VYGER ha scritto:-
- Il lato oscuro del processo di democratizzazione della fruizione e della creazione dell'arte è ben espresso in questo articolo in cui mi sono imbattuto girovagando in rete:
Max Horkheimer nell'epoca della sua riproducibilità tecnica http://www.eschaton.it/blog/?tag=max-horkheimer: la forma in cui si manifesta il
Tramonto dell'Occidente nell'universo artistico è descritta nel passaggio conclusivo del post: "
Lo spazio sempre più grande che sembra essersi disegnato fuori e contro l’industria culturale, questo paradiso ritrovato in cui liberamente si creano, si scambiano e si fruiscono gli oggetti culturali, è in realtà il cuore stesso di una nuova economia culturale. Ma se il prezzo da pagare per rendere pubblico ogni segno fosse il definitivo svuotamento di ogni significato, la sua tragica banalizzazione, la sua dissoluzione nel mare magnum dell’ironia e della provocazione"; in sostanza
se tutto ha valore, niente ha valore; ecco il senso di tedio ispirato dal demone meridiano;
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Come al solito la carne al fuoco è davvero tanta, meglio spezzare il discorso per temi.
Ho letto ora l'articolo che citi qui, trovandolo estremamente interessante e azzeccato. L'industria culturale, tema che mi è sempre stato molto caro.
Traduco in soldoni (così da evitarti tutte le 25 pagine di traduzione in termini "per tutti") e poi vado a braccio come mio solito...
anzi mi sa che vado a braccio e basta.
1) la "smaterializzazione" dell'arte e la sua riproducibilità tecnica.
Tanti di noi hanno iniziato ad ascoltare musica su vinile, poi su cassetta (che si smagnetizzava - c***o quanta musica ho perso!!). Poi è arrivato il cd, il supporto digitale, che è stata in pratica una transizione verso la chiavetta usb. Con l'ampia diffusione del web, delle connessioni in fibra e poi wifi (smaterializzate anche loro) e sempre più a basso costo ora chi non ascolta musica su Spotify o simili, o youtube vari? chi compra cd e se li tiene, a dispetto di quanto ascolta musica direttamente dal web senza "averla a casa"? Si possono creare playlist a partire da una canzone che piace, condividirela sui social, si può conoscere tanta altra musica del genere che ci piace. In pratica si può accedere comodamente a novità editoriali senza sforzo. Il facile accesso a news, editoria, musica, arte in generale se da un lato rende più democratica la possibilità di fruizione, dall'altro banalizza l'opera d'arte stessa rendendola uno dei prodotti friubili nel mare delle possibilità. E in questo mare ci si può perdere, se non si cercano i riferimenti.
Ho fatto l'esempio della musica perchè mi è venuto immediato, ma anche per quanto riguarda la narrativa o la saggistica, o la fotografia (vd Instagram) siamo allo stesso punto: si può leggere di tutto, la pubblicazione non costa più nulla a nessuno, tutti possono scrivere e diventare autori (è successo anche a me, a Vyger con i nostri reciproci blog e suo ex-sito)
1 e mezzo) nello scrivere queste considerazioni mi è venuto in mente che anche la politica sta subendo questo processo di smaterializzazione attraverso la comunicazione: la politica che passa da twitter... io non uso twitter per cui non ne ho diretta esperienza, ma è con i tweet che ora i politici fanno propaganda e comunicazione in generale (e mi sa che ho lanciato un altro sasso enorme)
2)la riproducibilità tecnica dell'arrampicata. Il discorso sull'arrampicata sportiva come figlia illegittima dell'alpinismo, come "divertimento" accessibile a tanti. Ma anche la riproducibilità "sintetica" per cui in inverno se fa brutto ci schiaffiamo tutti al king rock a tirare plastica come dei forsennati in vista di imprese in stagioni più consone. La riproducibilità tecnica dell'arrampicata ha innalzato il livello dell'arrampicata. E forse reso possibili imprese alpinistiche che altrimenti non ci sarebbero. Perchè rende possibile la preparazione atletica a prescindere dalle condizioni meteorologiche o degli orari per l'allenamento, visto che anche in inverno è possibile scalare con ogni meteo e in ogni orario. Almeno l'allenamento fisico è possibile...
Da un lato l'arrampicata è svuotata di valori (gli spis). D'altro canto però... quello che era alpinismo per pochi allora, rimane per pochi anche ora. Chi, con disponibilità di migliaia di vie a portata di mano ben protette e sicure, va a salire in inculandia su vie pericolose, che, vista la possibilità enorme di scalare in sicurezza, vengono percepite come ancor più pericolose? forse ancora meno di quei quattro gatti di una volta. ALmeno in proporzione.... Se prima iniziavi a scalare e visto chde non c'erano altre possibilità ti trovavi subito a dover piantare un chiodo per salire, mentre ora se proprio cerchi l'avventura, dopo 4 corsi fasi-cai-guidealpine, inizi a mettere giù qualche friend per integrare una multipitch... San Lucano era più distante allora o oggi?
La riproducibilità tecnica cambia davvero per l'alpinismo o va ad aggiungere "industria" in uno spazio che prima era vuoto?
Per la storia delle vacche nere.... sappi che o mi offri una birra o la prossima volta non ti faccio più sicura (anzi no, porti tu l'acqua per la cordata). ma pensa te...
