I fatidici quaranta sono arrivati.
Durante quest'estate, a ogni week end (tra quelli lasciati liberi dal lavoro), quando ci si telefona per mettersi d'accordo su dove andare, la litania continua (mia e dei colleghi di ascensione) è: "Dove andiamo? Non troppo lontano; non ho voglia di fare km... E, se possibile, senza camminare troppo... E, se possibile, non tutti e due i giorni... Com'è la meteo? Incerta?"...
E al ritorno in auto chi non guida dorme stravolto e, se non dorme, si lamenta: "Ahi, le caviglie... Ahi, le ginocchia... Ahi, la schiena... La prossima volta ci penso su, prima di accettare... Non abbiamo più vent'anni...".
Insomma, arrivati tutti più o meno sui quarant'anni, sembra che nel nostro giro la motivazione sia finita sotto le scarpe e gli acciacchi in espansione continua.
Futuro abbandono massivo dei walkabout arrampicatori?
Quindi alcune domande sono d'obbligo:
1. A chi, sui quarant'anni come noi, arrampica (penso a Fil, che conosco di persona e ammiro per l'imperterrita capacità di scovare vie interessanti a ogni week end e, cosa più importante, di salirle, anche con condizioni meteo non proprio favorevoli - cfr le recenti salite con Beppe 53): anche per voi è così? Riuscite ancora a ritrovare motivazione e grinta? Se sì, come fate? Come ve la cavate con gli acciacchi?
2. E a chi ha già passato la boa dei quaranta da un tempo più o meno lungo e ancora fa salite impegnative con entusiasmo e impegno immutati (oltre al già citato Beppe 53 - bresciano di ferro - da alcuni post precedenti, mi è sembrato di capire che Emanuele e Roberto facciano parte dell'eletta schiera; lo chiederei anche ad Alpine Man se non avessi il dubbio che fosse SavSav -

Mica si può sempre salire alle Pale di San Lucano con la nascosta speranza di viaggi allucinogeni in mondi altri per ritrovare la voglia di attaccarsi alla pietra (o a erba e mughi, a quello che c'è, insomma)...
Grazie per le risposte!
