Sbagliando, avevo poi interpretato il suo gesto di abbandonare il forum come un gesto altrettanto arrogante, e un pò da prima donna.
E' per questo che ho aperto qualche topic recentemente che aveva l'intenzione di essere caustico nei suoi confronti: mi aveva infastidito la sua visione del forum come dominato da "una massa di cretini" da un lato e l'elite dei "padri fondatori", dotati di "autorità morale" dall'altro, fra i quali, naturalmente, lui stesso. Mi sembrava un'ennesima prova della sua arroganza.
Dopo aver letto queste frasi dal suo sito personale mi sono però ricreduto.
Sono parole molto belle, che meritano di essere lette
"Chi lascia una traccia, lascia una piaga" (H. Michaux).
Mi fanno piacere le molte attestazioni di stima ricevute dopo che ho comunicato di volermi staccare dal forum. Dichiarazioni pubbliche, telefonate, messaggi personali... E' ovvio che tutto ciò sia gratificante, anche perchè sono parole che vengono da quella parte del forum più consapevole. La parte che, almeno io, preferisco. La parte che mi dispiace lasciare.
Altrettanto ovvio è che gli altri, non scrivano...
Tuttavia il problema non è questo. "Se esamini abbastanza attentamente il tuo problema, ti accorgerai di essere parte del problema" dice una massima zen. E certamente io sono parte del problema avendo caricato sul forum troppe ore della mia vita, arrivando a sentirmene, nel mio modo un pò distaccato, parte integrante ed essenziale. Arrivando cioè a dare a questa interazione molto di me stesso. Troppo. Negando ad altre cose della vita tempo, spazio ed energie.
E' essenziale per me oggi conservare le energie, invece. Indirizzarle verso altre direzioni, ove possano costruire cose che le mani possano toccare, che gli occhi possano vedere. Più che disperderle in parole prodotte da stati d'animo fortemente sentiti destinate all'oblio nelle pieghe della rete.
Sono stati anni in cui ho nulla di ciò che ho fatto ha lasciato traccia. Le strade che ho percorso si sono chiuse dietro di me come scie sul mare: mi guardo dietro e oltre ad un certo movimento nelle vicinanze tutto è come era prima. Persone che ho amato mi hanno dimenticato, amici che ho incontrato scomparsi. Ma i segni sono rimasti solo in me, profondi. Si, piaghe.
Sono grato a smilzo per questa frase di H. Michaux che mi ha inviato. Mi ha fatto riflettere su quali tracce fossero rimaste in me di questi anni. E su quali tracce avessi lasciato io. E non ne vedo. Sento invece le piaghe. Cose irrisolte pur se mi apparivano ineludibili, sfuggite come sabbia fra le dita. Mondi interi che non esistono più, fino a farmi dubitare siano mai esistiti se non nella mia fantasia speranzosa. Su tutto la montagna come luogo in cui rifugiarsi a sacrificare ad un dio insensibile il mio tempo, per non pensare, per fuggire l'altro tempo, quello vuoto.