Siloga66 ha scritto:Non ricordo se l'ho già raccontata, e non c'entra con la Val di Mello, però la voglio raccontare per chè assomiglia un pò alla suddetta storia. Anni fa ero con un amico al Passo Gardena e volevo ripetere la Vinatzer al Sassdla Luesa. Fatti un paio di tiri (o forse tre?) dopo un traverso a sinistra con passo in discesa per arrivare in sosta, guardo in alto e non capisco per dove salga la via. Ancor oggi non capisco come ho fatto a sbagliare. Il traverso era chiodato e la sosta c'era per cui fin lì penso sia giusto. Insomma, sopra vedo 2 possibilità: a destra una fessura nerastra e a sinistra una fessura gialla. In entrambe non vedo nessun chiodo. Scelgo di salire per quella di sinistra gialla (sbagliando). Vado su un pò spavaldamente per la fessura in dùlfer. Chiodi non ce ne sono. I friends non li avevo allora, e per i dadi la fessura è troppo larga. Salgo per 30 metri sempre piu o meno in dùlfer senza mettere protezioni. Poi sono sotto uno strapiombino inscalabile dove la fessura si smorza. Son li sotto lo strapiombino in posizione dùlfer. Non posso mettere protezioni e non sò dove salire. L'unica possibilità per cavarmi dalla rogna è a destra. Infatti alla mia destra vedo che la parete è appigliata ma per arrivarci c'è una placca liscia di 2 metri circa da fare in traverso. Sulla placchetta c'è solo una lista larga 1-1,5 cm e lunga 20 cm. Coi piedi nella fessura in opposizione e la mano sinistra sul bordo della fessura, allungandomi col corpo mi mancano alcuni cm per afferrare alla mia destra la lista. Continuo ad alternare mano nella fessura perchè sento che le braccia sempre piu spesso si "ghisano". Non tremo, però sto sudando. Cerco di stare calmo. Calcolo veloce: sono 30 metri sopra la sosta di due chiodi dove c'è il mio compagno. Se cado faccio un volo di 60 metri e probabilmente strappo via anche i chiodi di sosta. Stò lì sicuramente 13-15 minuti e non mi fido lanciarmi. Ma sò che è l'unica via d'uscita. Finchè ad un certo punto mi dico: "ok, ora vai, tanto tra un pò cadi lo stesso". Con ancora i piedi in opposizione nella fessura, abbandono con la mano sinistra il bordo della fessura per lasciarmi "cadere" verso destra in modo da guadagnare quei pochi cm che mi servono per arrivare alla lista. E infatti ci arrivo con la mano destra mentre i piedi si staccano dalla fessura strisciando sulla placca. Per un breve attimo ho tutti i miei 64 kg sulle flangi della mano destra. Sento un crampo all'avambraccio destro mentre porto finalmente anche la mano sinistra sulla lista. Con un'altro spostamento a destra raggiungo le rocce appigliate. Salgo ancora 10 metri (sarà 4+) e arrivo in una nicchia dove batto dentro un chiodo e mi fermo. Son stato lì fermo 10 minuti buoni con le righe di sudore che mi colavano negli occhi, dalle basette, e dentro mi ripetevo: "che mona, mai piu una cazzata del genere. Mai piu". Da allora non mi è piu successo di salire spavaldamente senza sapere dove finivo. Poi dopo un'altro tiro ho ritrovato la via Vinatzer.
Quanto è mancato a morire? Credo un niente: bastava che la mano destra cedesse al peso del corpo sulla lista. Bastava che mi si aprissero le dita. Però questa (brutta) esperienza mi ha segnato e insegnato negli anni a venire.
Siloga mi ha fatto cagare in mano il tuo racconto....
