E' giusto rischiare per la montagna?

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Messaggioda trivi » sab mar 26, 2005 23:31 pm

Buzz ha scritto:Ma non puoi nemmeno rinunciare a vivere per troppo attaccamento alla vita ... è un paradosso.

Dai Buzz, lo so che non puoi essere te a scrivere frasi così belle... Dimmi da che sito le copi! :lol: :lol:

Tzè, un romano de roma burino figurati se è capace di scrivere... :roll:
...E riempire la vita di vita, e non di attesa. (Buzz)

Ho qualcosa da dire, ma non so bene cosa
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Messaggioda Buzz » sab mar 26, 2005 23:35 pm

trivi ha scritto:
Buzz ha scritto:Ma non puoi nemmeno rinunciare a vivere per troppo attaccamento alla vita ... è un paradosso.

Dai Buzz, lo so che non puoi essere te a scrivere frasi così belle... Dimmi da che sito le copi! :lol: :lol:

Tzè, un romano de roma burino figurati se è capace di scrivere... :roll:



io scrivo cazzate...
poi il correttore di word me le mette a posto

:D
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Messaggioda flaviop » dom mar 27, 2005 10:29 am

Parlando dal di fuori, penso che in montagna si "rischi", ma il rischio non si vede, perche è normale fare certe cose.
Avendo abbandonato l'attivita per un certo periodo, quando ho ricominciato mi dicevo "azzo" ma ero pirla, certe discese affrontate sempre slegati, dove praticamente percorri delle"vie" facili.
Quando sei in "attivita" non ti poni neanche il problema, le difficolta sono sulla via e la discesa è solo una rottura tra la fine della via e la birra.
Poi c'è il solito discorso, molto intimo, ma che secondo me è di tutti;
gli incidenti succedono perche sbagli, ma tu non sbagli, sei sempre sicuro di non sbagliare e ti fa male vedere che gli amici che ti anno lasciato hanno fatto degli sbagli, che, ti ripeti tu non farai mai.
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Messaggioda Roberto » dom mar 27, 2005 10:56 am

C'è molto da discute sul perché degli incidenti in montagna.
E' vero che gli errori sono una delle cause principali, io stesso ne ho fatti vari ed un paio li ho pagati con ingessatute ed ospedale, ma le disgrazie dovute a sfiga non sono da meno.
Cadute di sassi o rotture varie, sono l'incognita che più da angoscia all'alpinista, che anche se sta attento, non può prevenire una frana, un fulmine, o ltra roba simile.
Resta sacrosanto che la concentrazione è la prima salvezza, il modo migliore per tutelarsi, ed infatti gli incidenti capitano quasi sempre quando la concentrazione cala: quando sei sul facile, dopo un tratto duro ed impegnativo o in discesa, dopo una bella e seria salita.
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Messaggioda flaviop » dom mar 27, 2005 11:02 am

Si certi pericoli non dipendono da noi, sinceramente non hai mai pensato, "se arriva un sasso lo evito".
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Messaggioda Roberto » dom mar 27, 2005 11:12 am

C'è da considerare anche il "livello di ingaggio" della salita.
Spesso ci sono scalate esposte, renumerative, difficili, ma affatto pericolose, mentre se ci si "igaggia"in una salita poco proteggibile, in posti lontani da possibili soccorsi, in condizioni meteo dofficili... come può accadere in spedizioni extraeuropee, dove se ti rompi un ginocchio sei finito (a meno che non ti chiamo Joe Simpson), è tutta un'altra faccenda.
Li il rischio è tangibile e vero, non è solo una bella sensazione, tenuta a bada dal nostro controllo e dai materiali. Li ci si può far male e bisogna saperlo, bisogna essere pronti e tenerlo in conto.
Quì entra in gioco l'egoismo sfacciato dell'alpinista, che si mette in gioco a dispetto di chi lo aspetta a casa, incurante del dolore che potrebbe provocare.
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Messaggioda flaviop » dom mar 27, 2005 11:31 am

Non sono del tutto daccordo, io non ho mai pensato a casa, per il semplice motivo che il "a me non succede" era piu forte.
La mia famiglia non mi ha mai fatto pensare che poteva succedere, mi dicevano solo di non arrampicare insieme a mia sorella, fare cordate separate, cosi se succedeva.....
Io resto dell'idea che vediamo quello che ci puo succedere, ma abbiamo attivato lo scudo di protezione e via verso l'avventura!
Forse la mia situazione rispecchia il fatto che le persone che mi circondavano erano chi + chi- "alpinisti"e vedevano le cose dall'interno
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Messaggioda Roberto » dom mar 27, 2005 11:42 am

flaviop ha scritto:Non sono del tutto daccordo, io non ho mai pensato a casa, per il semplice motivo che il "a me non succede" era piu forte.
La mia famiglia non mi ha mai fatto pensare che poteva succedere, mi dicevano solo di non arrampicare insieme a mia sorella, fare cordate separate, cosi se succedeva.....
Io resto dell'idea che vediamo quello che ci puo succedere, ma abbiamo attivato lo scudo di protezione e via verso l'avventura!
Forse la mia situazione rispecchia il fatto che le persone che mi circondavano erano chi + chi- "alpinisti"e vedevano le cose dall'interno
Sono stato in due occasioni talmente vicino alla tragedia personale ed ho perso due amici in montagna: questo mi rende consapevole che su certi terreni può accadere.
Quando sono in spedizione e sento il pericolo, mi rendo conto che un errore sarebbe fatale, che il seracco sopra di me potrebbe cadere.... io penso a casa, penso alle conseguenze di questa mia "malattia" e mi maledico, mi odio, giuro e spergiuro che è l'ultima volta, che sono un disgraziato.... Ma poi passa.
Appena la strizza se ne va e torno sereno, ripenso con soddisfazione al superamento di quella difficoltà, all'uscita in vetta e tutti i buoni propositi si vanno a benedire; già mi studio un'altra parete, un'altra via.
Se questo non è egoismo, cosa è?
Pat è stata pochissime volte al rifugio o sotto la parte ad aspettarmi, sempre ha sofferto. Non è mai stata in spedizione con me e non lo farà mai, per lei sarebbe troppo, almeno lontana migliaia di km non ci pensa tutti i momenti.
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Messaggioda PEPEDU » dom mar 27, 2005 14:50 pm

Io non so cosa dire in proposito, anche perchè il rischio è qualcosa che riguarda la vita personale di ognuno e nessun altro può influenzare le scelte di una persona (nessuno deve dare del codardo a un alpinista perchè rinuncia e nessun deve dare del pazzo a un alpinista se accetta i rischi di una sua scelta quando questo li ha preventivamente considerati). Il rischio in alpinismo (e scialpinismo) è ineliminabile. A me personalmente piacciono quelle salite in cui la componente psicologica è preponderante e quindi dove c'è anche una componente di rischio, nonostante tutto, quando un mese fa mi hanno chiamato e mi hanno detto che Massimo era morto oltre alla disperazione (è il 1° amico che perdo in montagna e spero vivamente che sia l' ultimo) ho cominciato a pensare perche lo facciamo, in fin dei conti alla gente comune sembriamo solo dei pazzi. Ovviamente non ho trovato risposta esaustiva (se mai una ci sarà). Sicuramente quando faccio una scalata non penso ai familiari a casa che si preoccupano per me in quanto sono convinto che quando uno scala deve essere concentrato su quello che fa e pensare alla famiglia sarebbe la cosa peggiore. Personalmente continuerò ad andare in montagna così come ho sempre fatto, cercherò solo di stare sempre più attento e niente di più. CIAO BELLI. :?
Il lavoro si attacca all' uomo e lo DISTRUGGE
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Messaggioda Marco Anghileri » dom mar 27, 2005 15:55 pm

guardandola razionalmente,
sicuramente quando si è in montagna quella distanza che intercorre fra rischio e sicurezza è certamente più sottile che in altre situazioni considerate "normali"...
poi mi guardo intorno, o indietro, e con rabbia arrivo sempre agli stessi pensieri... :twisted:
" ma porcapu....a! :evil:
mio fratello travolto da un camion mentre faceva un giretto in bicicletta con amici! io che mentre vado in moto al Corno del Nibbio per fare quattro tiri mi risveglio due giorni dopo in ospedale praticamente distrutto causa incidente con altro motorino!! ancora io che, sempre con la bici, vengo scaraventato a terra con volo di metri e rottura di ossa per uno che non mi ha visto!!! il vicino di casa che per impedire al figlio di cadere dalle scale se le fà lui con rottura di tibia e perone e legamenti ginocchio...e così tante altre...!!!!"

sicuramente le cose certe sono due...
primo...che la mia famiglia con le due ruote è meglio non c'abbia più a che fare!!!
secondo...che è tutto relativo!!! 8)

buona pasqua
Marco
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Messaggioda Enzolino » lun mar 28, 2005 10:52 am

Per quanto mi riguarda le categorie egoismo/altruismo hanno poco senso.

Se non andassi in montagna e affrontassi quella dose di rischio adeguata alla mia preparazione e mentalita', se non facessi le cose che mi sento chiamato a fare chi sarei?
Personalmente mi sentirei un fantoccio e non sarei completamente felice, non perche' la felicita' e' nella montagna ma perche', per me, felicita' e' realizzare se stessi,
e' rispondere a quanto mi sento chiamato a fare.
Non pensiamo che le persone che ci stanno vicino fruiscono della nostra presenza, del nostro affetto, ma anche delle ricchezze che viviamo attraverso la montagna?
Non pensiamo che attraverso di noi la montagna puo' riflettere i suoi laghi, i suoi nevai o le sue pareti verticali?
Non pensiamo che a volte siamo come degli specchi attraverso i quali anche gli altri gioiscono in qualche modo delle cose che facciamo?

Quando si rischia ognuno e' misura di se stesso e l'imponderabile e' sempre la' dietro l'angolo sia che si scali su marcio, senza corda, o si percorra un facile sentiero.
Ogni rischio che affrontiamo e' una porta verso l'autoconoscenza o verso il nulla ... o entrambi ...
Sta a noi mettere questi due pesi sul piatto della bilancia e stabilire quanto valore dare alle cose che facciamo, ma anche, in qualche misura, a chi ci vuole bene.

Ciao :wink:

Lorenzo
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Re: E' giusto rischiare per la montagna?

Messaggioda BBB » lun mar 28, 2005 13:27 pm

JollyRoger ha scritto:Forse se ne è gia parlato più o meno implicitamente ma volevo comunque porvi una questione che spesso mi frulla nella testa e nel cuore.
Fin da piccolo ho amato la montagna in tutte le sue sfaccettature. Quando sono li io sono felice, quando arrampico sono felice, quando vado per ghiacci sono felice ecc.
Però ogni tanto mi domando: è giusto rischiare la vita (l'unica che ho fino a prova contraria) per questa mia passione? E soprattutto è giusto che le persone che mi vogliono bene debbano accettare di stare in pensiero per me quando io vado a divertirmi su per i monti?
Sinceramente non riesco a trovare una risposta che mi soddisfi fino in fondo. Voi cosa ne pensate?


Roberto ha stra-ragione, vorrei soltanto dare un apporto all'argomento con un esempio reale.

Ho uno zio che era alpinista, e ci faceva vedere foto entusiasmanti di crepacci nel ghiaccio, situazioni estreme e via dicendo. Ha smesso, sua moglie era sempre molto preoccupata, sua madre (mia nonna) anche.
Poi un giorno, andando in moto sugli appennini dove aveva la casa, passando per un paesino, una tipa è sbucata da una stradina in macchina e non si è fermata, ha colpito la sua moto, e lui è andato a sbattere contro un'altra macchina di lato, con la gamba, che si è spappolata.
Ha lottato per 4 anni tra la vita e la morte (operazioni di ricostruzione, l'osso non calcificava, rischio di embolia giornaliero). E' vivo, ha una vita difficile, mangia quasi + antidolorifici che cibo, le stampelle sono sempre con lui.
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Messaggioda Siloga66 » lun mar 28, 2005 21:49 pm

Non so se è giusto rischiare. So solo che per me il gioco vale la candela.
Passano le mode ma in Germania la moda dei calzini con i sandali passerà mai.
Ma i tedeschi son fighi lo stesso.
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Rischio, calcolo, presenza, mistero.

Messaggioda bt886 » lun mar 28, 2005 22:20 pm

Ciao a tutti,
credo che sia più corretto chiedersi se è giusto rischiare per se stessi e per gli altri....in montagna.

La mia opinione in ogni caso è che non necessariamente si rischia più in montagna che in altri contesti della vita di tutti i giorni.
Bisogna poi, dividere tra rischio calcolato e rischio imprevisto a volte "voluto". Credo infatti che chi ha sufficente buon senso sa in ogni circostanza quanto rischiare, in base alle condizioni metereologiche e alle proprie possibilità e delle eventuali persone che ha assieme.
Importante da questo punto di vista non sottovalutare mai il rischio, per fare ciò credo sia importate la presenza a se stessi in ogni circostanza.
A tal proposito ricordo di aver letto un'intervista di Reinhold Messner, il quale raccontava di un'incidende (frattura di una gamba) accadutogli mentre giocava/si alllenava ad arrampicare su un muro del castello in cui vive. Quello che lo aveva colpito era che gli sembrava quasi impossibile essersi rotto una gamba a casa, dove in teoria non dovrebbe esserci stato nessun pericolo. Lui poi, che aveva compiuto imprese memorabili affrontando rischi impressionanti con conseguenze tutto sommato minime, in base al rischio almeno.

Ma son convinto infine, e condivido pienamente quanto riportato da Cusna.
Cusna ha scritto:i tibetani dicono:
è bene non spiegare tutto!


Bruno
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Re: Rischio, calcolo, presenza, mistero.

Messaggioda Feo » lun mar 28, 2005 22:32 pm

bt886 ha scritto:...
A tal proposito ricordo di aver letto un'intervista di Reinhold Messner, il quale raccontava di un'incidende (frattura di una gamba) accadutogli mentre giocava/si alllenava ad arrampicare su un muro del castello in cui vive. Quello che lo aveva colpito era che gli sembrava quasi impossibile essersi rotto una gamba a casa, dove in teoria non dovrebbe esserci stato nessun pericolo. Lui poi, che aveva compiuto imprese memorabili affrontando rischi impressionanti con conseguenze tutto sommato minime, in base al rischio almeno.
...

da quel che so si era chiuso fuori casa :!: :twisted: :twisted:
Feo c'è! ... o ci fa?
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Realtà, ma quale?

Messaggioda bt886 » lun mar 28, 2005 22:45 pm

Ma :?: :!:
è proprio vero ci creiamo delle idee, delle convinzioni, in base a come ci raccontano/ci raccontiamo la realtà.

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Re: Rischio, calcolo, presenza, mistero.

Messaggioda quilodicoequilonego » lun mar 28, 2005 23:11 pm

Feo ha scritto:
bt886 ha scritto:...
A tal proposito ricordo di aver letto un'intervista di Reinhold Messner, il quale raccontava di un'incidende (frattura di una gamba) accadutogli mentre giocava/si alllenava ad arrampicare su un muro del castello in cui vive. Quello che lo aveva colpito era che gli sembrava quasi impossibile essersi rotto una gamba a casa, dove in teoria non dovrebbe esserci stato nessun pericolo. Lui poi, che aveva compiuto imprese memorabili affrontando rischi impressionanti con conseguenze tutto sommato minime, in base al rischio almeno.
...

da quel che so si era chiuso fuori casa :!: :twisted: :twisted:


...sembra che avesse alzato troppo il gomito (in che senso ? ai posteri l'ardua sentenza....) :P
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Re: E' giusto rischiare per la montagna?

Messaggioda MatteoD » mar mar 29, 2005 12:37 pm

Carlo78 ha scritto:
JollyRoger ha scritto:Poi un giorno, andando in moto sugli appennini dove aveva la casa, passando per un paesino, una tipa è sbucata da una stradina...


Mi colpisce che in questo, come in altri casi, per spiegare l'ineluttabilità dei destino si faccia ricorso ad esempi che riguardano incidenti in moto.
Le due ruote come pericolosità non hanno nulla da invidiare a qualsisasi altra attività " a rischio". Io giro in scooter e non c'è giorno in cui non veda qualcuno per terra conciato più o meno peggio. Solo la settimana scorsa per evitare un c******e che mi ha spalancato la portiera della macchina ho fatto un bel botto con un altra auto (senza conseguenze per fortuna). Non è stata la prima volta e purtroppo non sarà neanche l'ultima. Di amici morti o feriti in moto purtroppo ne ho più d'uno. Poi per abitudine, quando guido non ci penso e probabilmente se andassi in montagna tutti i giorni non ci penserei mai neanche lì.
Niente di male a conversare sull'argomento, ma ricordatevi che state consideranto, come termine di paragone, l'attività con il peggior rapporto praticanti/incidentati.
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Re: E' giusto rischiare per la montagna?

Messaggioda BBB » mar mar 29, 2005 13:39 pm

MatteoD ha scritto:
Carlo78 ha scritto:
JollyRoger ha scritto:Poi un giorno, andando in moto sugli appennini dove aveva la casa, passando per un paesino, una tipa è sbucata da una stradina...


Mi colpisce che in questo, come in altri casi, per spiegare l'ineluttabilità dei destino si faccia ricorso ad esempi che riguardano incidenti in moto.
Le due ruote come pericolosità non hanno nulla da invidiare a qualsisasi altra attività " a rischio". Io giro in scooter e non c'è giorno in cui non veda qualcuno per terra conciato più o meno peggio. Solo la settimana scorsa per evitare un c******e che mi ha spalancato la portiera della macchina ho fatto un bel botto con un altra auto (senza conseguenze per fortuna). Non è stata la prima volta e purtroppo non sarà neanche l'ultima. Di amici morti o feriti in moto purtroppo ne ho più d'uno. Poi per abitudine, quando guido non ci penso e probabilmente se andassi in montagna tutti i giorni non ci penserei mai neanche lì.
Niente di male a conversare sull'argomento, ma ricordatevi che state consideranto, come termine di paragone, l'attività con il peggior rapporto praticanti/incidentati.

Matteo! Appunto!!! :wink:
Volevo proprio dire che conosco bene una persona che ha rinunciato alla montagna per "rispetto" della famiglia, come se, così facendo non avrebbe + rischiato tragedie, e invece in un viaggio di routine........
In macchina o peggio ancora in moto si rischia la vita ogni giorno di più, in Italia soprattutto dalle statistiche. Eppure sono cose che facciamo normalmente senza pensarci.
Conclusione: con il pericolo che si corre sulle strade con qualsiasi mezzo o a piedi, abbandonare l'alpinismo per paura di lasciarci le penne e mancare alla propria famiglia non diminuisce sensibilmente la possibilità che questo accada in qualsiasi modo. Ed è difficile rinunciare a spostarsi tra le strade e le autostrade.
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Messaggioda Roberto » mar mar 29, 2005 18:51 pm

In parete il rischio è tangibile, anche un cretino incosciente capisce che se gli si rompe un appiglio o esce una piccozza e non ha protezioni sotto, si rompe qualcosa; sulla strada, al volante della propria auto, si ha la falsa sensazione di sentirsi protetti, all'interno della scatola metallica con le ruote, bel legati al sedile dalle cinture, rassicurati da innumerevoli airbag, ed invece, dietro una curva, ti può aspettare la "comare secca"!
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