P.Rossi, LA GRANDE CIVETTA, Zanichelli 1971 ha scritto:...Nel 1934 Alvise ha solo 19 anni ed è praticamente a digiuno di montagna vera e propria,
in quanto ha compiuto solo qualche prodezza sui massi della palestra di roccia bellunese.
Il 16 agosto Furio Bianchet ed Ernani Faè, due "vecchi" dell'ambiente agordino e bellunese,
prendono con loro il giovanissimo Alvise, forse anche con il segreto intento di metterlo alla prova sulla vera montagna...
e partono per tentare la salita in prima ascensione dello spigolo sudovest della Torre Venezia,
un problema più volte affrontato dai migliori arrampicatori della zona ma ancora insoluto.
Il primo giorno fu compiuta una ricognizione delpunto più problematico,
ma i tentativi di Faè e di Bianchet di superare un tratto strapiombante furono vani.
A questo punto, Alvise chiede timidamente se i due "anziani" abbiano nulla in contrario a lasciargli compiere un tentativo.
Un po' di perplessità, quindi: "Prego, accomodati!"
"Abbandonata la stretta cornice su cui eravamo raccolti - scrive Furio Bianchet - egli partì decisamente
all'attacco dei primi difficilissimi strapiombi.
Con uno stile ed una sicurezza che avevano del prodigioso, li superò in breve tempo,
lasciando in noi un senso di perplessità ed ammirazione...".
In realtà, a meta strapiombo, Alvise Andrich cominciò ad esclamare: "VOLO, VOLO ! "
ed a sfoderare una sua tecnica personalissima: quella di spiccare piccoli salti, per afferrare appigli lontani.
Tanto bastò perchè i due atterriti compagni dessero di piglio ai martelli
e cominciassero a costellare il posto di sicurezza di tutti i chiodi disponibili,
ripetendo frattanto l'un l'altro: "QUELLO E' MATTO !" ...
ecco, non so se la cosa può interessarti,
ma, aldilà di qualsivoglia relazione e/o info da chicchessia,
questo racconto aveva per me esercitato un richiamo irresistibile...
Buona salita!