Bisognerebbe che noi italiani, abitanti di un paese piccolo e sovrappopolato, la smettessimo una volta per tutte con questo equivoco paleoscolastico natura/paesaggio.
Non c'è un solo palmo del nostro paese che non sia stato raggiunto dall'azione più o meno intensa dell'uomo, e gli esempi paesaggistici che più colpiscono l'immaginario nostro e dei visitatori stranieri (le colline toscane o umbre, ad esempio) sono il risultato di innumerevoli attività e microattività umane nel corso di secoli e secoli. E' così, è inevitabile: in Italia c'è la natura antropizzata, ovvero il paesaggio come risultante dell'attività umana.
La scommessa è ora, nel 21° secolo, di trovare il modo per sfruttare il territorio in modo non mercantile e di evitare di smantellarlo. La scommessa non è di trovare un modo per evitare di toccarlo: ciò sarebbe irrealistico e improbabile, oltre che, secondo me, dannoso.