Aaron Swartz

Spazio per messaggi e discussioni a tema libero.

Messaggioda El Rojo » lun gen 28, 2013 22:32 pm

Ne "I Miserabili", Javert, ufficiale ossessionato della polizia francese, insegue senza sosta Jean Valjean, uomo che non rappresenta alcun pericolo per la società, ma con un reato minore ha provocato la collera di un governo brutale, includendo 19 anni di lavori forzati e un'esistenza di libertà condizionale.


Swartz è stato incolpato di 13 capi d?accusa in base al "Computer Fraud and Abuse Act" (CFAA - Legge contro l'abuso e la frode informatica) del 1984 e, in caso di condanna, avrebbe potuto affrontare 35 anni di prigione federale e una multa da un milione di dollari. All'inizio di questo mese il procuratore degli Stati Uniti nel Massachusetts, Carmen Ortiz, e gli assistenti Stephen P. Heymann e Scott L. Garland hanno rifiutato un patteggiamento senza il carcere.


Pochi giorni dopo che Swartz si è tolto la vita, Javert - voglio dire Ortiz - ha fatto cadere (ha cancellato) le accuse.
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Messaggioda undertaker777 » lun gen 28, 2013 23:03 pm

altri contributi per inquadrare la question

....
Open Knowledge, Open Journalism

Se nel mondo accademico la moneta di scambio è la reputazione, di fatto ben pochi gruppi editoriali concentrano nelle proprie mani un intero mercato e succede perciò che il mondo della ricerca pubblica ?regali? beni intellettuali in vista di una pubblicazione su una rivista di rilievo, e che poi ancora una volta debba ri-pagare il proprio lavoro perché l?accesso alle riviste viene pagato salatamente dallo stesso mondo accademico. In tutto ciò, tanti rimangono esclusi dalla conoscenza e dalle opportunità di cambiamento che essa apre. Da qui nasce l?open access movement, che ha tra i propri capifila membri di università prestigiose come Peter Suber di Harvard. Si diffondono quindi in tutto il mondo, Italia compresa, la ?via verde? e la ?via d?oro? dell?accesso aperto. Ma la questione cruciale della condivisione dell?informazione va ben oltre le mura delle università: coinvolge la digitalizzazione del sapere tutto e delle biblioteche (si veda open library), la condivisione dei dati della pubblica amministrazione e delle istituzioni (compresa l?Unione europea), la possibilità di far circolare beni intellettuali di ogni genere e la stessa capacità del giornalismo di raccogliere dati e trasformarli in racconto. E? insomma la open knowledge, che concerne il mondo del giornalismo sotto svariati punti di vista: anzitutto perché meriterebbe di essere raccontata, poi perché una raccolta di dati ampia e libera significa maggiore potenza informativa, e inoltre perché le nuove possibilità aprono frontiere inedite come quella dell?open data journalism. Di fronte a un panorama come questo, non stupisce che gli addetti al settore, come lo stesso Zanni in Italia, affermino che di tutto questo, compreso il caso Swartz, ?in Italia non si è parlato in modo adeguato. Grazie a Swartz però ora più persone conoscono questi temi?. Perché, spiega ancora Andrea Zanni, ?il discorso della proprietà intellettuale preme ai grandi gruppi industriali, e non a caso Stati Uniti ed Europa stanno inasprendo i propri regimi, seguendo un trend che mira a controllare i flussi in rete e che in America è cominciato a fine anni Novanta con la cosiddetta legge Topolino. Dall?altra parte ci sono però le enormi opportunità di collaborazione, condivisione e democrazia che il web offre. Per ora il movimento dell?open knowledge coinvolge un gruppo minoritario di attivisti online, ma chissà che anche grazie ad Aaron Swartz più persone se ne interessino e partecipino. Per ora difficilmente sfondiamo il muro dei media e dell?accademia. Se guardiamo poi all?Europa, non abbiamo né la cultura libertaria statunitense né le culture hacker di Stanford, Berkeley e del MIT. Gli inglesi hanno fatto la loro parte, e peraltro proprio il Guardian ha affrontato per la prima volta in Europa apertamente il tema dell?open access?. La strada è insomma ancora lunga, ma la vita e la memoria di Swartz stanno contribuendo a tracciarla.
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http://it.ejo.ch/8397/nuovi-media/aaron-swartz-libera-la-rete
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Messaggioda Franz the Stampede » mar gen 29, 2013 11:59 am

Sbob ha scritto:Senti, lavoro in un'azienda che pubblica parecchia roba su IEEE, la maggiore rivista in campo ingegneristico. No, non riceviamo una sega da quello che pubblichiamo. E non ce ne fregherebbe neanche, perche' le cose che pubblichiamo valgono un tantino di piu' del prezzo di copertina.

Ok, funziona così su IEEE, per la tua azienda e nell'ingegneristica. I miei professori coprivano economia, science policy, alcuni miei amici epidemiologia e demografia e non era sempre così. Mi spiace ma anche qui assumi che tutto funzioni come su IEEE e come per la tua azienda. Se io ragionassi come te, sulla base di ciò che ho visto in ALCUNI casi direi che tutte le pubblicazioni avvengono dietro pagamento dell'autore (anche minimo) mentre invece, in maniera intelligente e realistica, mi attengo ad una realtà in cui ci sono entrambe le possibilità.

Hai ragione... non ha senso parlare di nulla. Sai com'e', non posso neanche dimostrare che tu esista e che non sia un automa programmato per sparare minchiate... :roll:

Sorvoliamo che è meglio.

Inoltre il non ricavare soldi dal pubblicare non vuol dire che comunque un costo di ricerca non ci sia stato e che chi ha sopportato il costo non voglia quindi gestire il risultato in una certa maniera.
Puoi dimostrarlo in modo incontrovertibile? :roll: :lol:

Non devo, non era una sparata assolutistica.

A parte le minchiate, chi paga per la ricerca e pubblica dei risultati lo fa per pubblicita', quindi difficilmente e' preoccupato dalla divulgazione dei propri articoli. Anzi, direi che ne e' contento.

Anche qui (importa sempre meno) ma non è necessariamente sempre così.

Senti, hai posto la seguente domanda:
Il tuo eroe come rispondeva all'obiezione che molta ricerca/conoscenza costa un SACCO di soldi e chi la fa deve per forza aspettarsi dei ritorni altrimenti non potrebbero neanche mangiare?

Che non c'entra niente con l'argomento del prezzo delle riviste scientifiche, perche' chi paga la ricerca non mangia con il prezzo delle copie, ma con altri mezzi.


La risposta che mi era stata data da undertaker come la motivazione di Swarz di fare ciò che ha fatto è stata la seguente

la mafia della ricerca
Quelle pubblicazioni erano già di tutti!
Le pubblicazioni scientifiche sono prodotte da ricercatori pubblici, che lavorano per Università ed Enti pubblici, pagati con soldi pubblici per fare ricerca pubblica e divulgarla con articoli scientifici in favore della collettività che paga le tasse e il loro stipendio. Sono poi revisionati da uno staff di professori pubblici, analogamente pagati con soldi pubblici... ma... per poterli leggere devo pagare un pizzo ad un giornale scientifico privato!

Ebbene si, perchè i cosiddetti "giornali scientifici" (ad esempio Nature, Science, Journal of Chemical Society, etc.) ci rivendono gli articoli già scritti e revisionati da ricercatori pagati dalla collettività (oppure, più tipicamente, li rivendono alle Università stesse!!! che ovviamente dobbiamo poi pagare noi contribuenti).

E a che prezzi! Tipicamente intorno ai 25 dollari ad articolo di cui agli autori non viene in tasca nulla. Anzi, per poter pubblicare, gli autori devono pure sborsare un bel po' di quattrini (sempre pubblici) in favore dei suddetti "giornali scientifici".


Questa risposta insinua che TUTTA la ricerca pubblicata su quei giornali sia fatta con finanziamenti pubblici e che quindi non ci si debba lucrare su.
Io ho chiesto ulteriori prove di questa affermazione dato che la sua (dubbissima) veridicità mi era stata proposta come il motivo di Swartz.

La mia domanda quindi diventa quella alla fine dell'ultimo post di pagina 2 ed è pertinente (quindi inutile che mi dici che non centra chi sopporti il costo della ricerca) perché, ripeto, il testo in corsivo che ho riportato (e che undertaker aveva postato) mi era stato passato come la risposta di Swartz alla mia domanda principale.

Poi finalmente tu stesso mi hai spiegato che Swartz ce l'aveva con "la mafia delle riviste vs i ricercatori stessi", cosa decisamente più logica che non "la mafia delle riviste vs TUTTI i contribuenti perché TUTTA la ricerca su quelle riviste viene da fondi pubblici" che è una cazzata.
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Messaggioda Franz the Stampede » mar gen 29, 2013 12:19 pm

TORNANDO IN TOPIC

Inutile rivangare sulla sentenza, è una stronzata, purtroppo.

Parlando di Swartz, mi azzarderei a dire che è un peccato che uno capace di inventare uno standard mondiale come l'RSS (se ben ricordo) abbia cercato di risolvere il problema caricando a testa bassa.
Capisco i suoi motivi (grazie il post di Sbob su pagina 3) ma mi par di capire che abbia fatto troppo e troppo in fretta e che le solite autorità stronze (lungi da me essere un fan dell'establishment americano, anzi) hanno colto la palla al balzo dandogli una pena assurda (e facendolo fuori?).

Sarebbe stato bello se avesse pensato ad alternative meno drastiche, sono d'accordo che al giorno d'oggi qualunque business dovrebbe cercare di sbarazzarsi di intermediari che non aggiungono valore o quasi. Sicuramente ci sono alternative possibili e meno "anarchiche", penso a Spotify per la musica (in Italia non mi sembra sia presente, se non lo conoscete informatevi, ne vale la pena) di cui avevo parlato in un post prima per essere poi bellamente ignorato (alla faccia della discussione costruttiva...)
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Messaggioda undertaker777 » mar gen 29, 2013 12:24 pm

guarda Franz che sei tu che vedi solo bianco e nero e tralasci un miliardo di grigi, perchè riporti i tuoi personali casi, e vorresti che l'universo si adatti ad essi... non sono gli altri gli assolutisti ma te! e non mi sorprende che tu difenda il governo USA, lo fai perchè in questo caso ha ragionato come te, punizione esemplare a chi per difendere "il mondo" calpesta i diritti di pochi, ammazzarne uno per "impararne" tanti... bèa merda [cit.]

al contrario, noi, valutiamo preponderante la stragrande maggioranza dei casi e diamo priorità a quella, e sarà la minoranza a doversi adeguare, mi sembra buono e giusto

siccome la condivisione va' a vantaggio della collettività, anche secondo il mio modesto parere il web dovrebbe essere libero da tentazioni di monopolio, soprattutto per quanto riguarda informazioni culturali e scientifiche, che chiunque possa accedere a questi temi senza ostacoli ($)
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Messaggioda Sbob » mar gen 29, 2013 12:47 pm

Franz the Stampede ha scritto:
Sbob ha scritto:Senti, lavoro in un'azienda che pubblica parecchia roba su IEEE, la maggiore rivista in campo ingegneristico. No, non riceviamo una sega da quello che pubblichiamo. E non ce ne fregherebbe neanche, perche' le cose che pubblichiamo valgono un tantino di piu' del prezzo di copertina.

Ok, funziona così su IEEE, per la tua azienda e nell'ingegneristica. I miei professori coprivano economia, science policy, alcuni miei amici epidemiologia e demografia e non era sempre così. Mi spiace ma anche qui assumi che tutto funzioni come su IEEE e come per la tua azienda. Se io ragionassi come te, sulla base di ciò che ho visto in ALCUNI casi direi che tutte le pubblicazioni avvengono dietro pagamento dell'autore (anche minimo) mentre invece, in maniera intelligente e realistica, mi attengo ad una realtà in cui ci sono entrambe le possibilità.

Attieniti pure ad una societa' in cui potrebbero esistere anche gli gnomi e le fate (sarebbe assolutistico dire che non esistono, no?).
Puoi anche pagare gli articoli, il valore della ricerca NON e' nei soldi che potresti ricevere pubblicando. E' come pensare che la Shell si finanzi vendendo gli sticker con il loro logo.

Magari, se cerchi, troverai pure un ricercatore che fa una ricerca cosi' inutile che si finanzia solo con i proventi degli articoli, ma non stai ancora centrando il problema generale: i soldi per la ricerca generalmente NON provengono dalle pubblicazioni.
Soprattutto non mira ai soldi delle pubblicazioni il finanziatore privato: sarebbe un vero pazzo a farlo! Se finanzi una ricerca e' perche' supponi che i risultati abbiano un valore, quindi o li tieni segreti, o li brevetti e al piu' li pubblichi per pubblicita'.

Secondo te se alla Roche scoprono un nuovo farmaco sono contenti perche' forse gli pagano qualcosa l'articolo (quanto, cento, mille euro?), oppure perche' ricaveranno milioni dalla vendita del farmaco o del brevetto?
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Messaggioda Franz the Stampede » mar gen 29, 2013 12:52 pm

UNDERTAKER:
Ma non difendo il governo USA! Ti ho detto che la pena era esageratissima e sbagliata (quindi ok, rimangio la mia prima uscita sul thread, ero poco informato) e che non mi sorprende che il governo abbia sta c***o di kill list (non vuol dire che la trovi giusta). O ancora non hai capito quello che dicevo nonostate la spiegazione di ManWiththeSpinningHead?

Gli assolutisti, non nel senso politico/tirannico ma nel senso dialettico, siete voi, prima con l'uscita che "tutta la ricerca sulle riviste attaccate da Swartz era pubblica, quindi già pagata quindi da stronzi lucrarci su" poi con quella di Sbob che "la mia azienda non fa soldi quando pubblica su IEEE ergo nessuno che pubblica fa soldi (non importa quanto pochi)" mentre io proponevo che sicuramente non tutta la ricerca su quelle riviste era pagata pubblicamente e che il pubblicare funzioni ANCHE in maniere diverse da quella dell'azienda di Sbob.

Sono assolutamente d'accordo su quello che dici, anzi, per me il monopolio dovrebbe esserci ma GRATUITO nel senso che dovrebbe esserci un database/motore di ricerca UNICO e accessibile a tutti gratuitamente o a prezzi ridottissimi. Per la ricerca ma anche per altre cose, cercare una stanza in affitto o una casa da comprare, una macchina di seconda mano e cose simili. Anche i siti per registrarsi le vie in falesia, chiaramente sarebbe stronzo se Jens di 8a rendesse il sito a pagamento dopo che tutti quelli che hanno creato il database hanno lavorato gratis. Ho vissuto felicemente in paesi in cui cose simili esistono e vengono usati felicemente (fatti un giro su www.finn.no).
Solo che, questi bellissimi cambiamenti, sapendo della stronzaggine e strapotere di chi vi si opporrà, evidentemente vanno pensati in maniera furba e cercando di evitare il martirio, no?
Ultima modifica di Franz the Stampede il mar gen 29, 2013 13:09 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Franz the Stampede » mar gen 29, 2013 13:06 pm

Sbob, chiaramente vivi in un mondo in cui la gente pubblica solo tramite azienda, anche qui mi fai l'esempio della Roche.

Ripeto, senza offesa, non sei a conoscenza di tutti i tipi di ricerca e di dinamiche di pubblicazione che esistono, né lo sono io. Che un giornale paghi l'autore per pubblicare un articolo non è assurdità ai livelli di gnomi e fate, mi spiace il tuo paragone non funge.

Il tipo di finanziamento che c'è dietro la ricerca era una questione pertinente perché inizialmente Undertaker mi aveva fornito come motivazione di Swartz il fatto che "tutta la ricerca su quelle riviste è finanziata pubblicamente, quindi non ci si deve lucrare", premessa che è palesemente falsa.

La motivazione di Swartz che hai dato tu a pagina 3 mi sembra corretta e non si basa su nessuna sparata del tipo bianco/nero.
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Messaggioda undertaker777 » mar gen 29, 2013 13:16 pm

per evitare che alla ventesima pagina di post, continui con sta tiritera

- ma non è vero che TUTTI i ricercatori preferiscano un sistema libero

- ma non è vero che il 100% di loro non prendano almeno 1 cent ($0,10) dalla pubblicazione dei loro articoli

- ma non è vero che NEANCHE UNO DI LORO riesce ad accedere alla documentazione, monopolizzata da poche riviste specializzate, che rivende i singoli articoli a media 30 euro l'uno


specifico che io assolutista NON INTENDO IL 100%, MA PIU' DEL 90%

e considero che è preferibile fare gli interessi di oltre il 90%, calpestando i diritti del rimanente <10%


se franz ha i numeri per dimostrare il contrario, continui con la tiritera, per me questo discorso è morto e sepolto
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Messaggioda Franz the Stampede » mar gen 29, 2013 13:27 pm

Grazie di avermelo detto con solo due pagine di ritardo. Purtroppo, leggendo ciò che avevi scritto, uno poteva anche leggere come l'ho letta io, soprattutto se mi stavi quotando fonti parziali che, proprio come le fonti a cui cercano di opporsi (i.e. i media che vogliono farti pensare che ogni rumeno è uno stupratore, ogni islamico un terrorista, ogni leghista una testa di c***o no forse questa è vera), spesso forniscono informazione così polarizzata (il già citato esempio di alcuni presunti "documentari" di Michael Moore come Sicko) che alla fine è sensazionalismo, propaganda.

Assodata sta cosa, gradirei sentire cosa ne pensi delle altre cose che ho detto riguardo Swartz, a meno che il topic sia diventato comunicazione unidirezionale in cui tu e el rojo pubblicate link e materiale ma non si discute nulla...
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Messaggioda Sbob » mar gen 29, 2013 13:39 pm

Franz the Stampede ha scritto:Sbob, chiaramente vivi in un mondo in cui la gente pubblica solo tramite azienda, anche qui mi fai l'esempio della Roche.

Ripeto, senza offesa, non sei a conoscenza di tutti i tipi di ricerca e di dinamiche di pubblicazione che esistono, né lo sono io. Che un giornale paghi l'autore per pubblicare un articolo non è assurdità ai livelli di gnomi e fate, mi spiace il tuo paragone non funge.

Che il giornale paghi non e' un'assurdita'.
Che un privato finanzi una ricerca per i soldi che potrebbe ricevere da un giornale lo e'.
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Messaggioda Franz the Stampede » mar gen 29, 2013 13:48 pm

Sbob ha scritto:Che un privato finanzi una ricerca per i soldi che potrebbe ricevere da un giornale lo e'.


Peccato che non l'abbia mai detto, ho solo detto che chi sopporta il costo della ricerca ha tutto il diritto di fare ciò che vuole coi risultati. Chiaro che se poi dai roba ai giornali foraggi degli intermediari pressoché inutili, però potevi pensarci prima.
Al giorno d'oggi c'è sicuramente modo di pubblicare articoli e risultati senza che questi vengano "rubati" dai giornali? E pure avevo chiesto se ci sono meccanismi particolarmente mafiosi che obbligano i ricercatori a pubblicare solo tramite certi canali stabiliti, se ne sa nulla?
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Messaggioda undertaker777 » mar gen 29, 2013 14:06 pm

alla fine l'idea che abbiamo è simile, solo che tu focalizzi la tua attenzione sul fatto che la procura americana abbia ragione a difendere gli interessi di un'infinitesima parte di ricercatori che guadagnano qualche dollaro pubblicando una loro ricerca su un giornale specializzato (io finora ho solo sentito che non vengono pagati, e che piuttosto a volte devono pagare per pubblicare la propria ricerca...) e che è plausibile che una persona venga condannata (non importa quale pena). La cosa che ti preoccupa in più di questo caso, non è l'entità spropositata della pena richiesta, ma che Swartz sia colpevole.

Per trarre le mie conclusioni dalla vicenda Swartz, e cercare di capire quale possa essere l'idea condivisa dalla maggioranza, cerco di tener conto di TUTTE le condizioni variabili, positive e negative, ed in definitiva se QUALCUNO (se c'è) può essere danneggiato da un'azione, che però va' nell'interesse di QUASI TUTTI, secondo me è da prendere in considerazione ed accettare

altra cosa da non dimenticare, a mio parere, è l'appiglio al quale si è attaccata la giustizia U.S.A. per condannare Swartz: chiunque poteva scaricare liberamente e gratis quella documentazione, solo che il sistema "prevedeva" che si potesse scaricare un articolo ogni tot tempo; il sistema (privato, non pubblico) prevedeva che per averne altri gratuiti bisognava attendere, oppure acquistare (ovviamente sistema studiato dagli editori per guadagnare); con le sue conoscenze Swartz ha scoperto il "trucco", si è collegato e ha smanettato un po' col suo notebook, ed in accelerando le operazioni, in breve è riuscito a scaricarsi (copiare e NON rubare) 4 milioni di articoli di ricercatori, dei quali la maggioranza sarebbe rimasta in soffitta tra la polvere e le ragnatele; li ha "liberati" e condivisi con tutti, regalandoli al mondo. A me sembra chiaro che tanta di quella documentazione sarebbe rimasta ad ammuffire negli archivi degli editori, perchè di scarso interesse, ed invece avrebbe conosciuto nuova vita e nella massa a qualcuno poteva esser utile.
E la manovra di Swartz è stata talmente negativa, che gli stessi "proprietari" l'hanno successivamente copiata, "liberando" una bella fetta di documentazione, e regalandola a loro volta...

quella di Swartz non mi pare quindi un'azione tanto terribile, in Italia con l'omicidio volontario premeditato, alla fine si sconta una pena inferiore, e non di poco
Ultima modifica di undertaker777 il mar gen 29, 2013 14:28 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Franz the Stampede » mar gen 29, 2013 14:26 pm

Quello che dicevo è che la condanna e l'entità della pena sono due cose leggermente separate.
Presupponevo che l'accusa a Swartz fosse giusta (cosa opinabilissima) e che, data l'accusa, una pena ESAGERATISSIMA non lo rendesse automaticamente innocente (esempio della nonnina che io tiro sotto) perché mi era sembrato che fosse quello che pensavi.

Spero non sia così e credo di poterti dare ragione sul tuo rinnovato esempio della nonnina.

Capisco la maniera in cui vedi ciò ch Swartz a fatto su JSTOR e l'MIT Open Campus: se fossero state 4 milioni di persone a scaricare ognuna un solo paper invece che una persona a scaricarne 4 milioni, non sarebbe successo niente, giustamente.

Da ciò che ho letto nelle ultime 24 ore mi par di capire che al massimo i capi d'accusa avrebbero potuto essersi collegato entrando da una struttura (una server room o qlc del genere) a cui non aveva accesso quindi al massimo c'è stata cosa, scasso o effrazione?
In pratica è come se uno fosse entrato in biblioteca rompendo una porta che non era di accesso pubblico per poi prendere a prestito un sacco di libri e prestarli agli inquilini del suo condominio.
Al massimo lo condanni per la porta rotta...

La sentenza finale quel è stata però? I 35 anni e il milione erano le pene massime possibili, leggo...
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Messaggioda undertaker777 » mar gen 29, 2013 14:33 pm

i suoi avvocati hanno provato a patteggiare una pena che non comportasse il carcere (quindi una grossa multa), ma la procura non ha accettato, quindi era prigione sicura (al 100% stavolta!)

c'è da dire anche che JSTORE aveva ritirato tutte le accuse, quando si è resa conto che il fatto non comportava lucro per Aaron, e quando hanno capito la punizione che gli USA volevano infliggergli

altra cosa: visto la sproporzione tra colpa e pena, a me rimane il dubbio che ci sia dell'altro che gli U.S.A. tengono nascosto, che Swartz sapeva e se non veniva imbavagliato poteva divulgare. Secondo me non è finita qua

e lui (IMHO sbagliando) ha deciso di farla finita piuttosto che consegnarsi


IMHO, qualcuno DEVE pagare
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Messaggioda undertaker777 » mar gen 29, 2013 14:49 pm

ho letto che lui è riuscito a "entrare" nell'archivio e scaricarlo, tramite un accesso particolare riservato ai ricercatori



essendo lui stesso ricercatore, aveva l'accesso per poter "caricare" proprio materiale (poi ha smanettato, of course)


p.s. l'esempio della biblioteca e dei libri non è esatto, eventualmente lui li avrebbe copiati e non prestati, perchè ha copiato ma non ha tolto niente dall'archivio di JSTORE, tutto è rimasto esattamente come prima, chiunque avrebbe potuto continuare ad accedervi ed usarlo allo stesso modo di prima (anche se, una volta diffusosi l'archivio "libero" non ci sarebbe più stato senso di usare l'altro, limitato e/o a pagamento)
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Messaggioda Sbob » mar gen 29, 2013 15:24 pm

Franz the Stampede ha scritto:
Sbob ha scritto:Che un privato finanzi una ricerca per i soldi che potrebbe ricevere da un giornale lo e'.


Peccato che non l'abbia mai detto, ho solo detto che chi sopporta il costo della ricerca ha tutto il diritto di fare ciò che vuole coi risultati.

Faccio fatica a seguire il tuo discorso.
Se il costo e' sostenuto da un privato, non gli interessano i soldi delle pubblicazioni.
Se e' sostenuto dal pubblico, mi sembra giusto che i risultati siano pubblici.
E mi pare che criticassi proprio il fatto che non tutta la ricerca e' a spese dei governi e che ci sono privati che vogliono ritorni.

Al giorno d'oggi c'è sicuramente modo di pubblicare articoli e risultati senza che questi vengano "rubati" dai giornali? E pure avevo chiesto se ci sono meccanismi particolarmente mafiosi che obbligano i ricercatori a pubblicare solo tramite certi canali stabiliti, se ne sa nulla?

Ci sono.
Per un'azienda, pubblicare su una rivista o ad una conferenza sconosciuta vuol dire non avere risalto.
Per un professore e' ancora peggio, dato che per fare carriera devi pubblicare su riviste con un alto impact factor, ovvero una di quelle "famose" come le IEEE, etc...

Dato che sei di fatto costretto a pubblicare con loro, tutti pubblicano con loro, dato che tutti pubblicano con loro, per tenerti aggiornare devi comprare le loro riviste, dato che tutti leggono le loro riviste, tutti le citano, dato che tutti le citano l'impact factor rimane alto, dato che hanno un impact factor tutti pubblicano con loro....
E' un ciclo vizioso.
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Messaggioda Franz the Stampede » mar gen 29, 2013 16:32 pm

Sbob ha scritto:E mi pare che criticassi proprio il fatto che non tutta la ricerca e' a spese dei governi e che ci sono privati che vogliono ritorni.


Ho poi argomentato che ci sono privati che vogliono gestire il risultato come vogliono. Che poi questi privati vendano l'anima al diavolo dei giornali scientifici è
1 - problema loro se nessuno li ha obbligati in nessun modo
2 - una cosa brutta se, come mi spieghi, i giornali scientifici sono un mezzo necessario per pubblicare ma purtroppo malgestito e/o gestito con malizia.

La mia domanda iniziale, era, ancora una volta, la mia personalissima critica alle solite esagerazioni del "tutto libero, tutti liberi". Se un movimento come l'Open Access finisse per albergare anche gente secondo cui qualunque risultato di ricerca dovesse essere reso pubblico ed utilizzabile agggratise, mi troverei chiaramente in disaccordo (tipico esempio casa farmaceutica che investe decenni in R&D per un farmaco, giustamente il brevetto deve essere tutelato).

Mi spiace vedere che un talento come Swartz si sia "bruciato" per una specie di marachella quando avrebbe potuto usare la sua figura/carisma/seguito/esperienza/capacità per creare una logica alternativa a ciò che riteneva sbagliato. La cosa da imparare, qui, può essere che l'evoluzione può essere meglio che non la rivoluzione.

Tornando all'esempio del mercato discografico e della musica, con soluzioni di acquisto che sono passate dai CD costosissimi (in termini di economia reale, 40mila lire per un CD negli anni 90 era un furto) a cose tipo iTunes prima e Spotify dopo, due soluzioni pur sempre a pagamento ma che hanno ridotto drasticamente i profitti dei soliti intermediari papponi ed agevolato sia gli autori che i fruitori (cosa che Napster e il P2P non erano stati in grado di fare dato che l'autore se la pigliava abbastanza in quel posto).

UNDERTAKER:
l'esempio dei libri presi in prestito in biblioteca era per dire che comunque Swartz aveva fatto uso lecito dello strumento, ovviamente i libri di carta li prendi a prestito ma di un contenuto digitale ne scarichi una copia.

Wikipedia (usando altre fonti varie) dice
Swartz was a research fellow at Harvard University, which provided him with a JSTOR account; additionally, visitors to MIT?s ?open campus? were authorized to access JSTOR via the campus network.[47] The authorities say Swartz downloaded the documents through a laptop connected to a networking switch in a controlled-access wiring closet at MIT.

Aveva l'account ma si è connesso utilizzando una struttura a cui non era autorizzato ed usando credenziali create apposta (ergo la "porta scassinata" della biblioteca).

Ripeto, roba minima, al massimo scasso.
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Messaggioda undertaker777 » mar gen 29, 2013 16:41 pm

altri aspetti trovati in rete sui quali forse rimangono dei dubbi...


...
Bertrand Russell scrisse che, ai geni, veniva offerto un posto nell?elite: chi tuttavia continuava a ribellarsi al sistema sarebbe stato eliminato. Da ?The Scientific Outlook?, 1931, possiamo leggere:
?In quelle rare occasioni, nelle quali un ragazzo o una ragazza, superata l?età in cui solitamente si determina il proprio stato sociale, dimostrassero doti intellettive pari a quelle dei governanti, ci si troverà di fronte ad una difficile situazione, che richiede una seria analisi. Se il giovane decidesse di abbandonare le precedenti amicizie e unirsi ai governanti, potrebbe, dopo adeguate valutazioni, venir promosso, ma se dimostrerà solidarietà nei confronti dei vecchi conoscenti, i governanti, a malincuore, dovranno sbarazzarsene prima che la sua mal disciplinata intelligenza abbia il tempo di organizzare una rivolta.?
...
...




Lessig ha dichiarato: ?Aaron Swartz è ormai un?icona, un ideale. Rappresenta ciò per cui combatteremo per il resto della nostra vita.?




http://www.tnepd.com/2013/aaron-swartz-e-stato-ucciso
Ultima modifica di undertaker777 il mar gen 29, 2013 16:43 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Franz the Stampede » mar gen 29, 2013 16:43 pm

Sbob ha scritto:Ci sono.
Per un'azienda, pubblicare su una rivista o ad una conferenza sconosciuta vuol dire non avere risalto.
Per un professore e' ancora peggio, dato che per fare carriera devi pubblicare su riviste con un alto impact factor, ovvero una di quelle "famose" come le IEEE, etc...


Occhio, occhio, quindi io ricercatore ho un ritorno almeno indiretto dall'aver pubblicato su quelle riviste: fama, divulgazione, venire invitato a conferenze, congressi, venir fatto prof onorario ospite etc etc.

Quindi i journal hanno un leitmotif: comprandole, hai accesso ad un canale che ti offre ricerca di qualità e importante.

Se tutti pubblicassero sui loro blog, la ricerca potrebbe perdere valenza? Forse sì, gli stessi risultati di ricerca sarebbero davvero accessibili a tutti con il giusto risalto se fossero sul mio blog invece che in un giornale scientifico?

La cosa secondo me è discutibile (nel senso che ci sono pro e contro). Sicuramente un ricercatore può mettere tra i costi della sua ricerca il dover comprare certo materiale. Molti centri di ricerca ed università hanno sicuramente account con certe riviste etc (l'uni inglese dove ho fatto il Master li aveva e li avevo utilizzati), quindi il costo viene suddiviso di molto etc.
Secondo me era quasi una faccenda di anti-trust, bisognava vedere che tipo di profitti ci facevano tali journals a fronte di un rischio pari a zero.

Però neanche tutto ciò centra con la faccenda di Swartz-MIT-JSTOR dato che lui ha solamente accelerato il processo di diffusione di roba che era già stata offerta gratuitamente (sebbene con limiti di frequenza etc)
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