La speranza sarebbe che la giornata non fosse troppo nebbiosa, ma i primi segnali non sono subito incoraggianti. Da quando lasciamo l'auto al parcheggio in fondo alla val Cimoliana e per tutta la salita lungo la Val Monfalcon di Forni fin sulla soglia del biv. Granzotto, si cammina in un bagno turco.

Nella bella conca verde alla soglia del biv. Granzotto-Marchi, invisibile per nebbia
La caligine è così fitta che condensa in minuscole goccioline simili a pioggia, e anche noi contribuiamo consistentemente a generare umidità sudando tutto il sudabile. Poi al bivacco ecco i primi sprazzi di sole.

Il bel bivacco Granzotto-Marchi; in primo piano a destra il granpa, mentre il kala seduto sulla sinistra accudisce con cajana precisione ai suoi doveri di compilazione del libro di bivacco
Rimontiamo quindi le ghiaie dell f.lla del Leone, così chiamata per la presenza, sul crinale, di una guglia dalla sagoma vagamente animalesca, che però anziché ricordare il nobile felino richiama piuttosto alla mente il gatto Isidoro di robertiana memoria.

Le ghiaie che conducono alla f.lla del Leone

La f.lla del Leone vista dall'alta Val Monfalcon di Cimoliana
Scendiamo dall'altra parte per quasi 500 metri lungo la Val Monfalcon di Cimoliana, per poi prendere una deviazione sulla destra e imboccare un vallone laterale che risale verso f.lla Cimoliana.
A un certo punto il vallone appare bloccato da un grande masso incastrato, che viene superato sulla sinistra da un breve strappo di corda d'acciaio e da alcune staffe, il tratto attrezzato che prende il nome di Sentiero Tajariol.

Il vallone che conduce alla f.lla Cimoliana; visibile il grande masso che viene superato con qualche attrezzatura fissa
Il tratto è talmente breve che probabilmente non meriterebbe nemmeno un nome, e solo a stento l'uso di imbrago e caschetto. Le attrezzature sono in uno stato precario, la corda è arrugginita e sfilacciata, alcune staffe non sono saldamente cementate e si muovono.
Il vallone per il resto è ghiaioso e molto faticoso da salire. In breve siamo alla f.lla Cimoliana.

Dalla f.lla Cimoliana, vista sul franoso canale che abbiamo appena risalito

Scorci rocciosi dalla f.lla Cimoliana
Dall'altra parte della forcella Cimoliana si apre l'alto catino della val Montanaia, che appare subito infestato da copiosissima e urlante fauna domenicale. Nei pressi del biv. Perugini, alla soglia del Campanile, assistiamo all'apoteosi dei domenicali riti orgiastici cui tale fauna è comunemente dedita.

Fauna domenicale che infesta la Val Montanaia
Il Campanile assiste impotente a tutto ciò mentre alcune pulci esibizioniste insistono lassù a titillargli il batacchio.
Noi quaggiù ci crogioliamo al sole sordi e incuranti di tutto ciò.

Il riposo del guerriero
Solo il kala, preso a momenti da raptus visionari, saltella nei dintorni da un ghiaione all'altro ululando di piacere, correndoci sopra e precipitandosi giù quasi a volo radente, credendole verdi distese d'erba serena. Questa allucinazione non gli è nuova, lo coglie di solito dopo 1500 metri di salita, e questo limite l'abbiamo oggi superato.
Sempre dopo i 1500, a me capita invece di vedere il mio zaino in sembianza di dolce fanciulla invitante.

Il mio zaino-fanciulla
Ma non c'è da preoccuparsi troppo, basta scendere di quota e tutto s'aggiusta.
Una radler al rifugio Pordenone rimette a posto ogni cosa.

La Val Montanaia vista dai pressi del rif. Pordenone