Mancanza grave perchè ti rendi conto che mille impegni ti impediscono di godere della cosa più bella bella per un padre, vedere tua figlia crescere.
Basta, mi son detto due settimane fa. Insegno agli altri a gestire il tempo e poi io per primo non riesco a farlo?
D'ora innanzi l'accompagno io.
L'avevo lasciata con il gioco-arrampicata e la ritrovo impegnata a fare e risolvere boulder di 6a.
Cosa mi sono perso!
La vedo e mi rendo conto che è pronta. Non più e non solo boulder in sala. Non più e non solo monotiri.
E' pronta per una via di più tiri.
Nella mia mente rispolvero itinerari adatti per lei ed alla fine mi rendo conto che il luogo ideale è la Rocca Sbarua. Luogo che non amo più molto. Dopo anni di assenza ritrovare spittature seriali mi hanno reso il luogo melanconico.
Però è l'ideale, vie di più tiri ma non lunghissime. Granito vero per farle comprendere che l'arrampicata su roccia intende movimenti non riproducibili su un muro di arrampicata.
Per la prima volta decido. Via Cinquetti allo sperone omonimo. Via molto facile, abbondantemente al di sotto del livello di mia figlia ma con movimenti molto vari. Un paio di dulfer, placche, un piccolo tettino, un traverso molto facile ma lungo una decina di metri. Sette tiri per 200 metri.
Una discesa non scontatissima, a causa della recente frana, per una bambina della sua età.
Anche se ho il sospetto che per me resterà la mia bambina fino ai 40 anni.
Resta da capire se ne ha voglia, se "sente" una esperienza come questa.
"Francesca, sabato vorresti venire con me ad arrampicare? Guarda che facciamo una cosa un po' diversa, una via con più tiri di corda".
E' entusiasta, anche se non ha ben compreso cosa significa via di più tiri.
Via si parte. Colazione e partenza alle nove da casa. Voglio caldo e sole splendente quando arriveremo.
Nel breve viaggio ridiamo e parliamo e sono un po' emozionato, al mio fianco c'è mia figlia. Sto andando ad arrampicare con mia figlia!
Parcheggio e partenza.
L'avvicinamento è breve ma la prendiamo con calma, riassaporo il camminare senza fretta. Ogni cartello che illustra l'attività dei carbonai è nostro, rispondo alle sue domande, alle sue mille curiosità.
L'arrivo al piazzale del rifugio, in avanzata fase di costruzione per una piccola sosta mi permette di capire che non è spaventa dall'ambiente ma curiosa.
Ma ora via si parte....
All'attacco della via ci prepariamo. La lego controllando almeno sei volte il nodo all'imbrago.
Le prime domande.
"Papà ma ti devo far sicura?".
"Papà cosa devo fare?".
Le spiego due cose essenziali. "Molla tutto, significa che puoi svincolare il gri-gri." "Vieni, che puoi sganciare il barcaiolo dalla sosta ed incominciare ad arrampicare"
Arrampico con mille cautele il primo tiro. E' una via che ho fatto un infinità di volte, tantissime di queste da solo e slegato. Ma pongo un'attenzione massima a quello che faccio.
Mi segue tiro dopo tiro.
Senza problemi. La vedo arrampicare bene, dopo un iniziale incertezza, supera i movimenti in dulfer a lei sconosciuti con tranquillità.
Anche il tettino lo supera bene, ma qui sapevo che non avrebbe avuto problemi.
Siamo alla fine del quinto tiro. Uno dei motivi per cui ho scelto questa via è la possibilità di svicolare a sinistra per una cengetta ed evitare gli ultimi due tiri, il traverso e il tiro finale.
La vedo un pò stanca, ma ha ancora energia ed affrontiamo gli ultimi due tiri.
Il traverso lo affronta con molta facilità, non si lascia intimorire dalla corda orizzontale e dalla distanza del rinvio.
L'ultimo. L'ultimo tiro. E' il più tecnico. Un buon 4c dove bisogna iniziare a saper usare i piedi. La vedo stanca.
Fa un voletto, arriva fuori e mi tiene un piccolo broncio da bambina.
Mi vede commosso, la abbraccio e le dico che deve essere orgogliosa di quello che ha appena fatto. Il broncio sparisce, forse non comprende in pieno, ma capisce che oggi è speciale. Ed arriva il sorriso.
Al rifugio dei turisti ci vedono arrivare. Una mamma dice alla figlia; "Quella bambina ha arrampicato".
E la vedo felice con il sorriso, il suo succo di frutta ed il suo prosciutto.