messaggioda grizzly » ven nov 24, 2006 16:58 pm

:smt020... questa è musica, per le mie orecchie... :smt038 ...
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Messaggioda lorenz76 » ven nov 24, 2006 17:00 pm

:D
belle emozioni

penso che anche allora i polacchi non facessero una piega a fare queste salite in invernale


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peccato solo che sulla guida ai Monti d'Italia, nella descrizione della via, ci sia un madornale errore sul cognome di Maurizio ... :?
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Messaggioda Payns » ven nov 24, 2006 17:02 pm

Bella, veramente bella.
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Messaggioda alter-ego » ven nov 24, 2006 17:12 pm

grazie, ora tocca a voi! Io devo anche un po' lavorare :cry: :cry:

magari anche qualche "diasporato" fa un eccezione e posta qualcosa :wink: :D

M
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Messaggioda paolo s4 » ven nov 24, 2006 17:19 pm

...
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Messaggioda paolo s4 » ven nov 24, 2006 18:54 pm

possibile che il dott. vecioalpin (in quanto vecio :mrgreen: ) non abbia nulla da raccontarci...
:roll:
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Messaggioda paolo s4 » lun nov 27, 2006 18:20 pm

:smt015
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Messaggioda alter-ego » mar nov 28, 2006 12:36 pm

...e dopo le parole, le foto!

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Davide Marnetto detto teschio su uno spauracchio dei primi anni ottanta, la terribile dita di burro a Borgone

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Daniele Caneparo detto canepazzo, stritola le tacche di Tyrsis alle Stria. Notare l'avambraccio...già allora...

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Mauro Vaio su Fermenti Lattici alle Stria. Mauro, era tra quelli che arrampicava meglio. Purtroppo è stato ucciso da una malattia

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Federico Bausone del clan dei monregalesi...qui su la proprietà privata è un furto, una via così chiamata dopo che il contadino gli aveva tagliato la corda mentre saliva 8O 8O

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una mia bella "amica" sulla Placca del cacao. Qualche volta (assai di rado) non pensavo solo alla roccia :oops: :oops:

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Andrea Gallo libera Funeral Party, assicurato da Marco Bernardi. io c'ero! :D :D

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qui sono io che tento di liberare il diedro giallo assicurato dal polacco. La via è stata liberata solo di recente, ma spostando la chiodatura originale su una linea più ricca di prese. Lì dove provavo io doveva essere almeno 7c...io non lo sapevo, ma era inutile che provassi...facevo il 6c al massimo! :oops: :oops:

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Antonello Longo, uno dei pionieri dell'arrampicata libera biellese, su Transea
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Messaggioda alter-ego » mar nov 28, 2006 12:42 pm

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Giovannino Massari, detto Giova, secondo il mio parere il "manolo" del nord ovest...qui su Descanso Total, 7b/c, una difficoltà che per noi allora era fantascenza

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Qui è Pierre Zanone, altro pioniere dell'arrampicata biellese, mentre libera Dimensione Magica ad Arnad

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e infine io alla Cascata del Martinet in Valle Varaita. Come vedete tenevo veramente molto alla pelle, considerato che potevo cadere da un momento all'altro... :? 8O
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Messaggioda paolo s4 » mar nov 28, 2006 12:47 pm

...
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Messaggioda alter-ego » mar nov 28, 2006 12:49 pm

paolo s4 ha scritto:8O

:smt041

domandina n°1 :mrgreen: :
ma è questo (Davide Marnetto) il "teschio stanco" che avrebbe dovuto accompagnare Sergio Savio nell'apertura della via omonima alla Cresta Figari?
(poi aperta i solitaria da Savio 8O :? ... 8) )


non credo, non avevamo molti contatti con i cuneesi...mica c'era internet :D :D ed il telefono era stato appena inventato! :? 8O
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Messaggioda paolo s4 » mar nov 28, 2006 12:58 pm

mah... :roll:

non che ne capisca di cascate...

... ma la corda aveva un valore simbolico sul Martinet? :? 8O
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Messaggioda rocco » mar nov 28, 2006 13:04 pm

Però ancora non si sa chi fosse colui che stritolava la pinzata nella foto sopra...
A proposito di Dimensione Magica ad Arnad, provata domenica per la prima volta, ebbenesì...Che bel tiro, ma che duro...
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Messaggioda Payns » mar nov 28, 2006 13:07 pm

paolo s4 ha scritto:mah... :roll:

non che ne capisca di cascate...

... ma la corda aveva un valore simbolico sul Martinet? :? 8O


In effetti...Alter Ego.... :roll: Un chiodino...almeno per figura, vista la qualità dei chiodi da ghiaccio di allora... :roll:
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Messaggioda alter-ego » mar nov 28, 2006 13:12 pm

la sicurezza sta dentro di voi, fratelli :? :lol: :lol:

dev'essere per quello che poi mi son dato al trapano...traumi adolescenziali :? :cry:
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Messaggioda paolo s4 » mar nov 28, 2006 13:18 pm

...
Ultima modifica di paolo s4 il gio set 18, 2008 21:12 pm, modificato 2 volte in totale.
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