Il paese si chiama Cesiomaggiore e non sapendo come fare per contrastare la fama della colta dirimpettaia Trichiana pomposamente autodefinitasi ?paese del libro?, dopo averci pensato su si è ritagliato il ruolo di ?paese del ciclismo?. Sta nella Val Belluna ed è entrato a far parte dei miei pensieri nel momento in cui ho trovato su internet la descrizione di un anello escursionistico chiamato ?anello De Bastiani? mentre io cercavo appunto qualcosa da fare per oggi. Un altro lunedì, certo, però stavolta da solo. E pensavo che questo anello fosse alla quota giusta per la stagione, e nonostante io avessi oggi un impegno improrogabile per le 17.00 valutavo che fosse della dimensione giusta per farmi sgranchire le gambe. Anzi a dire il vero lo vedevo un po? scarsino, dunque pensai che andava integrato con qualcosa d?altro che lo corroborasse: il Cimone, mi proposi. Però la decisione definitiva l?avrei presa in corso d?opera in base ai tempi rali: l?appuntamento del pomeriggio non doveva saltare.

La Valbelluna con Cesiomaggiore vista dai prati di Prà Montagna
Così appena giunsi oggi al punto culminante dell?anello De Bastiani, il Sass da Porta, in ora mattutina abbastanza acerba, deviai dal percorso puntando alla cresta che sale al Cimone.

La Casera Bosc dei Boi vista dal Sass da Porta
La cresta appariva lunga e bella verde, doveva essere un vero piacere salirla.

La verde cresta del monte Cimone
Affrontata, però, si rivelò più ostica del previsto perché il terreno e la pseudo traccia che la solca non sono affatto consolidati.

Lungo la salita al monte Cimone
Insomma ho sputato un po? di polmoni, però alla fine ho vinto.

Vetta del monte Cimone
Oltre la vetta c?è un ulteriore tratto di cresta che collega il Cimone col vicino e leggermente più basso monte Tre Pietre.

Monte Tre Pietre e cresta di collegamento dalla vetta del monte Cimone
Ma quest?ultimo mi parve troppo ostico da affrontare, e poi avevo i minuti contati, quindi mi limitai ad aggirarmi per un po? tra le varie cime cimette e anticime del Cimone.

Il non lontano monte Pizzocco

Anticima del Cimone con croce
Quando decisi di scendere riflettei che quell?erba era un po? troppo ripida e infida, e scenderla in sicurezza mi avrebbe rubato troppo tempo. Decisi allora di sperimentare finalmente e per la prima volta i ramponcini che mi ero portato via immaginando di usarli proprio in tale frangente.

I miei ramponcini: esperimento riuscito
Sono stati una vera rivelazione, non mi sono mai sentito così bene inchiodato a un pendio. E dunque finita la discesa ho ripreso a percorrere l?anello dal punto in cui l?avevo abbandonato. Ma qui sono cominciati i problemi che non mi hanno dato tregua se non proprio al termine. La seconda parte dell'anello, infatti, è una interminabile discesa (con anche numerosi saliscendi) su terreno infido, bagnato, scosceso, ora duro ora pregno d?acqua, con rocce affioranti lisce e fangose nascoste sotto spessi strati di foglie di faggio, e si snoda sempre tagliando fianchi ripidissimi e intricati. Unico punto veramente ameno il bivacco Casera Bosc del Boi, ma per il resto? un grèbano immondo dalla traccia scivolosa, impervia e a tratti anche di non facile identificazione.

Il bivacco Casera Bosc da Boi

Interno del bivacco Casera Bosc da Boi
Insomma? alla fine al paese sono riuscito a tornarci, ho preso la macchina e alle 17.00 ero al mio appuntamento, però è stata esperienza abbastanza dura e le mie braccia scorticate lo testimoniano.

La chiesetta di Sant'Agapito verso la fine del percorso

Casa in frazione Valle di Cesiomaggiore

Ecco invece il consiglio finale che questa gita mi ha fornito dopo avermi visto all'opera; sono sicuro che non è un caso
Le caratteristiche salienti di questa gita sono state: circa 1600 m di salita (compresi i saliscendi) e altrettanti di discesa; una dozzina di chilometri in tutto; 8 ore totali di percorrenza di cui almeno la metà fatte sacramentando in difficile equilibrio; sui vestiti mezza bottiglietta di lozione antizecche, profumata come un pessimo dopobarba, che ha impregnato di sé ogni cosa, aria e cibi; e nonostante ciò, nuvola perenne di moschine sulla faccia, come fossi una vacca o peggio; 3 litri d?acqua di scorta tutti prosciugati, e se ne avessi avuta ancora avrei prosciugato anche quella; crampi e crampetti vari, ma questi sono per me normali in gite così e ho imparato a contrastarli abbastanza bene.
Insomma, non è certo stata la passeggiata che avevo immaginato questa. Però al di là dei dettagli andare da solo la trovo esperienza sempre impagabile. Perché quando sono solo mi sento davvero me stesso, concentratissimo sul percorso, sicuro delle mie scelte, e inoltre e soprattutto mi sento giovane e forte, almeno finché non incontro qualcuno che mi possa smentire. E oggi non ho incontrato proprio nessuno, dunque mi sono sentito il me stesso di sempre, quello di una volta, quello che ricordo e che preferisco, ben diverso da quell?anziano scialbo che alla mattina mi fissa con qualche pena attraverso lo specchio.
Per chi volesse info dettagliate sull?anello De Bastiani:
http://www.lasoldanella.org/attachments/article/391/Escursione%2007-06.pdf