ed ecco il seguito del ricordo dello Spigolo Nord del Badile, sempre che interessi.
Seconda parte: l'arrampicata è bellissima, la roccia sana, d'altronde è granito, non ci sono chiodi ma non se ne sente la necessità. Arriviamo a una spalletta, circa a due terzi di salita o forse più. E' il caso di fermarsi un attimo a fare uno spuntino e a valutare che strada fare. Sopra di noi lo spigolo si alza verticale: cosa che in granito, di solito, indica difficoltà molto elevata. Scartiamo la salita diretta allora. Ma lì, verso sinistra c'è una cengia, sembra invitante e dovrebbe portare verso un canaletto che, a prima vista, sembrerebbe abbordabile. Tentiamo di lì allora: ma, porca l'oca... dopo mezzo tiro mi rendo conto che siamo ben lontani dal quarto grado che dovremmo trovare, qui le difficoltà sono parecchio superiori e lassù in alto quello che vedo non mi pare per niente invitante... Mi ricordo allora (ma non potevo pensarci prima?) quello che ci aveva detto un amico: ?non lasciatevi tentare dalla cengia sulla sinistra, vi porta sulla Nord-Est, tirate su diritto?. Scendo in libera il tratto che avevo già percorso e ritorno sulla spalletta e guardo un po' meglio lo spigolo verticale. Sì, c'è un paio di metri che sembrano duri, però un po' di appigli si vedono, poi sopra la pendenza si addolcisce... proviamo un po' a salire direttamente.
Beh... è tutto qui? Ma è facilissimo... pensa un po' in quali pasticci mi sarei andato a cacciare se avessi insistito a proseguire!!
Oramai è fatta, c'è ancora un po' da arrampicare (se non ricordo male la salita è di circa un migliaio di metri, tenendo conto del fatto che abbiamo dovuto attaccare più in basso del solito) ma lo spigolo Nord del Badile è sotto di noi: ecco la vetta!!
Breve sosta in vetta, poi la discesa. La normale del Badile non presenta problemi, si può scendere tranquillamente, in molti tratti procedendo di conserva. E poi la conosco, l'ho percorsa diverse volte. Le difficoltà sono intorno al secondo grado, con un paio di passaggini di terzo, niente di impressionante e il tempo tiene. L'unico problema è imboccare, verso la fine della discesa il percorso giusto: sembrerebbe logico proseguire diritti, invece bisogna girare a sinistra, però per fortuna hanno messo un ?ometto? e non si può sbagliare.
Quindi arriviamo alla Gianetti: un po' stanchi per la verità, un bel thè è proprio quello che ci vuole per tirarsi su, visto che domani dovremo tornare a Bondo per riprendere la moto. Ci faremo spiegare la strada dal Fiorelli, dovrebbe essere faticosa ma bella.
Sì, ma cosa succede? non riesco a tirare su la tazza del thè... Le mani sono ?sgarbellate? dalla lunga salita sul granito che le ha spellate, e il calore della tazza è insopportabile: l'unica è prendere la tazza con l'esterno delle mani, dalla parte del mignolo e facendo pressione con ambedue le mani portarla alla bocca, sperando di non farla cadere..
Al rifugio arrivano poco dopo due nostri amici: loro, certamente più bravi di noi, hanno fatto il Cengalo per il Ferro da Stiro, e anche loro hanno il problema di dover tornare a riprendere la macchina: faremo una comitiva unica. No! ma guarda che botta di c... ci sono anche altri amici che invece hanno lasciato la macchina a Bagni di Masino. Allora è semplice: ci facciamo portare a Morbegno, staremo un po' stretti in sei in macchina ma quello non è certo un problema; da lì la macchina con l'Angiolino e il proprietario dell'altra macchina proseguiranno per Bondo, recupereranno i mezzi e ci verranno a riprendere.
Qui mi dovreste permettere una parentesi triste. Al ritorno della macchina ci fu un battibecco fra un vigile e uno dei miei amici per una questione di parcheggio della macchina. Giuseppe de C., il mio amico, alzò un po' troppo la voce e al vigile girarono le scatole. Multa e minaccia di denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale.
La cosa non ebbe seguito, perchè la settimana dopo Giuseppe cadde nel gruppo del Bianco in seguito alla caduta di una cornice.
