Dean Potter

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Messaggioda pf » mar mar 22, 2005 16:45 pm

Orietta,
bisogna vedere chi la scriverà, fra 50 anni, la storia dell'alpinismo.
Perchè, per esempio, delle due che ho letto, io molti nomi non li avrei neanche messi, e ne avrei aggiunto altri.
Mettiamola così: se a scriverla sarà un americano, possibilmente un ex praticante di alto livello e con capacità di giudizio scevra da condizionamenti, Potter lo metterà sicuramente, e anche Lynn Hill. Mentre probabilmente Hasse avrà uno spazio limitato, e forse Maestri verrà ( dopo quanto critto e detto da Donini in poi) letteralmente ignorato.
Invece se la scriveranno gli inglesi, metteranno Parkin, Pritchard, Mac Intyre, e così via.
Diciamo che dal 1978 in poi ( fino a quel momento, almeno su Messner tutti d'accordo) qualche differente interpretazione c'è.
Dean Potter è un alpinista superiore, per me un capitolo lo merita già, come lo merita un Leo Houlding. Anche se sono giovanissimi.
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Messaggioda intruder » mar mar 22, 2005 17:07 pm

pf ha scritto:Orietta,
bisogna vedere chi la scriverà, fra 50 anni, la storia dell'alpinismo.
Perchè, per esempio, delle due che ho letto, io molti nomi non li avrei neanche messi, e ne avrei aggiunto altri.
Mettiamola così: se a scriverla sarà un americano, possibilmente un ex praticante di alto livello e con capacità di giudizio scevra da condizionamenti, Potter lo metterà sicuramente, e anche Lynn Hill. Mentre probabilmente Hasse avrà uno spazio limitato, e forse Maestri verrà ( dopo quanto critto e detto da Donini in poi) letteralmente ignorato.
Invece se la scriveranno gli inglesi, metteranno Parkin, Pritchard, Mac Intyre, e così via.
Diciamo che dal 1978 in poi ( fino a quel momento, almeno su Messner tutti d'accordo) qualche differente interpretazione c'è.
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E quel finto storico di Fabio Palma non se lo merita un posto?

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Messaggioda intruder » mar mar 22, 2005 17:07 pm

pf ha scritto:Orietta,
bisogna vedere chi la scriverà, fra 50 anni, la storia dell'alpinismo.
Perchè, per esempio, delle due che ho letto, io molti nomi non li avrei neanche messi, e ne avrei aggiunto altri.
Mettiamola così: se a scriverla sarà un americano, possibilmente un ex praticante di alto livello e con capacità di giudizio scevra da condizionamenti, Potter lo metterà sicuramente, e anche Lynn Hill. Mentre probabilmente Hasse avrà uno spazio limitato, e forse Maestri verrà ( dopo quanto critto e detto da Donini in poi) letteralmente ignorato.
Invece se la scriveranno gli inglesi, metteranno Parkin, Pritchard, Mac Intyre, e così via.
Diciamo che dal 1978 in poi ( fino a quel momento, almeno su Messner tutti d'accordo) qualche differente interpretazione c'è.
Dean Potter è un alpinista superiore, per me un capitolo lo merita già, come lo merita un Leo Houlding. Anche se sono giovanissimi.


E quel finto storico di Fabio Palma non se lo merita un posto?

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Messaggioda pf » mar mar 22, 2005 17:12 pm

Figurati,
per me uno storico è uno alla Gogna quando ha scritto sentieri verticali.
Giorno e notte per, presumo, due anni, e solo per le Dolomiti.
Immagina tu per il mondo...
Però se mi foraggiassi per qualche anno mi piacerebbe anche tentare
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Messaggioda orietta » mer mar 23, 2005 10:09 am

Ciao Fabio, stai pensando che sono provinciale e ignorante? Hai ragione!!!!
Forse fra cinquant'anni le Tre Cime non avranno più posto nella storia dell'alpinismo, specie se scritta da americani e inglesi.
Se invece avrà ancora un capitoletto, spero che lo scriveranno Cassin e Hasse, non Huber, nè Bole.
Buona giornata a tutti.
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Messaggioda intruder » mer mar 23, 2005 10:25 am

orietta ha scritto:Ciao Fabio, stai pensando che sono provinciale e ignorante? Hai ragione!!!!
Forse fra cinquant'anni le Tre Cime non avranno più posto nella storia dell'alpinismo, specie se scritta da americani e inglesi.
Se invece avrà ancora un capitoletto, spero che lo scriveranno Cassin e Hasse, non Huber, nè Bole.
Buona giornata a tutti.


Dà miga a'trà cara Orietta. Anche Fp è provincialista e legge solo quello che gli fa comodo o crede di sapere.
Tra cent'anni, ti assicuro, delle Tre Cime ci si ricorderà ancora di Cassin, Comici, Preuss e Hasse. Di una via rimane un nome, dei solitari, invernalisti e liberisti ci si ricorderà tutto a fatica. E' la dura legge del gol.

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Messaggioda pf » mer mar 23, 2005 10:27 am

Ehi, non saltare ad epiteti che proprio sarebbe illogico che ti appioppassi.
Volevo soltanto dire che ogni realtà, anche piccola, ha avuto degli esploratori importanti.
Le Tre cime hanno sicuramente un posto importante ( di fatti Huber è andato lì, e non nel Ratikon, a fare quel free solo), ma Yosemite ce l'ha altrettanto, e se vai di là nell'atlantico e chiedi di Potter, vedrai che razza di stima si è guadagnato persino fra i più tradizionalisti e conservatori.
Quell'anno in Patagonia sconvolse molti, gente che in Patagonia ci era andata per 15 anni e sapeva il fattissimo suo, e che gli strinse dieci volte la mano.
Guardo con sospetto alle storie dell'alpinismo, non mi hanno proprio mai convinto se non quella, provinciale, di Gogna, sulle Dolomiti. Super.
Nelle altre ho trovato perfino io, che proprio storico non sono, decine di pacchianate. Infatti a me piacciono i ritratti ( come ben sai...) perchè bene o male di uno scalatore, con qualche centinaia di ore, si può sapere molto, quasi tutto. Allora, secondo me, il ritratto di Dean Potter non può mancare in una collezione di ritratti di scalatori che hanno lasciato il segno.
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Messaggioda Enzolino » mer mar 23, 2005 11:00 am

Butto giu' un po' di riflessioni ...

Credo che sia le osservazioni di Fabio Palma che quelle di Orietta hanno entrambi molto senso.

Due anni fa ho assistito ad una presentazione di Royal Robbins in Yosemite a proposito della storia dell'arrampicata (non ricordo se negli USA o in Yosemite o in generale). Per tutto il seminario non aveva mai (o quasi) citato o fatto riferimenti all'alpinismo europeo e, forse per orgoglio o non so per cosa, avevo quasi l'impressione che per molti americani esistesse solo l'america anche per quanto riguarda l'arrampicata. Mentre negli anni '50 l'Italia verticale era focalizzata sulle imprese di Bonatti, Maestri, ecc, anche loro avevano il loro "eroi" ed il loro "impossibile" diventavano le Big Walls in Yosemite.
Alla fine gli chiesi se in qualche modo l'alpinismo europeo lo/gli avesse inspirati e lui rispose di si', che, ad esempio, personaggi come Walter Bonatti avevano inspirato molte delle sue vie e la sua solitaria sulla Salathe.

E' curioso leggere i racconti di Gogna (La Parete) per quanto riguarda il confronto verso le pareti dei fricchettoni hippy americani ... questo confronto aveva ridimensionato parecchio il loro orgoglio europeo ...

A mio avviso ci sono diversi interrogativi che riguardano il concetto di storia nell'alpinismo ed il confronto tra le imprese in diversi periodi storici.
E' possibile normalizzarle, ovvero trovare un denominatore comune attraverso il quale si possa confrontare l'impresa umana a prescindere dal fattore tecnologia?
Alcune imprese possono apparire impossibili e si stagliano al di sopra delle altre a prescindere dal periodo storico. Ma come paragonare il IV grado di difficolta' di Winkler, col primo sesto grado di Solda' o con l'XI grado di Gullich?
Come paragonare l'impossibile alla Nord della Ovest di Lavaredo risolto da Cassin con il Grand Capucin, il Cerro Torre, la Rupal al Nanga Parbat, la Sud del Lotse, ecc?

Inoltre, come dice Ram, il limite umano diventa sempre piu' vicino, cosi' come accade negli sport. Per cui, se prima poteva essere piu' semplice scrivere la storia a prescindere dalla propria obiettivita' e nazionalita', e tracciare una linea tra passato e presente, oggi diventa sempre piu' difficile. Le dimensioni dell'appiglio o dello strato di ghiaccio o la linea tra la vita e la morte diventano sempre piu' vicini allo zero.
Allora tante imprese incredibili sembrano tutte uguali, ma non lo sono affatto!!!

Per finire esiste la soggettivita' da parte di chi documenta e racconta agli altri la storia dell'alpinismo. Allora, quello che dice Fabio e' vero. A mio avviso certi eventi non si possono ignorare a prescindere, come le imprese di Whymper, Mummery, Cassin, Bonatti, Maestri, Buhl, Messner, ma nella storia relativamente recente esistono tante storie parallele oltre confine che noi ignoriamo proprio in virtu' del nostro provincialismo, che non necessariamente e' negativo, ma da valore alla storia che ci cirdonda.

Ciao :wink:

Lorenzo
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Messaggioda old_admin » mer apr 06, 2005 17:35 pm

Usate foto più piccole please :!:
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Messaggioda .:eZy:. » gio apr 07, 2005 9:20 am

admin ha scritto:Usate foto più piccole please :!:

ok !!!
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:wink:
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